Piccolo test: se un parente o un amico vi raccontasse di essere salito su un disco volante e di essersi trovato faccia a faccia con gli Alieni, cosa pensereste? Forse che sta scherzando, forse che gli manca qualche rotella. Difficilmente gli credereste sulla parola. Succede sempre così a coloro che sostengono di essere stati avvicinati o rapiti da creature di altri mondi: praticamente nessuno considera reali i loro racconti, praticamente tutti ne ridono.
Insomma, la vita di un addotto non è facile. Non può mai parlare dell’esperienza che è convinto di aver vissuto, per non rischiare di essere deriso e preso per pazzo, specie se ha una buona posizione sociale, un bel lavoro, una credibilità da difendere. Problemi che non corre invece chi- ad esempio- giura di aver visto Padre Pio o la Madonna. In quel caso, pur tra lo scetticismo, prevale un atteggiamento di umana comprensione, di simpatia, di interesse- indipendentemente dalla possibilità di dimostrare o meno quel fatto soprannaturale. Ma con gli ET, no: scatta subito il dileggio.
È questo il punto di partenza dal quale si è sviluppata la ricerca di Silvia Tonizzo che sul tema ha scritto la sua tesi di laurea in Scienze della Comunicazione. “L’idea è nata inizialmente come uno studio sulla percezione del paranormale in generale a livello sociale, poi si è focalizzata sulle abduction proprio perché il panorama ufologico è già quello che viene screditato di più, visto che viene percepito come impossibile. Ma al suo interno ha questo micro universo parallelo delle interferenze aliene, cioè delle persone che sostengono di essere state rapite dagli alieni. E da un punto di vista sociologico è molto interessante rispetto ad altri rami dell’ufologia”, conferma la Tonizzo.
La tesi (discussa alcuni anni fa all’Università di Padova) ha un titolo curioso: “I gufi non sono quello che sembrano”. Un frase rubata da una nota serie tv, “Twin Peaks”, telefilm-cult negli anni ’90 per gli appassionati del mistero. “Sì, è una citazione di David Lynch – conferma la ricercatrice- l’ho ascoltata proprio mentre scrivevo la tesi e mi ha molto colpito. L’ho utilizzata come titolo iniziale perché molto spesso le persone che sostengono di essere state rapite dagli Alieni riportano questo genere di ricordi, parlano cioè di un rapace notturno o a volte anche di altri animali con gli occhi molto grossi e di forme strane.”
Mentre si stanno addormentando nel loro letto, notano fuori dalla finestra una presenza insolita descritta di frequente come un gufo- o una civetta- quasi sempre bianco che li fissa con insistenza. “Ma poi si svegliano con la sensazione di aver vissuto qualcosa che non va, con una sensazione di disagio. E andando poi a scavare sia con tecniche di ipnosi sia con tecniche di rilassamento, molto spesso vengono a galla ricordi che contengono questo tipo di interferenze aliene. Insomma, poi capiscono che il gufo era un Alieno… di solito, un Grigio”.
Per la sua ricerca, Silvia Tonizzo si è basata sugli studi di Corrado Malanga che sulle abduction ha condotto decine di “interviste” ad altrettanti sedicenti rapiti utilizzando anche l’ipnosi regressiva. La giovane laureata ha potuto incontrare di persona alcuni di questi addotti scoprendo le loro difficoltà a relazionarsi con gli altri in seguito a questi episodi incredibili. “Vivono sostanzialmente in modo molto conflittuale questa loro esperienza, che fa parte della loro identità, ma che non possono mai mostrare all’esterno. Quindi sono sempre molto attenti nella gestione della loro facciata sociale. Per quanto mi riguarda sono riuscita ad avere a che fare con alcuni di loro, ma entrare nella loro cerchia di fiducia è stato davvero difficile.”
Quasi una doppia personalità, quella ufficiale da mostrare nella vita quotidiana e quella reale, più profonda e vera, da mantenere gelosamente nascosta. “Sì- conferma la Tonizzo- è un mondo separato da quello sociale, molto di più che per qualsiasi altro fenomeno paranormale. Se c’è una certa simpatia e curiosità verso chi racconta altri tipi di esperienze, come ad esempio l’angelo custode che ci ha salvato durante un incidente stradale o durante un intervento chirurgico, quando una persona invece racconta di essere stata rapita da altre forme di vita extraterrestre, come minimo il soggetto viene percepito come non sano di mente e il suo racconto viene percepito socialmente come qualcosa relativo al mondo dell’immaginazione o della fantascienza.”
Eppure, a volte i protagonisti di questi rapimenti avrebbero persino la prova che quanto raccontano sia davvero successo: presenterebbero dei segni sospetti sul loro corpo. “Esatto, hanno dei riscontri fisici. Tutti coloro che ho conosciuto io hanno come minimo delle cicatrici– tra l’altro uguali in tutti i soggetti e in punti specifici. Inoltre alcuni presentano sotto la pelle delle piccole palline di metallo o delle piccole cisti nei punti in cui si ricordano di aver subito interventi da parte di queste entità extraterrestri. In alcuni casi sono state rimosse; che fine abbiano fatto e di cosa si trattasse, non lo so. Non è il mio campo di studio: il mio obiettivo non era quello di capire se la loro testimonianza fosse vera o falsa, ma di esplorare questo mondo in cui vivono.”
Ma dopo aver parlato con questi addotti, aver conosciuto le loro storie e quelle dei loro antenati- gli Alieni a quanto pare rapiscono all’interno delle stesse famiglie, generazione dopo generazione…– e aver ottenuto le loro confidenze, quale idea si è fatta la dottoressa Silvia Tonizzo? “Dai loro racconti, ho capito che queste sono persone alle quali, dal mio punto di vista, è successo qualcosa di traumatico. Quindi io non metto in dubbio che- per loro – hanno vissuto qualcosa che è assolutamente reale come per noi può essere qualsiasi fenomeno della vita quotidiana.”
SABRINA PIERAGOSTINI
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