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24 giugno 1947: nascono i “dischi volanti”

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“È stato il punto di partenza.” Secondo molti, l’inizio dell’Ufologia. Per Stanton T. Friedman, il fisico nucleare americano che da decenni si è dedicato allo studio degli Oggetti Volanti Non Identificati, il momento chiave è stato il 24 giugno 1947: allora, per la prima volta, i giornali si occuparono di uno strano incontro riferito da un pilota ai comandi del suo velivolo privato. E per la prima volta, venne usata una parola poi entrata nel nostro linguaggio : disco volante. Esattamente 70 anni fa.

L'UOMO D'AFFARI KENNETH ARNOLD IN UNA VECCHIA FOTO

L’UOMO D’AFFARI KENNETH ARNOLD IN UNA VECCHIA FOTO

Il pilota in questione si chiamava Kenneth Arnold e stava effettuando un volo di ricognizione sulle Cascade Mountains alla ricerca di un aereo militare, un C-46, precipitato nelle vicinanze del Monte Reiner, nello Stato di Washington. Le condizioni climatiche e la visibilità, in quel giorno d’estate, erano perfette. Dopo un’ora, non avendo trovato traccia del C-46, Arnold decise di far rotta verso Yakima. Mentre si trovava sopra Mineral, fu colpito da un flash accecante: si rese conto che quel bagliore proveniva da alcuni velivoli in formazione, estremamente veloci e luccicanti come specchi, che stavano quasi sfiorando le cime delle montagne.

Come raccontò in seguito, quei nove strani aerei si muovevano da nord verso sud a circa 9500 piedi di altitudine (all’incirca, 2.900 metri). Convinto che si trattasse di jet militari camuffati– erano apparentemente privi di coda- li osservò con estrema attenzione memorizzandone i dettagli. Il primo mezzo era più grande e volava più in alto; gli altri lo seguivano come uno stormo di oche, con un andamento erratico molto particolare. Andavano su e giù come fanno i sassi piatti quando vengono lanciati a pelo d’acqua e rimbalzano. Emettevano poi dei flash bluastri, probabilmente effetto del riflesso del sole sulla loro superficie metallica.

Anche la forma era decisamente insolita. Pur continuando a pensare che si trattasse di nuovi prototipi dell’Air Force, Arnold si accorse che erano tondeggianti, con la parte posteriore tronca, estremamente sottili, più larghi che lunghi. L’oggetto di testa più grande era più scuro e con un aspetto un po’ diverso, a “doppia mezza luna”. Per vederli meglio, abbassò il finestrino dal suo lato e osservò la squadriglia in volo senza l’ostacolo del vetro.

UNA RICOSTRUZIONE DI QUANTO RACCONTATO DA ARNOLD

UNA RICOSTRUZIONE DI QUANTO RACCONTATO DA ARNOLD

L’avvistamento durò circa tre minuti e il pilota, in base all’altitudine, alle distanze e alla presenza in zona di un DC- 4 usato come punto di riferimento, calcolò la grandezza di quei bizzarri aerei- che ipotizzò sui 50 piedi, 15 metri- e la loro velocità (“più di 1200 miglia orarie”, disse stimando per difetto). Sulla base dei dati da lui raccolti, Bruce Maccabee (il fisico ottico che ha lavorato anche per la Marina degli Stati Uniti) oggi suppone che invece fossero almeno 80 piedi (24 metri) e che si spostassero a 1700 miglia orarie. Una velocità pazzesca per i tempi.

Una volta atterrato a Yakima, Kenneth Arnold raccontò la sua avventura ad un amico, che piuttosto divertito e incredulo ne parlò con altre persone. Poi ripartì per un viaggio di affari in Oregon. Quando arrivò allo scalo di Pendleton, con sua sorpresa, trovò ad attenderlo dei cronisti che avevano saputo del suo avvistamento. Arnold riferì loro quanto era successo e usò quel paragone- “volavano come sassi piatti lanciati nell’acqua”- per spiegare il movimento anomalo dei mezzi. Nei giorni seguenti, sui giornali il concetto venne espresso con un termine nuovo-“flying saucer”, piatto volante, reso in italiano come “disco v0lante”. E da allora, non ha smesso di essere usato ogni volta che si verificano avvistamenti del genere…

IL DISEGNO FATTO A MANO DAL PILOTA CIVILE

IL DISEGNO FATTO A MANO DAL PILOTA CIVILE

“Arnold era un pilota in gamba, un uomo d’affari rispettabile, difficile non tenere in considerazione le sue parole”, conferma Stanton Friedman. “Ha cronometrato il volo di quei 9 oggetti che ha visto passare tra una montagna e l’altra, ha fatto in tempo a capire la distanza e la velocità. Andavano a 1200 miglia all’ora, ma un aereo all’epoca non superava le 700 miglia orarie! Quello che colpì la gente furono i titoli dei giornali, per via di quell’espressione particolare, Flying Saucer.

