“Ho il sospetto che questo piccolo gruppo di potere che dura ormai da più di 70 anni voglia solo soddisfare un po’ la curiosità della gente, ma che non abbia la seria intenzione di dare informazioni importanti sugli UFO, non vogliono che il pubblico conosca tutta la verità.” Non si aspetta rivelazioni imminenti e pensa che anche l’ammissione del Pentagono di aver studiato per anni gli oggetti volanti non identificati non preluda affatto ad una totale apertura sulla questione aliena. Lo “scettico” in questione è Robert Salas, un nome noto agli appassionati di ufologia.
Quando era un ufficiale dell’aeronautica militare degli Stati Uniti, Salas è stato involontario protagonista di un fenomeno rimasto inspiegabile: il blocco contemporaneo di 10 missili intercontinentali Minuteman con testata atomica collocati in un sito sotterraneo scavato a circa 18 metri di profondità e completamente blindato che si trovava nello Stato del Montana e dipendeva dalla base di Malmstrom. Eravamo in piena Guerra Fredda- era il 1967- e l’America era una super potenza nucleare con un arsenale impressionante. In molti stati, come appunto nel Montana, il sottosuolo era pieno di questi silos nascosti sotto terra, spesso all’insaputa degli stessi abitanti.
Ma a rendere ancora più straordinario quell’evento già di per sé preoccupante e pericoloso fu la causa che- a detta di Robert Salas- lo provocò: la presenza di un mezzo volante sconosciuto, enorme e lampeggiante, che avrebbe mandato in tilt il sistema di controllo di quei missili. Quella notte, lui- giovane capitano dell’Air Force- si trovava in quella struttura e visse uno dei momenti più drammatici della sua vita. Lo ha ripercorso con il pubblico di San Marino, quando a maggio è stato ospite del simposio organizzato dal CUN. E lo ha fatto anche con noi, rispondendo alle nostre domande.
“Il 24 marzo del 1967 ero al comando della sala di controllo lancio, perché il mio comandante stava riposando”, ricorda l’ex ufficiale. “Ricevetti la telefonata della guardia che stava in superficie, che mi diceva di vedere delle strane luci muoversi in cielo: andavano avanti, si fermavamo, tornavano indietro … Un movimento a zig-zag, quindi non poteva essere un aereo. Sembrava un UFO, mi disse. Io risposi: “Ok, grazie” e misi giù la cornetta. Ma cinque minuti dopo, mi richiamò molto spaventato, la sua voce era alterata e urlava al telefono. “Signore, vedo un enorme oggetto sospeso sopra la cancellata, è luminoso, emette una luce molto intensa e pulsa“.
A quel punto, il capitano si preoccupa. Teme che le guardie possano aprire il fuoco, ordina di mantenere la calma, di usare la forza solo in caso di vera necessità e di tentare di tenere fuori dalla recinzione quel coso che vola sopra le loro teste. Intanto, va a svegliare il suo superiore. Non fa in tempo a raccontargli quanto gli è stato riferito che scatta l’allarme. “Indicava che tutti i missili erano stati disattivati: erano tutti passati dalla luce verde a quella rossa, nessuno di essi poteva essere lanciato, questo fu il messaggio che ci venne dato dai ragazzi che erano nell’area del sistema di controllo.” Dunque, all’improvviso e in simultanea, dieci missili finiscono in posizione “no-go”: non rispondono più ai comandi.
Il superiore di Salas chiama la base per informare dell’accaduto e la risposta è sorprendente: ”Gli dissero che una cosa simile era già successa una settimana prima in un altro silo, sempre dipendente dalla Malmstrom, e anche lì i missili erano stati disabilitati da un UFO.” La notte trascorre nel tentativo di ripristinare la funzionalità dei Minuteman, poi arriva il cambio turno, così Salas e il collega si recano a rapporto dal comandante della base. Lì arriva l’ordine di mantenere il segreto più assoluto. “Semplicemente ci disse di restare in silenzio e ci fece firmare un documento che ci vincolava a non parlarne con nessuno. Noi lo firmammo e ci impegnammo a mantenere il segreto per tutta la vita,” racconta oggi Robert Salas.
