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Le mummie di Nazca: ecco il test del DNA

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Dopo Maria, Wawita. Il team di ricerca che sta esaminando le stranissime mummie trovate in un luogo segreto vicino a Nazca, in Perù, continua le sue indagini sui contestatissimi resti. L’ultimo ad essere sottoposto ai raggi X, alla TAC e ad un  prelievo di tessuti per individuarne epoca e caratteristiche genetiche è il corpo di un bambino dalla grossa testa, tridattilo, con il volto nascosto tra le gambe, rannicchiato in posizione fetale. Lo hanno chiamato Wawita, una parola usata in lingua quechua per indicare per l’appunto un bimbo.

LA MUMMIA DI UN BIMBO, WAWITA

LA MUMMIA DI UN BIMBO, WAWITA

La scoperta di questi reperti, definiti un po’ troppo frettolosamente “alieni”, ha sollevato un gran polverone e molte polemiche. Archeologi, paleontologi, autorità e persino molti ufologi hanno subito preso le distanze, definendo quei cadaveri una delle più grandi frodi mai realizzate. In particolare, un gruppo di accademici peruviani del Congresso Mondiale per lo studio sulle mummie ha chiesto un’immediata inchiesta giudiziaria per consegnare alla giustizia gli autori di questa truffa: gli ignoti falsari, sostengono in un comunicato diffuso via web,  avrebbero usato vere parti di corpi umani antichi- retaggio della cultura di Nazca- per comporre ad arte quelle mummie con solo tre dita nei mani e nei piedi a scopo di lucro.

Indifferente a tutte le critiche e a tutte le accuse, il Mexican South American Research Team, la squadra composta da biologi, medici legali e chirurghi di Messico e Perù, dal fisico russo Konstantin Korotkov, dal giornalista Jaime Maussan e dal sito Gaia.com, va avanti per la sua strada. Un nuovo video pubblicato online mostra gli sviluppi. Scarsi, per quanto riguarda la richiesta di approfondire le ricerche avanzata al Ministero della Cultura di Lima- che fin dal primo istante ha bollato come falsi i resti sotto analisi senza neppure visionarli. Maussan, visibilmente deluso, ha spiegato di non aver potuto parlare con il ministro, come sperava, ma solo con un funzionario di secondo o terzo livello che lo ha invitato a scrivere una mail. “Non hanno alcuna intenzione di collaborare e nessun interesse nel fare ulteriori indagini su questo caso”, ha detto amareggiato.

WAWITA AI RAGGI X

WAWITA AI RAGGI X

Sul fronte dei test, ha parlato invece il professor Korotkov, replicando- senza toni polemici- a chi sostiene che le mani a tre dita delle mummie siano state aggiunte in un secondo momento con un puzzle di ossa di diversa provenienza. “Gli altri scienziati affermano che si tratti di corpi reali, su questo non ci sono dubbi, sui quali in qualche modo sono state attaccate tre dita”, spiega nel filmato. “Ma noi abbiamo potuto prelevare campioni direttamente dall’interno delle dita di Maria (la mummia alta 1.68 metri, apparentemente femminile, anch’essa piegata in posizione fetale). Il prossimo passo sarà fare l’esame al radiocarbonio e quello del DNA su questi tessuti e li confronteremo con quelli già fatti sul resto del corpo: se non corrisponderanno, basta, la storia è chiusa.

I test genetici serviranno anche a stabilire il sesso di Wawita e se esiste un legame di parentela con Maria. Le analisi preliminari sul piccolo corpo avrebbero per ora stabilito che non si trattava di un feto, ma di un bimbo già cresciuto perché le sue ossa erano già calcificate. Inoltre, dal DNA i ricercatori sperano di capire se quei resti appartenevano ad una donna e un bambino- forse suo figlio- con una particolare mutazione genetica che li ha resi- tra la altre cose- tridattili oppure se possono appartenere ad una nuova specie umanoide dalle caratteristiche tanto insolite.

IL VOLTO DELLA MUMMIA CHIAMATA MARIA

IL VOLTO DELLA MUMMIA CHIAMATA MARIA

L’esito del C14- usato per calcolare l’antichità del materiale biologico- è già stato divulgato durante la conferenza stampa indetta lo scorso 11 luglio: i campioni prelevati da Maria e dalle altre bizzarre mummie (incluse due alte dai 30 ai 40 centimetri, con caratteristiche morfologiche definite dai medici del team “tipiche dei rettili”) hanno un’età compresa tra i 791 e i 1771 anni, con un margine di errore in eccesso o difetto di 30 anni. Gli esiti dei test genetici invece non sono stati resi pubblici durante quell’incontro con la stampa, disertato a sorpresa dall’esploratore francese Thierry Jamin– tra i primi a voler studiare i criptici reperti di Nazca. Ufficialmente non c’era per motivi di salute. Ma la realtà sarebbe differente.

L’ha spiegata lo stesso fondatore dell’ Istituto Inkari in un’intervista alla tv online in lingua francese, Nurea Tv, e lo ha ricostruito il giornalista Marco Barraza nel suo blog “Nuestro Pasado Extreterrestre”. Le divergenze tra l’“Alien Project” di Jamin e il gruppo di Maussan sono sorte proprio dalla decisione di non rendere noti i primi risultati del test del DNA, disponibili fin da maggio. Mesi fa infatti il ricercatore francese ha inviato campioni prelevati dalle mummie a più laboratori in giro per il mondo. Tra i primi a rispondere, è stata l’Università di Lakehead dell’Ontario (Canada): il referto è stato firmato da Stephen Frapietro, a capo del laboratorio di Paleo DNA. L’esito: i campioni esaminati provenienti da un cervello e da un osso sarebbero al 100 per cento attribuibili all’Homo Sapiens- quindi, ad un essere umano.

UN'ALTRA IMMAGINE DI MARIA

UN’ALTRA IMMAGINE DI MARIA

Sempre allo scorso maggio, risale anche l’analisi effettuata dal dottor Rafael Arguello per conto di un laboratorio questa volta messicano (l’Istituto di scienza e medicina genomica di Torreòn Coahuila) su richiesta di Jaime Maussan. Identico l’esito: anche in questo caso i tessuti esaminati sono stati definiti umani. Con una aggiunta a sorpresa: il campione proveniente da Maria conteneva i cromosomi XY- propri dei maschi. Quindi, Maria in realtà sarebbe stata un uomo. Il giornalista messicano ha giustificato così questi risultati non in linea con le aspettative del suo team. “Maria apparentemente è umana, come uno scimpanzè che ha il 99 per cento di DNA umano. Servono analisi più approfondite e complete per evidenziare gli aspetti che distinguono una specie da un’altra. Ci hanno detto che ci vorranno mesi per un’analisi del genere.

Il dottor Rafael Arguello- prosegue Maussan- ha compiuto delle analisi assolutamente preliminari e ci ha detto che sono state superficiali e che in assenza di macchinari più specializzati avrebbero dovuto inviare i campioni negli Stati Uniti con grandi costi.” Anche per quanto riguarda il sesso di Maria, il giornalista taglia corto: “Altre analisi realizzate in laboratori molto più avanzati in Russia  hanno stabilito che si tratta di resti femminili.” Ma non basta. Nel frattempo, è spuntato un altro corpo anomalo molto simile per dimensioni e caratteristiche a Maria- l’hanno chiamata Petra. E si sono aggiunti nuovi proclami e nuove contestazioni. Insomma, il caso delle mummie di Nazca riserva continui sviluppi e colpi di scena, come nelle più tipiche telenovelas latino-americane.

SABRINA PIERAGOSTINI

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