La sensazione di trovarsi fuori dal proprio corpo, la capacità di osservare- dall’alto- cosa succede mentre i soccorritori si affannano durante le fasi della rianimazione. E poi, una serie di visioni sorprendentemente sempre molto simili: un tunnel, una luce intensa, un luogo ricco di suoni, colori e profumi incantevoli, un senso di amore profondo come mai provato prima, l’incontro con i propri cari defunti o con figure splendenti che diffondono serenità e saggezza.
Lo raccontano coloro che sperimentano una NDE- una Near Death Experience o Esperienza di Premorte. Dopo un infarto, un grave trauma, un’emorragia che provocano l’arresto cardiaco e la sospensione dell’attività cerebrale, alcuni pazienti- una volta rianimati- sostengono di aver vissuto qualcosa di assolutamente incredibile. Accade in ogni parte del mondo, indipendentemente dalla cultura, dalla religione, dalle tradizioni. Oggi come in passato.
Mentre la scienza attuale considera questi racconti semplici allucinazioni, ci sono medici e ricercatori che al contrario li prendono molto sul serio. Come il dottor Pim Van Lommel, cardiologo olandese che ha condotto uno studio lungo e approfondito su questo fenomeno. Nella prima parte dell’intervista pubblicata sul blog nei giorni scorsi, Van Lommel ha spiegato cosa è esattamente un’ Esperienza di Premorte, come è nato il suo interesse per la NDE, come si è sviluppata la sua ricerca a partire dal 1987 e perché ritiene infondata la spiegazione ufficiale del mondo scientifico.
Ora, nella seconda parte dell’intervista realizzata a Torino prima della presentazione del suo libro “Coscienza oltre la vita- La scienza delle esperienze di premorte” (AMRITA Edizioni), il cardiologo espone il suo personale punto di vista- frutto di decenni di osservazioni, analisi, verifiche- sul vero significato della vita e sulla morte. Morte che costituisce la fine- dice Pim Van Lommel- solo del punto di vista fisico, ma non per quanto riguarda la nostra coscienza che sopravvive al corpo. Ecco le sue parole…
Cosa potrebbe dire ad uno scettico per convincerlo?
“Io non convinco e non tento di convincere nessuno, tanto meno gli scettici. Io semplicemente espongo i fatti, con gli studi che abbiamo effettuato, e parlo di 4 studi approfonditi che hanno considerato 562 pazienti che hanno avuto un arresto cardiaco. Tutti questi studi sono arrivati alle medesime conclusioni: non ci sono spiegazioni fisiologiche o psicologiche sul perché certe persone abbiano questo tipo di stato di coscienza potenziata.
È un evento paradossale avere questa coscienza accentuata proprio mentre il cervello cessa la sue funzioni. E lo rende impossibile, secondo le concezioni della medicina attuale, perché la maggior parte degli scienziati scettici ancora crede, senza alcuna dimostrazione, che la coscienza sia prodotta dal cervello. E quindi una NDE dal loro punto di vista è impossibile.”
Cos’è allora la morte? La fine di tutto o qualcosa di diverso?
“È una domanda molto importante: cos’è la morte? Quando ero un giovane dottore, pensavo che la morte fosse la fine di tutto. Ma dal momento che ho studiato le NDE in modo scientifico e ho parlato con molte persone che l’hanno sperimentata, ora ho un’altra convinzione. Sappiamo che durante un arresto cardiaco il cervello non funziona affatto, ma sappiamo anche che queste persone invece provano questa paradossale esperienza di elevata coscienza con ricordi, con cognizioni, con emozioni, con la possibilità di percezioni. Per questo abbiamo potuto dimostrare in tutti i nostri studi sui sopravvissuti ad arresti cardiaci che la coscienza è indipendente dalle funzioni cerebrali.
Ugualmente, quando sopraggiunge la morte, si fermano tutte le attività del cervello. Quindi abbiamo concluso che c’è una continuità nella coscienza e che si può avere ancora coscienza anche quando il cervello non funziona, come accade appunto quando si muore. Quindi per me, grazie a questa continuità della coscienza, la morte è solo la fine dal punto di vista fisico. Noi abbiamo un corpo, ma siamo anche coscienza e non c’è un inizio e dunque nemmeno una fine della nostra coscienza.”
Com’è cambiata la sua visione della vita dopo questa ricerca?
“Quando parli con migliaia di persone, quando le ascolti- persone che hanno voluto condividere con me le loro esperienze e grazie alle quali sono profondamente cambiate- cambi anche tu. Sono convinto che la morte non sia la fine, ma sono ancora più convinto che tutto e tutti siano sempre collegati. Noi siamo connessi gli uni agli altri, siamo connessi con le piante e gli animali, siamo connessi con il pianeta Terra.
Sappiamo che tutto quello che facciamo agli altri, ci torna indietro- in positivo e in negativo. Se noi minacciamo la Terra adesso, prima o poi saremo a nostra volta danneggiati. Dobbiamo dare amore agli altri per ricevere amore. Quindi c’è sempre connessione. E dobbiamo essere coscienti del modo in cui viviamo: la vita è solo una questione di compassione, di empatia e di essere consapevoli che siamo collegati gli uni agli altri”
Conosce il dottor Sam Parnia? Ha condotto anche lui una ricerca sulla NDE. Conosce i suoi studi, siete in contatto?
“Sam Parnia è un mio buon amico. È stato il primo a condurre uno studio sui sopravvissuti ad arresti cardiaci all’ Ospedale di Southampton e ha raggiunto gli stessi risultati, le stesse conclusioni del nostro studio. Adesso il dottor Parnia sta cercando di rendere oggettive le “Out of Body Experiences” ( “Esperienze Fuori dal Corpo”, N.d.A.) . Ovvero, colloca dei segni nascosti vicino al soffitto, non visibili dal basso, e spera che le persone che sperimentato la OBE oltre alla possibilità di vedere, sotto di loro, le pratiche di rianimazione, possano vedere anche sopra di loro, sul soffitto.
Finora, in base a quello che ha pubblicato, ha ottenuto vari racconti di esperienze fuori dal corpo con particolari di quanto avvenuto durante la rianimazione, ma nessun paziente ha visto quei segni nascosti collocati in alto. Perché accade questo? Ne ho scritto e ne ho anche parlato con lui: perchè quello che noi percepiamo anche adesso, sulla Terra, dipende dalla nostra intenzione e attenzione.
Quando ti trovi fuori dal tuo corpo, sei così sorpreso di vedere il tuo corpo lì sotto e di avere ancora la possibilità di provare sensazioni ed emozioni che non ti guardi attorno. È chiamata “cecità involontaria”. Se non hai l’attenzione di osservare attorno a te, non vedi quei segni nascosti. Certo, i segni sono importanti per comprovare le esperienze fuori dal corpo, ma sono più importanti le memorie che riferiscono i pazienti. Per me contano di più i dettagli riferiti, non i segni nascosti.”
SABRINA PIERAGOSTINI