Come trovare una civiltà extraterrestre? Per ora, ci siamo concentrati nel tentare di captare segnali intelligenti provenienti da altri mondi, come emissioni radio, raggi laser e così via. Questo è il metodo seguito, da molti anni ormai, dal SETI ( Search for Extra Terrestrial Intelligence), anche se senza risultati degni di nota. Ma ora lo studio di un astronomo spagnolo propone una nuova strada, semplice e già a nostra disposizione, per cercare tracce di tecnologia nello spazio: basta andare alla ricerca di satelliti artificiali in orbita attorno agli esopianeti.
A commentare positivamente l’approccio di Hector Socas-Navarro, autore dell’articolo scientifico pubblicato di recente sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal, è un decano del SETI, ovvero Seth Shostak. Scrivendo per NCBnews.com, Shostak ha infatti dato il suo endorsement all’idea del collega. Anche perchè restare in attesa, nella speranza di cogliere un messaggio radio o un lampo laser, richiede molta pazienza e ancora più fortuna. “C’è bisogno di sincronicità tra chi emette (gli Alieni) e chi riceve (noi). Ma che possibilità ci sono che la nostra attenzione sia rivolta proprio a quel particolare sistema planetario dal quale stanno trasmettendo nella nostra direzione?”, domanda Shostak. Poche, molto poche.
Ecco perché un metodo che non include la sincronicità risulta così interessante. Se cerchiamo- e troviamo- manufatti alieni, magari sopravvissuti agli stessi Extraterrestri, potremmo avere la prova della loro esistenza, proprio come le ossa fossili dei dinosauri, spariti dalla circolazione da milioni di anni, ci garantiscono che un tempo vivevano effettivamente sul nostro pianeta: non ci serve vedere un T-Rex in movimento per sapere che è esistito. Così, se potessimo ad esempio individuare nelle atmosfere di altri pianeti i clorofluorocaburi (responsabili qui da noi del buco dell’ozono) dimostreremmo la presenza di individui intelligenti che quanto meno hanno usato gli spray…
Sfortunatamente, però, i nostri telescopi non sono ancora in grado di “annusare” atmosfere lontane anni luce per analizzarne le componenti chimiche. Invece, sanno perfettamente come trovare oggetti artificiali come, per l’appunto, dei satelliti che una civiltà tecnologica non può non avere. I nostri (sono circa tre mila) svolgono una moltitudine di funzioni, sia civili che militari. Tra questi, ricorda l’astronomo americano, ci sono i 400 posizionati sull’equatore a quota 36.000 chilometri, i cosiddetti satelliti geostazionari che completano un’orbita in 24 ore come la Terra. Per questo sembrano fermi nel cielo e vengono usati per le previsioni meteo, i collegamenti telefonici e le dirette tv.
“Ora, noi supponiamo che gli Alieni siano sostanzialmente molto più avanzati di noi. I loro pianeti dovrebbero essere circondati da miliardi di satelliti geostazionari, anziché dai nostri miseri 400. Gli astronomi dovrebbero essere in grado di rilevare questo spesso strato di hardware spaziale quando il pianeta si interpone tra noi e la sua stella ospite- quello che viene chiamato transito”, spiega Shostak. “L’attenuazione della luminosità della stella provocato dal passaggio del pianeta sarebbe preceduta e seguita da un calo estremamente debole prodotto dalla collana di satelliti. Esso sarebbe più pronunciato se vedessimo esattamente il bordo di questa collana, che bloccherebbe più luce solare e sarebbe per questo più evidente.”
Il metodo proposto dal ricercatore spagnolo ha molti vantaggi: non essendo necessaria la sincronicità, gli Alieni non hanno bisogno di fare alcuno sforzo per farsi trovare. Nè segnali cifrati, né messaggi ripetuti. Inoltre, gli artefici di quella massa di satelliti potrebbero anche essersi perfino estinti nel frattempo, ma i loro prodotti tecnologici in orbita continuerebbero a testimoniare che sono esistiti. Infine, questo sistema di ricerca non richiede strumenti particolari, telescopi più sofisticati o nuovi esperimenti. Gli astronomi dovrebbero semplicemente analizzare con più attenzione i dati sui vari pianeti extrasolari già individuati fino ad oggi.
“Nonostante quello che si vede in Tv o al cinema- conclude l’astronomo del SETI- è improbabile incrociare gli ET in continuazione. In effetti, nemmeno siamo ancora sicuri che ci siano davvero degli Alieni là fuori. Ma l’idea di Socas-Navarro di cercare enormi sciami di satelliti artificiali è intelligente. La possibilità che abbia successo può non essere elevata, ma è facile da mettere alla prova. E non c’è modo di vincere questa partita se non la si gioca.”
SABRINA PIERAGOSTINI