In seguito è diventato sinonimo di astronave extraterrestre, ma sono pronto a scommettere che non era quello che intendeva dire lui. Pensava  che fossero mezzi segreti del governo. Abbiamo avuto molti progetti mantenuti segreti, perché non un aereo ad altissime prestazioni? Non è irrazionale pensarlo. Il caso di Kenneth Arnold è stata una pietra miliare, un punto di partenza per molte persone, perché ci sono stati migliaia di avvistamenti in quel periodo, ovunque. E all’epoca il termine UFO non esisteva nemmeno, ma da allora la gente ha iniziato ad osservare il cielo e sta continuando a farlo…”, conclude il fisico-ufologo.

Anche se l’uomo d’affari si premurò di inviare all’Aeronautica Militare statunitense un memorandum- con tanto di schizzi– per spiegare cosa avesse visto effettivamente il 24 giugno 1947, all’inizio non gli fu dato molto credito. Ma qualche giorno dopo le cose cambiarono, ricorda Vladimiro Bibolotti, presidente del Centro Ufologico Nazionale che  celebra l’anniversario con un convegno straordinario, nella Sala Congressi Villa Maria a Roma proprio il 24 giugno. Dice Bibolotti: “Anche dei piloti militari osservarono in volo degli oggetti e dissero che i disegni di Arnold erano compatibili con quanto avevano visto loro. Allora all’Air Force si posero il problema: visto che c’erano anche testimoni nell’esercito, una fonte garantita, iniziarono a preoccuparsi.

IL "CHIGACO SUN" PARLA DELL'AVVISTAMENTO DI ARNOLD

IL “CHIGACO SUN” PARLA DELL’AVVISTAMENTO DI ARNOLD

“Solo che i militari americani che incominciano ad occuparsi della questione non possono andare dietro ai dischi volanti e allora nasce la sigla UFO,  Unidentified Flying Objects, e questa è la storia” aggiunge il segretario del CUN, il sociologo Roberto Pinotti. “E sono ormai 70 anni che la gente continua a vedere queste oggetti nei cieli di tutto il mondo, senza limiti di spazio e di tempo. Hanno forma, dimensioni e funzioni anche diversi però sono sempre gli stessi: da un continente all’altro la gente continua a vedere le medesime cose, quella tipologia precisa. C’è questa costante ricorrente in tutti gli avvistamenti ed è chiaro che un fenomeno visivo di questo tipo, se fosse infondato, non sarebbe arrivato fino ad ora.”

Ovviamente, il racconto di Arnold è stato messo sotto la lente d’ingrandimento e analizzato per verificarne l’attendibilità fin da subito. Scienziati del calibro di Joseph Allen Hynek– l’astronomo che fu consulente sulla questione UFO per l’Air Force- e Donald Menzel– il primo accademico a pubblicare un libro sui dischi volanti nel 1953- misero in luce le contraddizioni nel racconto dell’uomo d’affari per spiegare in termini del tutto comprensibili quell’avvistamento che non lo sembrava affatto.

Dopo di loro, altri ricercatori, altri esperti, altri scettici hanno dato la loro versione sempre basata su spiegazioni naturali. E ce n’è per tutti i gusti: Arnold avrebbe scambiato per qualcosa di straordinario dei normali aerei, delle nuvole, delle meteore, dei miraggi, degli strati di nebbia, dei palloni aerostatici e persino dei pellicani. Ipotesi che Maccabee ha preso in esame una ad una e che reputa incomplete o infondate. Comunque, non esaurienti.

ARNOLD CON IL DISEGNO DI UNO DEI "FLYING SAUCERS" DA LUI AVVISTATI

ARNOLD CON IL DISEGNO DI UNO DEI “FLYING SAUCERS” DA LUI AVVISTATI

Anche perché a sostegno del racconto del pilota dell’Idaho c’è anche un’altra testimonianza, quella del signor Fred Johnson che proprio il 24 giugno 1947 si trovava vicino alle Cascade Mountains e vide, con il suo telescopio, un oggetto a forma di disco seguito da altri simili volare sopra la sua testa senza emettere alcun rumore. Molto probabilmente, gli stessi “flying saucers” osservati in cielo da Arnold. E il caso Johnson è annoverato tra i 700 avvistamenti definiti “inspiegabili” dal Blue Book Project.

SABRINA PIERAGOSTINI

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