Adesso tutti ne parlano, tutti ne scrivono: la RAI, Sky, il Corriere della Sera, la Repubblica e il Giornale- solo per citarne alcuni. Ora la stampa nazionale si è accorta che il fenomeno UFO non è solo roba da barzellette o argomento per fuori di testa. Dalla categoria “chiacchiere da bar”, gli avvistamenti di incredibili oggetti volanti che sfrecciano a velocità pazzesche sono assurti, di botto, al rango di notizia di rilievo. Merito di un articolo pubblicato dal New York Times.
L’ autorevole giornale ha raccolto la testimonianza di un ex agente dell’intelligence militare alle dipendenze del ministero della Difesa americano. Luis Elizondo ha rivelato che il Pentagono ha speso in segreto svariati milioni di dollari- 22 per l’esattezza- per portare avanti un programma di indagine e ricerca sulle potenziali minacce provenienti da mezzi aerospaziali non identificati, denominato Advanced Aerospace Threat Identification Program e promosso dall’allora senatore democratico Harry Reid.
Washington ha dunque stanziato fondi -non messi a bilancio-per studiare nel massimo riserbo gli UFO. Una notizia clamorosa. O forse no. Non c’è appassionato della materia che ignori quanto i governi siano interessati al fenomeno (da decenni) e quanto denaro abbiano investito, utilizzando allo scopo strutture e funzionari, come hanno sostenuto e dimostrato centinaia di libri. Ma evidentemente quei fiumi di inchiostro sono stati versati invano: bastava un articolo, uno solo, del New York Times per far aprire gli occhi.
Così, siamo venuti a sapere che il programma è stato attivo a partire dal 2007 fino al 2012, quando ufficialmente -secondo il portavoce del Pentagono- è stato sospeso. In realtà, però, le indagini non si sarebbero mai interrotte: gli agenti del ministero della Difesa e della CIA avrebbero continuato ad investigare sui casi riportati da militari in servizio, specie dai piloti di jet. Un’altra rivelazione inaspettata per il grande pubblico- non certo per gli addetti ai lavori, che lo sanno da tempo: gli UFO – qualunque cosa siano- si fanno spesso beffe dei topgun.
Il quotidiano newyorkese ha pubblicato il resoconto-con tanto di video correlato- di uno di questi avvistamenti sorprendenti, avvenuto alcuni anni fa. Protagonisti, due ufficiali della Marina degli Stati Uniti con grande esperienza come piloti, David Fravor e Jim Slaight. Nel novembre 2004, erano sui loro F/A-18F Super Hornet, in volo di routine sul Pacifico, al largo di San Diego, quando dalla nave U.S.S. Princeton venne loro chiesto di controllare un velivolo anomalo.
Uno dei tanti-spiegò l’operatore alla radio- che da due settimane venivano avvistati dall’incrociatore: apparivano all’improvviso a 80 mila piedi di quota (circa 25 mila metri), si lanciavano in picchiata verso il mare e si bloccavano, rimanendo sospesi a mezz’aria, per poi scomparire dai radar. Quel giorno, i due caccia da combattimento vennero inviati ad intercettarne uno per capire di cosa si trattasse.
La Princeton li avvisò che erano vicinissimi all’oggetto, tanto che sui radar della nave era impossibile distinguere le sagome dei due jet dall’aereo misterioso, eppure i due piloti non vedevano nulla. Allora, il comandante Fravor guardò in basso, verso il mare, ovunque piatto tranne che sotto di loro, dove l’acqua appariva increspata dalle onde e schiumosa. Fu allora che lo notò: a pochi metri dalla superficie stazionava un mezzo volante, di colore bianco e forma ovale, grande più di 10 metri, che si muoveva avanti e indietro senza una vera direzione. Al di sotto, l’acqua sembrava ribollire.
L’ufficiale iniziò una lenta discesa circolare per vedere più da vicino l’oggetto che però, a sua volta, incominciò a salire– come se, ha raccontato l’ex pilota al NYT, dovessero incontrarsi a metà strada. A quel punto, Fravor decise di puntare direttamente verso il bizzarro velivolo che schizzò via all’istante: “Ha accelerato come non ho mai visto fare a nessuno. Era piuttosto strano”.
Ai due caccia fu dunque ordinato dalla Princeton di rinunciare e raggiungere un punto di incontro– denominato in gergo cap point- a 60 miglia da lì. Ma subito dopo, l’operatore radio li avvisò che l’UFO era tornato visibile sui radar e si trovava proprio al cap point. “Noi eravamo ad almeno 40 miglia da lì mentre quella cosa in meno di un minuto era già arrivata”, ha detto Fravor nell’intervista. Una volta arrivati al punto di incontro, però, l’oggetto era di nuovo sparito.
