Dalle nostre parti, prove inconfutabili della loro esistenza ancora non ce ne sono. Ma nulla vieta che, se non qua, possano esistere altrove, in uno degli “infiniti mondi possibili”, per dirla alla Giordano Bruno. Due studi scientifici portano infatti a questa conclusione: gli Alieni forse abitano negli universi paralleli al nostro, in altre dimensioni che a noi ancora sfuggono. Un’ipotesi meno assurda di quanto possa sembrare.
A pubblicare le due ricerche– una condotta dall’Università di Sydney, in Australia, e l’altra dall’Università britannica di Durham- è stata l’autorevole rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Ovviamente, obiettivo degli articoli scientifici non era dimostrare la presenza di omini verdi o grigi, ma la possibilità che la vita potesse svilupparsi ugualmente se nel nostro universo ci fosse stata una diversa quantità di Dark Energy– l’energia oscura. Ma il risultato induce a pensare che essa possa svilupparsi in qualunque tipo di universo, a differenza di quanto ipotizzato prima.
L’idea che possano esistere più universi- anche in un numero infinito- è nota come Teoria del Multiverso. Tra gli altri, l’ha sostenuta anche il fisico Stephen Hawking, recentemente scomparso: proprio l’ultimo lavoro da lui completato poco prima della morte affronta questo tema affascinante quanto controverso che prevede, al di là del nostro spazio-tempo, altre dimensioni. Anzi, secondo Hawking, potremmo dimostrare l’esistenza di universi multipli grazie alla radiazione cosmica di fondo e a complesse formule matematiche.
Come spiega Livescience.com, finora però gli assertori di questa teoria hanno sempre ipotizzato che tali universi dovrebbero attenersi ad una rigorosa serie di fattori molto vincolanti per permettere la formazione di galassie, stelle e pianeti come quelli che vediamo nel nostro universo. I due nuovi studi, che hanno fatto uso di simulazioni al computer, invece hanno verificato che, pur variando di molto le condizioni di partenza, il multiverso può comunque esistere e in esso c’è spazio anche per la vita. E la variabile presa in esame è, per l’appunto, la cosiddetta Energia Oscura.
Di cosa si tratta? L’energia oscura è una forza sconosciuta e misteriosa che permea gli spazi vuoti del cosmo e che- contro tutte le previsioni- sta facendo espandere il nostro universo. Potrebbe, in termini estremamente semplici, essere considerata l’antitesi della forza di gravità: tanto questa attrae e contrae la materia, tanto l’energia oscura la respinge e la separa. E, in questo momento, sta prevalendo: non solo sotto la sua spinta inesorabile e costante le galassie si stanno allontanando une dalle altre, ma lo stanno facendo ad una velocità che aumenta giorno dopo giorno.
Gli astrofisici non sanno esattamente cosa sia, non sanno come funzioni, non sono nemmeno tutti d’accordo sul fatto che esista. Eppure, questa presenza invisibile, che Einstein considerava una proprietà intrinseca dello spazio e la chiamava “costante cosmologica”, mentre altri preferiscono ritenerla un tipo di forza con caratteristiche dinamiche particolari e chiamarla “quintessenza” – c’è. Anzi, secondo le stime correnti, circa il 70% della massa- energia del nostro universo è data dall’energia oscura.
Non basta. C’è- dicono gli scienziati- esattamente nella giusta quantità per favorire lo sviluppo e il mantenimento della vita. Se ce ne fosse stata troppa, lo spazio si sarebbe espanso ad una velocità eccessiva e ciò avrebbe impedito la formazione delle galassie. Se invece ce ne fosse stata di meno, la forza di gravità avrebbe avuto la meglio e avrebbe fatto collassare le stelle le une sulle altre, senza lasciare tempo alla vita di sbocciare. Insomma, una fortuna cosmica più unica che rara. Negli universi paralleli- secondo il pensiero dominante- la Dark Energy dovrebbe essere in un rapporto diverso e la vita sarebbe impossibile.
A quanto pare, però, non è così. Utilizzando un programma denominato EAGLE, Evolution and Assembly of Galaxies and their Environments, usato per simulare la nascita, la vita e la morte di ipotetici universi, i due team internazionali hanno dimostrato che diminuendo o aumentando drasticamente la quantità di energia oscura- da zero a centinaia di volte il livello presente nel nostro universo- non cambia nulla: la vita trova sempre un modo per svilupparsi. “Le nostre simulazioni mostrano che un’espansione accelerata dalla Dark Energy non ha praticamente effetti sulla nascita delle stelle e quindi sulla vita. Anche incrementare l’energia oscura varie centinaia di volte non basta per portare alla morte un universo”, ha dichiarato uno dei ricercatori, Pascal Elahi dell’Università dell’Australia Occidentale.
Resta però una domanda: se gli universi possono prosperare anche con enormi livelli di Dark Energy, perché il nostro ne ha una quantità relativamente modesta? L’interrogativo, apparentemente banale, porta a una risposta per nulla scontata: “Dovremmo cercare una nuova legge della fisica per spiegare questa strana proprietà del nostro universo”, ha addirittura scritto un altro coautore della ricerca, Richard Bower, docente di cosmologia a Durham. Un compito arduo, che potrebbe portarci a rimettere in discussione quello che finora pensiamo di sapere.
SABRINA PIERAGOSTINI