“Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia”. Così Matteo- unico tra gli evangelisti- racconta il viaggio dei Magi, guidati da una luce particolare apparsa nel cielo fino a Betlemme. Forse un’invenzione letteraria, per rendere la nascita del Messia ancora più straordinaria e confermare la profezia dell’avvento del nuovo Re di Israele. O forse, si tratta del reale ricordo di un fenomeno insolito verificatosi veramente.
Su questa certezza- il Vangelo non mente- si è basata per secoli l’idea che a mostrare la strada ai tre sapienti partiti dall’Oriente fosse stata una cometa. È l’immagine ricorrente nei nostri presepi: la capanna con Gesù, Giuseppe e Maria sormontata da una stella con la coda. Anche gli artisti l’hanno rappresentata così, come Giotto, testimone oculare, ai suoi tempi, del passaggio della cometa di Halley. Tanto che anche alcuni astronomi hanno pensato che proprio questa cometa periodica, che ritorna vicino alla Terra ogni 70/80 anni, possa essere stato il “segno” osservato dai Magi.
Ma non è così semplice. Se si legge alla lettera il testo di Matteo e lo si prende come un racconto assolutamente veridico, qualcosa non torna. Come può una cometa in movimento nello spazio fermarsi “sopra il luogo in cui si trovava il bambino”, come recita il testo? E per quale motivo un fenomeno tanto spettacolare e visibile ad occhio nudo sarebbe stato notato dai tre astrologi arrivati dalla Persia, ma ignorato da Erode e dalla sua corte? E ancora: se i Magi arrivavano dalla Mesopotamia, per loro Betlemme si trovava a ovest. Come poteva una “stella in oriente” (definizione che viene ripetuta due volte nel Vangelo di Matteo) condurli fino in Palestina?
Tutte stranezze che hanno fatto a lungo interrogare gli astronomi dei giorni nostri. Così hanno proposto spiegazioni alternative- e assolutamente scientifiche– per giustificare ciò che 2 mila anni fa potrebbe essere apparso in cielo. Ad esempio, Michael Molnar è da tempo convinto che la chiave per capire il fenomeno descritto da Matteo siano proprio le parole “in oriente”, ovvero nel testo originale in greco antico “en te anatole”. Un termine tecnico utilizzato dai matematici alessandrini per indicare la comparsa di un pianeta all’orizzonte ad est prima dell’alba. Il pianeta resta visibile per poco, perché poi la luce del mattino lo nasconde alla vista: solo un esperto osservatore, con gli occhi puntati al cielo, può notare quella “stella in oriente” prima che scompaia all’arrivo del Sole.
La definizione astrologica moderna di questo fenomeno è “levata eliaca”: riferita ad un pianeta, indica il momento in cui esso ritorna visibile all’orizzonte dopo essere rimasto celato per mesi allo sguardo di chi osserva dalla Terra perché “avvolto” o coperto dalla luce solare. In sostanza, è il “ritorno” del pianeta in questione che sembra sorgere ad oriente– come il Sole. Quando si trattava di Giove- il Re dei pianeti, associato dalle varie religioni alla figura più importante del Pantheon mitologico- la sua ascesa in cielo era simbolicamente importante per chi fosse nato in quel giorno.
Ma in che senso quella luce mattutina si sarebbe fermata indicando ai tre Magi che il loro viaggio era finito? Anche in questo caso, Molnar riparte dal testo originale in greco, dove compare il termine epano, utiizzato dai matematici ellenistici per indicare il momento particolare in cui un pianeta sembra fermarsi e cambiare apparentemente direzione da occidente ad oriente. E ciò accade quando la Terra, che orbita più velocemente dei pianeti più esterni (come Marte, Giove e Saturno) raggiunge gli altri o li doppia.
C’è però anche un’altra teoria, che gode di un certo seguito tra i ricercatori, ovvero la possibilità che ad aver destato l’attenzione degli astrologi antichi sia stata la triplice congiunzione dei due giganti del sistema solare- Giove e Saturno. Per ben tre volte, i due super pianeti si sarebbero trovati allineati rispetto all’orbita terrestre tanto da sembrare quasi sovrapposti e da formare un’unica, intensa luce. Altri invece sono convinti che la “stella” abbagliante osservata dai Magi fosse l’effetto prodotto dall’esplosione di una supernova. In ogni caso, saremmo di fronte ad eventi astronomici normali, per quanto non molto frequenti, considerati straordinari e forieri di grandi novità nei tempi antichi.
Ma se accettiamo la spiegazione che la scienza moderna ha trovato, dovremmo anche modificare il nostro calendario. Infatti, tanto la levata eliaca di Giove quanto la triplice congiunzione con Saturno si sono verificati nel 6 a.C., momento dal quale dovremmo far partire il calcolo della nostra storia recente, convenzionalmente fissato invece nell’anno zero. In questo caso, oltre ad augurarci Buon Natale, in questi giorni dovremmo anche aggiungere: Felice 2023!
SABRINA PIERAGOSTINI