Mentre il nono pianeta ancora latita, ecco rispuntare il decimo: grande quanto Marte o forse la Terra, si nasconderebbe ai margini del sistema solare e con la sua massa sarebbe responsabile delle perturbazioni nei moti di alcuni corpi che si trovano nella Fascia di Kuiper, al di là di Nettuno. Ad ipotizzarlo è un nuovo studio, prima pubblicato online su ArXiv.org e poi anche dalla rivista scientifica Astronomical Journal.
Gli autori sono due ricercatori dell’Università dell’Arizona, Kathryn Volk e Renu Malhotra, che si dicono certi dell’esistenza di questo pianeta ancora da scoprire. A provarlo, sarebbero per l’appunto i piani orbitali alterati di vari oggetti rocciosi che si muovono in questa zona periferica, ricca di planetoidi e asteroidi, denominati con la sigla inglese KBOs (Kuiper Belt Objects). Quasi tutti i KBO ruotano attorno al Sole secondo il piano invariabile del sistema solare (ovvero il piano che passa dal suo baricentro), ma alcuni di essi non lo fanno.
Anzi, i due studiosi hanno accertato che risultano inclinati di circa 8 gradi rispetto al piano invariabile, come se qualcosa stesse influenzando le orbite nel sistema solare esterno. “La spiegazione più probabile è che ci sia una massa ancora non individuata- ha spiegato la dottoressa Volk. “Secondo i nostri calcoli, servirebbe un corpo grande quanto Marte per provocare l’alterazione che abbiamo misurato.” Per arrivare a queste conclusioni, i due ricercatori hanno esaminato più di 600 oggetti trans nettuniani.
Dalle loro analisi, è così emerso che fino ad una distanza di 50 UA (Unità Astronomiche, quindi 50 volte la distanza Sole-Terra), il piano orbitale dei KBO subisce poche variazioni. Ma da 50 a 80 UA, le cose cambiano: si verifica quell’inclinazione sensibile, di circa 8 gradi- secondo Volk e Malhotra, effetto della presenza di un pianeta misterioso, distante circa 60 UA dal Sole e con la medesima inclinazione rispetto al piano invariabile, che con la sua forza gravitazionale modifica le orbite degli oggetti della Fascia di Kuiper distanti da lui fino a 10 UA da entrambi i lati.
Questo porterebbe ad escludere che ad influenzare questi KBO possa essere l’altrettanto misterioso Nono Pianeta, ipotizzato nel 2016 da due studiosi del Caltech, Konstantin Batygin e Michael Brown: a loro avviso, questo invisibile ed enorme corpo celeste (con un raggio da 2 a 4 volte maggiore di quello della Terra e con una massa 10 volte superiore alla nostra) si troverebbe ad una distanza tra le 500 e le 700 Unità Astronomiche. Insomma, si tratterebbe di un pianeta diverso rispetto a quello che i calcoli e le formule matematiche dei due ricercatori dell’Arizona danno quasi per sicuro, anche se i telescopi non lo vedono.
“Perchè non l’abbiamo ancora scoperto?”, si domanda la dottoressa Volk. “Molto probabilmente, perché non abbiamo ancora esplorato tutto il cielo alla ricerca degli oggetti più distanti del nostro sistema solare.” Il punto migliore per passare inosservati, secondo gli astronomi, è il piano galattico, un’area densamente popolata di stelle che viene tendenzialmente evitata durante le indagini. Ma c’è anche un’elevata probabilità- pari al 30%- che semplicemente non l’abbiamo ancora visto per la sua scarsa luminosità.
Insomma, una volta tolto dal novero il povero Plutone (declassato proprio per “colpa” di Micheal Brown nel 2006), la lista ridotta all’osso dei pianeti del sistema solare si sta di nuovo allungando: non solo è possibile che esista un lontanissimo e gigantesco Nono Pianeta, ma persino un Decimo Pianeta- il famigerato Planet X che da decenni viene ipotizzato e smentito in modo ciclico. Tra gli ultimi a parlare di un corpo celeste grande circa quanto Marte in grado di perturbare le orbite di Sedna e di altri oggetti trans nettuniani è stato, nel 2013, l’astronomo brasiliano Rodney Gomes per il quale, però, si tratterebbe di un pianeta vagante attirato dal Sole.
Alcuni anni fa, anche altri due ricercatori- Scott Sheppard e Chad Truijllo, dell’Osservatorio di Hilo nelle Hawaii- nell’annunciare la scoperta di un pianeta nano distante 80 UA da noi, hanno espresso anche un’altra convinzione: da quelle stesse parti, si troverebbe un corpo celeste molto più grande responsabile delle alterazioni dei moti di alcuni KBO. “Potrebbe avere la dimensione di Marte o della Terra, ma è così distante che anche con la nostra tecnologia risulta praticamente invisibile”, la loro conclusione.
SABRINA PIERAGOSTINI