Internet? Esisteva già duemila anni fa. Lo ha sostenuto, durante un discorso in pubblico, Biplab Deb, ministro dello stato di Tripura, in India. Secondo il politico, la prova sta negli antichi testi epici scritti in sanscrito come ad esempio il Mahabharata, nel quale un re seduto nel suo palazzo viene informato in tempo reale dell’esito di una battaglia: possibile, è la conclusione del ministro indiano, solo con la presenza di satelliti per le telecomunicazioni e della rete.
Affermazioni che proprio il popolo della rete ha poi ridicolizzato e sbeffeggiato. Ma Biplab Deb non è il primo personaggio di spicco indiano a rivendicare per la propria nazione il merito di aver ideato tecnologie che riteniamo frutto dell’era moderna. Lo stesso premier Modi, nel 2014, aveva affermato (sempre citando passi tratti dai testi vedici) che le tecniche per la riproduzione assistita e la chirurgia estetica sono state inventate in India svariati millenni fa. Frasi che suonano assurde a molti di noi, ma che appaiono del tutto logiche invece a chi conosce a fondo la cultura millenaria del gigante asiatico.
“In realtà ogni aspetto pratico, tecnologico e scientifico era già noto nelle civiltà precedenti. I Purāna indiani lo provano ampiamente. È solo a causa di un pregiudizio europeo e colonialista che la storia, nelle scuole, viene raccontata in modo distorto”, spiega infatti Valentino Bellucci, esperto di questi testi affascinanti. “Nelle antichissime civiltà erano presenti conoscenze mediche e scientifiche avanzatissime (basterebbe studiare la medicina ayurvedica). Per quanto riguarda la procreazione assistita consiglio la lettura del Bhagavata-Purāna, in particolare i primi Canti. Il lettore troverà descritta una società avanzata tecnologicamente e spiritualmente. Un episodio narra addirittura una clonazione umana ad opera dei sacerdoti per poter avere un Re migliore, dopo la morte dell’ultimo sovrano ( Nascita di Re Pŗithu, Bhagavata-Purāna, Canto 4, cap. 14-15)
Laureato in filosofia e in sociologia, Bellucci è docente di storia e filosofia in un liceo ed ha seguito un percorso personale di approfondimento di tematiche legate all’antropologia e alle dinamiche sociali. Grazie all’incontro col grande orientalista Icilio Vecchiotti, conoscitore del sanscrito e dei testi vedici, si è avvicinato a questo straordinario patrimonio culturale. “Il mio primo approccio è di tipo storico-critico, che mi ha permesso di scindere le parti allegoriche e pedagogiche da quelle storiche e scientifiche. Il secondo è quello tradizionale ed iniziatico (essendo un praticante di bhakti-yoga) che mi ha permesso di accedere ai contenuti spirituali più intimi dei testi. Entrambi gli approcci sono necessari se si desidera cogliere in pieno questo corpus di testi unici nella storia umana. Una lettura letterale è del tutto insufficiente e fuorviante.”
Leggendo e analizzando gli antichi testi indiani con queste due metodiche complementari l’una all’altra, il professor Bellucci si è convinto che molti millenni prima di Cristo in India sia fiorita una raffinata civiltà, dotata di conoscenze molto approfondite in ogni ambito della scienza e con nozioni tecnologiche persino superiori a quelle attuali. “In realtà la nostra scienza non esisterebbe neppure senza il sistema dei numeri indiani (che gli arabi portarono in Europa) e senza lo zero. Secoli prima di Copernico e di Galilei gli astronomi indiani avevano già dimostrato e calcolato l’orbita della Terra attorno al Sole e la forza di gravità”, assicura.
“Architettura, ingegneria e macchine per volare in cielo e nello spazio erano già presenti in queste civiltà indiane. In tutto il mondo ci sono tracce di città la cui architettura denota profonde conoscenze fisiche e matematiche. Nei Purāna le macchine per volare sono spesso citate e in altri testi minori viene descritto il loro funzionamento nel dettaglio.” Insomma, i Vimana, di cui molto si è detto e molto si è scritto. In India, ci sono docenti universitari, chimici, ingegneri al lavoro per riprodurre le leghe metalliche e i materiali da costruzione indicati nei Veda con i quali poi realizzare gli aerei e le astronavi dell’antichità. Ma la sapienza indiana sarebbe depositaria di saperi ancora più avanzati.
“Nel mio saggio La saggezza di Shiva ho tentato di mostrare, in sintesi, quanta conoscenza scientifica avanzata fosse già presente nei Purāna”, afferma infatti il professor Bellucci. “La biologia, la fisica quantistica, la relatività del tempo… Sono tutti aspetti già presenti in questi testi meravigliosi. In particolare i Purāna descrivevano già l’esistenza di altre galassie e di altri universi oltre il nostro (infiniti universi materiali), cosa che di recente solo la fisica delle stringhe ha osato fare. Ma l’aspetto notevole, a mio avviso, consiste nel fatto che tale conoscenza del mondo materiale non è fine a se stessa ma è legata ad una, ben superiore, conoscenza dei mondi spirituali e del divino, oltre ogni dogma delle religioni che noi conosciamo in Europa”.
Prosegue Valentino Bellucci: “La spiritualità era, nelle antiche civiltà, qualcosa di scientifico e di pratico. Ora sto lavorando ad altri saggi per divulgare questa conoscenza unica e preziosa. In particolare uscirà presto un mio saggio sulla Psicologia dello yoga e sto inoltre curando un testo straordinario dedicato alla filosofia indiana del Shankya, che darà al lettore molti strumenti per analizzare meglio concetti come karma e reincarnazione, spesso mal compresi”. Ma se davvero migliaia di anni fa, esisteva una scienza così evoluta, superiore per certi aspetti a quella attuale, chi ne è stato l’artefice? “È una domanda fondamentale. Questa conoscenza non è ritenuta di origine umana”, ammette il professore.
“Lo stesso filosofo Schopenhauer considerava tali testi sovrumani. Nei Purāna infatti si fa riferimento alle civiltà di altri pianeti e agli scambi avvenuti tra questi mondi ed il nostro. I Deva sono gli esseri divini dei pianeti superiori che hanno donato a noi solo una piccola parte della conoscenza universale. La stessa lingua sanscrita è considerata la lingua degli dèi, una lingua cosmica, origine e radice di ogni lingua oggi esistente. Ma è bene ricordare che gli stessi Deva fanno riferimento al Dio/Dea supremo che ha emanato gli universi e che ha donato questa conoscenza ai primi esseri del cosmo…Invito i lettori ad andare oltre i confini della cultura e della storia ufficiale, poiché vi sono ben altre cose da scoprire, per la mente e per l’anima.”
SABRINA PIERAGOSTINI