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Quell’UFO precipitato nel 1968 in Canada

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Sono centinaia di migliaia i documenti relativi agli UFO studiati nel corso dei decenni dai governi di mezzo mondo. Quei dossier definiti “real X-files” , a lungo custoditi nel massimo riserbo, solo di recente sono stati messi online. Ma sono così tanti, da essere praticamente illeggibili: chi si prende la briga di spulciare in quella massa abnorme di fogli pieni di notizie per lo più irrilevanti alla ricerca delle poche, pochissime pagine davvero degne di nota? Bè, qualcuno lo fa e ogni tanto spunta il classico ago nel pagliaio…

IL DOSSIER SULL'UFO RITROVATO IN CANADA NEL 1968

IL DOSSIER SULL’UFO RITROVATO IN CANADA NEL 1968

Come nel caso del ricercatore che si fa chiamare Isaac Koi. Sotto lo pseudonimo, si nasconderebbe un avvocato inglese appassionato di ufologia che preferisce mantenere l’anonimato per evitare – scrive sulla sua pagina web- le risate dei colleghi. Per rendere disponibile anche agli altri utenti quanto più materiale possibile sull’argomento, sta costruendo un suo archivio personale nel quale pubblica, in formato facilmente accessibile, i documenti resi noti dall’FBI e dai governi di Australia, Nuova Zelanda e Canada. E proprio leggendo il complesso database canadese si è imbattuto in un dossier interessante che ha divulgato.

Il documento della sezione F del Criminal Investigation Branch è datato 14 novembre 1968 e il titolo già attira l’attenzione:”U.F.O. found in Northern Saskatchewan”. Il testo che segue spiega il fatto: il 17 ottobre, il signor J. Hodges, membro della commissione meteoriti del National Research Council del Canada (l’agenzia governativa che conduce ricerche scientifiche, equivalente al nostro CNR) ha portato di persona ad un laboratorio di analisi forensi di Regina un frammento metallico ritrovato giorni prima da un pilota nella zona del Lago Wollaston, a circa 450 miglia nord-est di Prince Albert, vicino al confine con lo Stato di Manitoba.

IL FRAMMENTO METALLICO SCOPERTO 50 ANNI FA

IL FRAMMENTO METALLICO SCOPERTO 50 ANNI FA

“L’esame ha rivelato che il reperto faceva probabilmente parte di un  veicolo che viaggiava nello spazio”, si legge sul documento “confidenziale” che continua: “Tutte le autorità federali e provinciali interessate sono al corrente del ritrovamento.” Nel dossier sono allegate le foto e i risultati delle analisi chimiche compiute dal laboratorio. Gli scatti mostrano una lamiera metallica grigia, con la superficie disegnata a reticolato,  leggermente curvata e con segni di bruciature, da un lato coperta di polvere verdastra, dall’altro di un materiale bianco tipo ceramica. Progettata, scrive chi lo ha analizzato, probabilmente per formare un oggetto a tronco di cono.

Dal referto,  scopriamo che il metallo è titanio puro al 99 per cento, la composizione della polvere verde è un misto di silicati mentre la patina bianca è prevalentemente ossido di alluminio. Un memorandum, datato 24 ottobre,  afferma che l’oggetto è lungo un metro e venti, largo poco più della metà e con un peso stimato tra i 4,5 e i 6,5 chilogrammi. Cosa poteva essere? Nel dossier di 50 anni fa si avanzano varie  ipotesi. La lamiera potrebbe essere un pezzo di un aereo oppure la punta di un missile, ma già nel novembre 1968 le due possibilità vengono scartate perché due ufficiali di una base militare canadese escludono che l’oggetto possa avere qualche cosa a che fare con missili di qualunque tipo conosciuto. E il titanio in purezza porta ad escludere anche che sia stato in origine parte di un velivolo.

UN'ALTRA IMMAGINE TRATTA DALL'X-FILE CANADESE

UN’ALTRA IMMAGINE TRATTA DALL’X-FILE CANADESE

Restano le alternative ritenute più probabili da chi ha redatto il documento: dovrebbe trattarsi di un frammento di un satellite “Courier” americano, lanciato dalla base aerea Vandenberg; oppure è un frammento di un satellite sovietico; o ancora, è un frammento del rivestimento protettivo con il quale vengono lanciati i satelliti canadesi Allouette I e II. “Se l’identità del materiale potrà essere stabilita come un componente di un satellite, risulterà l’elemento più grande mai recuperato finora in questo continente e forse al mondo”, conclude il memo.

Sappiamo che i satelliti artificiali, così come razzi e le navette prodotti dall’industria aerospaziale, sono composti da leghe di metalli duri, in grado di conservare le proprietà meccaniche anche ad altissime temperature, come quelle che si raggiungono durante il rientro nell’atmosfera terrestre,  ma nello stesso tempo devono essere leggeri. Si sono così sviluppate leghe molto resistenti formate da alluminio, berillio e titanio, oppure da tantalio, niobio, tungsteno e nichel. Una percentuale di titanio puro al 99 per cento, come quella riscontrata nella lamiera trovata nello Stato canadese di Saskatchewan,  appare quanto meno anomala e  insolita.

IL REFERTO DELLE ANALISI SULL'OGGETTO MISTERIOSO

IL REFERTO DELLE ANALISI SULL’OGGETTO MISTERIOSO

Ma nel frattempo sul ritrovamento è calato il silenzio. Nel memorandum, si invita esplicitamente a non rilasciare dichiarazioni in merito alla stampa. Il riserbo si è mantenuto intatto, almeno fino a quando il governo del Canada non ha messo online i suoi X-files. Ma anche dopo, l’oggetto- a quanto pare consegnato dal signor Hodges al NRC di Ottawa- non è stato mai mostrato né viene tuttora menzionato nell’elenco dei detriti spaziali rientrati nell’atmosfera terrestre. Del frammento metallico, a qualunque cosa appartenesse, si sono perse le tracce.

SABRINA PIERAGOSTINI

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