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L’astronomo del SETI: “Cosa accadrebbe se trovassimo gli Alieni?”

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Gli anomali cali di luminosità di KIC 8462852 che hanno fatto ipotizzare- persino ad alcuni astronomi- la presenza di mega strutture artificiali attorno a quella stella; gli strani segnali captati da un telescopio russo provenienti da un astro molto simile al nostro Sole; le altrettanto insolite emissioni radio della nana rossa Ross 128 da poco registrati dalla grande antenna dell’osservatorio di Arecibo. Sono questi i punti di partenza per una riflessione di Seth Shostak sulla possibile, forse imminente (chi lo sa?) scoperta di forme di vita intelligente nello spazio.

L'IPOTETICA MEGASTRUTTURA ATTORNO ALLA STELLA

L’IPOTETICA MEGA STRUTTURA ATTORNO ALLA STELLA  KIC8462852

Gli esempi citati, per l’astronomo senior del progetto SETI,  non sono effettive prove dell’esistenza degli Extraterrestri. Ma cosa accadrebbe- si domanda in questo articolo pubblicato dal sito online della NBC- se un giorno, invece, ce ne fosse la dimostrazione? Come ci stiamo preparando all’ individuazione di segnali radio o di raggi laser in grado di stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio che non siamo soli nell’ universo? I governi hanno un piano, in questa eventualità? E se sì, quale?

“Molta gente crede che ci sia un progetto. Un segreto. Un recente sondaggio ha indicato che il 55% della popolazione ritiene che la scoperta degli Extraterrestri verrebbe repressa, rimossa, per evitare un panico diffuso. Solo il 19% crede che le istituzioni confesserebbero l’esistenza degli ET”, scrive Shostak. “Un simile cover-up sarebbe virtualmente impossibile da portare a termine. Non esiste una politica di segretezza e verificare il segnale coinvolgerebbe vari gruppi di scienziati in giro per il mondo. Ma detto questo, il fatto che così tante persone pensino che ci sia un programma del genere attesta una scoraggiante mancanza di fiducia nella scienza e nella capacità pubblica di reagire alle notizie.”

L'ASTRONOMO DEL SETI, SETH SHOSTAK

L’ASTRONOMO DEL SETI, SETH SHOSTAK

Il ricercatore del SETI prova a spiegare quali sono le linee-guida da adottare, in ambito scientifico, nel caso in cui venissimo in contatto con creature aliene. “Nel 1989, quando un programma di ricerca di intelligenze extraterrestri della NASA ora tramontato stava diventando popolare, vennero preparati dei protocolli per indicare il modo migliore di agire nel caso in cui questa ricerca avesse avuto successo. Essi vennero poi aggiornati e semplificati dalla Commissione Permanente dell’Accademia Internazionale di Astronautica del SETI.”

Il documento- approvato all’ unanimità il 30 settembre del 2010 a Praga-  stabilisce ad esempio la piena libertà dei ricercatori di parlare pubblicamente della scoperta, evitando però con cura dichiarazioni premature mentre le verifiche sono ancora in corso. Tuttavia “si dovrà rispondere rapidamente e sinceramente alle domande dei mezzi di informazione”. Se fosse confermato che il segnale proviene da un’intelligenza aliena, lo scopritore dovrà riportare le sue conclusioni nel modo più esauriente possibile all’opinione pubblica, alla comunità scientifica e al Segretario delle Nazioni Unite. Inoltre, in nessun caso si darà risposta al segnale ET senza indicazione e autorizzazione di un’organizzazione internazionale rappresentativa, come per l’appunto l’ONU.

UNO DEI RADIOTELESCOPI USATI PER CAPTARE SEGNALI NEL COSMO

UNO DEI RADIOTELESCOPI USATI PER CAPTARE SEGNALI NEL COSMO

Non senza ironia, Seth Shostak continua nel suo articolo: “Captare messaggi da un altro mondo sarebbe un momento hollywoodiano. Immaginiamo che andrà come spesso accade nei film: scienziati un po’ tonti, abituati da decenni di ricerca infruttuosa, all’improvviso si scuotono lanciandosi folli sguardi eccitati non appena il segnale appare sulle loro strumentazioni. Impiegano dieci minuti a ruotare le loro manopole e ad urlare l’uno all’ altro, dopo di che raggiungono i cassetti delle loro scrivanie e tirano fuori i protocolli. In effetti, questa ultima fase non c’è mai nei film e non accadrà neanche nella vita reale.”

Questo perché, spiega l’astronomo, nella storia del Search for Extra Terrestrial Intelligence ci sono stati vari falsi allarmi, ma ogni volta i Media hanno riferito la notizia con grande enfasi, quasi sempre con un po’ troppo sensazionalismo e parecchia confusione. Soprattutto, la notizia è stata pubblicata molto prima che i ricercatori avessero avuto tempo di verificarla, come indicano i protocolli. “Questa è la verità. Certo, parlare di protocolli ha una certa solennità, ma funzionerebbero solo per una scoperta in stile Hollywood.”

Scherzi a parte, Seth Shostak nel suo ragionamento riconosce che ci sono domande assai più profonde e rilevanti alle quali non è affatto semplice rispondere: quale effetto a lungo termine provocherebbe la consapevolezza di non essere soli nell’ immenso cosmo? Cosa comporterebbe da un punto di vista religioso?  Sarebbe la fine dei continui conflitti che hanno caratterizzato la nostra storia perché- forse- dovremmo fronteggiare una potenziale aggressione interstellare, tipo “Guerra dei Mondi”?

NELLA SOLA VIA LATTEA CI SAREBBERO 8 MILIARDI DI PIANETI SIMILI ALLA TERRA

LA VIA LATTEA AVREBBE MILIARDI DI PIANETI SIMILI ALLA TERRA

Quest’ultimo è lo scenario prospettato da alcuni scienziati, come il celebre astrofisico Stephen Hawking che, in caso di contatto alieno, pronostica per noi Terrestri la stessa miseranda fine dei Nativi americani all’ arrivo dei Conquistatori spagnoli: saremmo annichiliti, come popolo e come cultura. Per Shostak, però,  l’analogia non regge: “Quella gente non esplorava per propria scelta, hanno trovato qualcosa per puro caso”, scrive. Ma neanche gli esploratori di professione (come Fabian von Bellingshausen, il primo ad aver visto il continente antartico nel 1820) seguivano dei protocolli né potevano prevedere le conseguenze – in positivo o negativo- delle loro scoperte.

Ed è parimenti impossibile per noi comprendere quale eredità potrebbe lasciare nei secoli e nei millenni a venire entrare in contatto con esseri intelligenti di altri pianeti: “Semplicemente, non c’è modo di arrivare ad una risposta utile o accurata”, conclude Seth Shostak. “L’unica piccola certezza riguardo a cosa potrebbe comportare trovare gli Alieni potrebbe essere questa: capiremmo subito qualcosa di molto importante, capiremmo di non essere né unici né speciali.

SABRINA PIERAGOSTINI

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