Piuttosto sconcertati, i due piloti tornarono alla loro portaerei, la Nimitz, dove tutti erano già al corrente della insolita vicenda e nessuno risparmiò loro battute e prese in giro. Non fu avviata alcuna indagine ulteriore e Fravor proseguì la sua carriera: fu trasferito nel Golfo Persico durante la guerra contro l’Iraq e in seguito andò in pensione. Ma ancora oggi ricorda cosa rispose ad un collega che quella sera del 2004 gli domandò cosa mai avesse visto:”Non ne ho idea, non emetteva fumo, non aveva ali o rotori e superava in velocità i nostri F-18: vorrei pilotarne uno”.
In un altro filmato pubblicato dal New York Times si vede un oggetto tondeggiante circondato da un alone luminoso ripreso dalla telecamera dei caccia lanciati al suo inseguimento. I piloti si scambiano commenti, uno dice “ce n’è un’intera flotta”. Sono chiaramente stupiti da quello che vedono e che non riescono a decifrare. Il video dura pochi secondi. Il Pentagono non ha voluto rivelare dove e quando l’oggetto misterioso sia stato avvistato.
Come dicevamo, a scoperchiare il vaso di Pandora è stato un ex agente segreto, Luis Elizondo. I nostri lettori forse si ricorderanno di lui: ve ne abbiamo parlato lo scorso 10 ottobre, annunciando la creazione di To the Stars Academy of Arts and Science, l’iniziativa promossa da Tom DeLonge per studiare il fenomeno UFO. Già in quell’articolo scrivevamo che Elizondo era stato a capo di un programma segreto del Pentagono relativo alle minacce provenienti dallo spazio.
Elizondo ha lasciato il suo incarico il 4 ottobre. Nella lettera di dimissioni ha espresso il suo disappunto per la scarsa attenzione mostrata dai suoi superiori all’argomento nonostante “i tanti resoconti provenienti dalla Marina e da altri reparti in merito a sistemi aerei inusuali che interferiscono con piattaforme militari e dimostrano capacità che vanno al di là della nostra prossima generazione” ed insisteva sulla necessità di approfondire “potenzialità e scopo di questi fenomeni a vantaggio delle forze armate e della Nazione”. Al NYT, riferendosi agli UFO, ha detto:”Non è un argomento che governi e istituzioni dovrebbero classificare per mantenerlo segreto alla gente.”
Ma come sono stati spesi quei 22 milioni di dollari? Sono andati in gran parte alla Bigelow Aerospace. Vi dice niente questo nome? Bè, se avete letto il nostro blog lo scorso maggio, ricorderete che vi abbiamo parlato anche del milionario Robert Bigelow, della sua società aerospaziale che ha per logo il volto di un Grigio e che in un’intervista alla CBS si è detto certo che gli Alieni siano già tra noi e che gli UFO sono reali. A quanto pare, i ricercatori della Bigelow Aerospace avrebbero ricevuto materiale in lega metallica proveniente da questi fenomeni aerei non identificati e avrebbero anche esaminato persone che sostengono di aver manifestato effetti fisici dopo l’incontro con questi oggetti.
L’ex senatore Harry Reid– amico di Bigelow e da tempo appassionato di fenomeni spaziali, promotore dei fondi per il programma segreto del Pentagono- in una recente intervista ha detto:”Non mi vergogno e non sono imbarazzato o dispiaciuto, credo che sia una delle cose buone che ho realizzato durante il mio mandato al Congresso. Ho fatto qualcosa che nessuno aveva fatto prima”. E commentando l’articolo del NYT su twitter, ha scritto: “Se qualcuno ritiene di avere le risposte, si sta prendendo in giro da solo. Non abbiamo le risposte, ma molte prove a sostegno delle domande. Riguarda la scienza e la sicurezza nazionale… La verità è là fuori. Sul serio.”
Tutto sta a trovarla. Intervistato dall’agenzia di stampa ADNCronos, il decano dell’Ufologia italiana, il sociologo Roberto Pinotti, ha interpretato così la notizia:”Questo è un altro tassello di quel percorso di progressivo avvicinamento alla verità che gli Stati Uniti hanno intrapreso da alcuni anni e che prevede la rivelazione ‘a rate’ di una realtà che non si vuole ancora svelare completamente. Le autorità politiche mondiali non possono rivelare apertamente l’esistenza di questo fenomeno, ma di fronte alle fughe di notizie e alla crescente consapevolezza del fenomeno a livello globale, ecco che dopo la fase della negazione totale si è quindi finalmente passati a quella dell’ammissione graduale, in modo da gestire comunque le reazioni dell’opinione pubblica.”
SABRINA PIERAGOSTINI