Una promessa che osserva scrupolosamente per quasi tre decenni. Non ne parla con la moglie, né con gli altri famigliari. Rimane zitto anche dopo aver lasciato l’esercito. L’ormai ex capitano Salas lavora come ingegnere addetto al controllo della sicurezza degli aerei per la Federal Aviation Administration, ma ancora si attiene agli ordini. Fino a quando, un giorno, con sua grande sorpresa scopre che quanto avvenuto quella notte del marzo 1967 non è più considerato un segreto militare. Nel 1994 prende in mano un libro, “Beyond top secret” di Timothy Good, e resta senza parole.
“A pagina 301, c’era un piccolo paragrafo in cui si parlava dei missili disattivati nel 1967 a Malmstrom. Ero scioccato, c’erano i documenti dell’Air Force- anche se l’UFO non veniva citato. Allora scrissi all’Aeronautica militare e sulla base del FOIA , il Freedom of Information Act, chiesi anch’io informazioni dettagliate su quei missili disattivati, non dissi niente dell’ UFO, ma dissi solo “in circostanze insolite”. Loro mi risposero: “Ok, quel caso è stato declassificato” e mi spedirono tutti i documenti. Ho capito che non era più considerato segreto, così ho deciso di raccontare pubblicamente tutto quello che sapevo. E dal 1996 ho iniziato a parlarne in tv e ai giornali.”
Solo che a differenza di quanto riportano i documenti, Salas aggiunge il dettaglio- non certo trascurabile- di quell’oggetto volante misterioso, negato dai suoi superiori. Afferma anche che quella notte un soldato si ferì, ma nemmeno questo risulta agli atti. Cìè anche confusione sulle date, prima si parla del 16 marzo, poi del 24. Elementi che hanno indotto molti a ritenere che l’ex capitano dell’USAF si sia inventato la storia dell’UFO. Un’accusa che lui respinge al mittente: ”Di solito gli scettici che mi attaccano non hanno mai letto i miei libri, ne ho scritti due e contengono molti dettagli che sono facilmente verificabili. Mi accusano di mentire senza neanche aver preso in esame i documenti che porto e le testimonianze di persone molto affidabili.”
Da quella notte, dice Robert Salas, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno UFO. Si è convinto che non possano essere di questo mondo, perché nemmeno oggi possediamo una tecnologia in grado di emettere un segnale elettromagnetico che penetri terreno, cemento, acciaio per 18 metri come ha fatto quel velivolo di oltre 50 anni fa. Ed è certo che quegli “incidenti” abbiano avuto uno scopo preciso:”Credo che abbiano voluto mandarci un messaggio, perché non hanno mai danneggiato l’arsenale nucleare, semplicemente lo hanno messo fuori uso per un breve periodo. Quando hanno preso di mira le basi di lancio, non hanno fatto altro che disattivare i missili, anche se potevano distruggerli… Quindi, non sono stati degli attacchi violenti. Ci hanno dato solo un avvertimento.”
Quale? Che stiamo giocando col fuoco. Che le armi atomiche possono determinare la fine della nostra civiltà. Che rischiamo di compromettere per sempre il meraviglioso pianeta sul quale abitiamo. Ecco perché dall’inizio dell’era atomica gli avvistamenti UFO si sarebbero moltiplicati, senza però mai diventare del tutto palesi. Se non c’è ancora stato un contatto di massa, il motivo c’è. Dice Salas:” Gli Extraterrestri ritengono che siamo una civiltà ancora molto violenta, perché abbiamo armi nucleari e minacciamo di usarle gli uni contro gli altri. Gli Alieni pensano che non siamo ancora pronti per loro. Ma noi invece siamo pronti per conoscere quello che i nostri governi ci nascondono.”
SABRINA PIERAGOSTINI