Nel 1969, l’antropologo americano Roger W. Wescott pubblicava il saggio “The Divine Animal”, nel quale ipotizzava che l’essere umano fosse il prodotto dell’intervento di una civiltà extraterrestre. Lo asseriva sulla base delle caratteristiche tipiche da animale addomesticato presenti nell’Uomo. Attribuendone la responsabilità a quelli che lo studioso definiva “i dischiani” (ovvero coloro che controllano i dischi volanti) superava il paradosso dell’autodomesticazione, comunemente accettato dagli altri antropologi sebbene di ardua giustificazione. Il libro venne ostracizzato e ridicolizzato dagli ambienti accademici.
Quasi 50 anni dopo, gli stessi concetti sono stati ripresi, approfonditi ed aggiornati da “Resi umani”, l’opera scritta a quattro mani da Mauro Biglino e Pietro Buffa. E nel 2018, quali reazioni ha sollevato nel mondo scientifico un’ipotesi del genere? “L’ipotesi che dietro l’evoluzione umana vi sia l’operato di attori esterni che avrebbero agito come un potente ‘fattore selettivo’ in grado di guidare il processo di ominazione è tanto affascinante quanto difficoltosa”, dice il biologo Buffa. “Quello che tentiamo di fare è vagliare questa possibilità attraverso elementi utili e considerazioni adeguate, ma per farlo dobbiamo spesso oltrepassare alcune posizioni pregiudiziali.
Se da una parte diversi colleghi hanno manifestato interesse e sono nate delle belle collaborazioni che- sono certo – porteranno ulteriori sviluppi, dall’altra parte è anche vero che ci si scontra con un ambito scientifico che considera queste linee di indagine insensate e speculative. Questo rende difficoltoso l’avvio di progetti di ricerca specificatamente basati su una ipotesi di eso-intervento nella nostra linea evolutiva, ma ciò non toglie che, attraverso la saggistica, interessanti considerazioni possono essere fatte. “
Le collaborazioni che compaiono nel libro pubblicato da UNOeditori danno ulteriore peso specifico alle affermazioni- al limite dell’incredibile…- dei due autori. Spiega infatti il dottor Buffa: “Questo libro vede il prezioso contributo di studiosi del settore biologico come il Dottor Marco Ragusa (docente di biologia e genetica all’Università di Catania), il Dottor Massimiliano Beretta (biotecnologo), il Dottor Giuseppe Pettinato (Harvard Medical School) che ringrazio per aver manifestato una grande apertura verso certe ipotesi.
Come nel mio primo libro, I Geni manipolati di Adamo, anche questo lavoro entra nel merito di alcune informazioni che provengono dai testi antichi. Con il contributo di Enrico Baccarini, documentarista e studioso dei testi della tradizione indiana, abbiamo anche vagliato alcuni elementi che evidenzierebbero curiose informazioni legate alla genetica nei testi indiani, così come dichiarò il primo ministro indiano Narendra Modi nel 2014 al giornale The Guardian. Spero davvero che collaborazioni come queste aumentino.”
Una parte importante del testo si occupa infatti delle tradizioni relative alle origini dell’Umanità tramandate dalle culture del passato. Già questa sembra una provocazione, visto che per il pensiero dominante i miti sono pure fantasie e non hanno nulla a che fare con la scienza. “Sì, è vero”, ammette il ricercatore palermitano “ i racconti che gli antichi popoli del passato ci hanno voluto trasmettere sono soventemente collocati nelle categorie del mito, della metafora, dell’allegoria ed è impensabile che questi possano contenere informazioni di valenza scientifica. Eppure non mancano personaggi del mondo accademico e scientifico che hanno rilevato una ‘scientificità’ nei racconti antichi. Parliamo di personaggi come Josef Blumrich (ingegnere capo della NASA’s Advanced Structural Development Branch), Egael Safran (docente di legge ebraica Università di Gerusalemme) e per l’appunto Roger. W. Wescott (docente di antropologia alla Drew University nel Wisconsin).”
Continua a questo proposito Buffa:”Ricordo che l’ipotesi di tecnologie relative a macchine volanti descritte negli antichi testi indiani è stata portata anche all’Indian Science Congress tenutosi a Mumbai nel 2015: parliamo di un importante convegno internazionale. Ovviamente non abbiamo certezza che un ‘corpus mitologico’ possa contenere delle realtà storiche, ma sono del parere che se ci limitiamo a guardare le civiltà antiche come società dedite solo all’edificazione di miti, rischieremo di essere poco obiettivi nei loro confronti. Dunque, come dice sempre l’amico Mauro Biglino, facciamo finta che... “
Nel tempo, Pietro Buffa si è infatti persuaso che l’imperante concetto di ‘adattamento evolutivo’ non sia sufficiente per l’animale Uomo.” Secondo la visione neo-darwinista, quando un dato carattere è adattativo, lo è perché si è evoluto in modo efficace, se invece un carattere non è adattativo, non lo è perché nel frattempo l’ambiente è andato modificandosi”, dice il bioinformatico siciliano. “Ma dato che l’ambiente del passato è definito in modo vago, se una storia di adattamento per selezione naturale viene smentita (come spesso accade quando si parla di evoluzione umana), se ne trova subito un’altra con la stessa logica esplicativa. Si può praticamente trovare una storia evolutiva per tutto, ma che alla fine non spiega nulla.”
Mauro Biglino e Pietro Buffa saranno ospiti, il prossimo 20 ottobre, della sesta edizione del Meeting “Figli delle Stelle”, organizzato a Milano da Extremamente. Con loro, proveremo a dare una risposta a quella che- secondo l’antropologo inglese Ian Tattersall- è una delle più grandi domande della scienza: come siamo diventati esseri umani? La storia della nostra evoluzione non sembra ancora scritta del tutto: restano da chiarire molti dubbi, da verificare ipotesi controverse, da accertare tempistiche e modalità. Ma quale deve essere il giusto atteggiamento del ricercatore per rispondere a tutti gli interrogativi ancora aperti?
“Sicuramente, non deve chiudersi totalmente verso nulla”, risponde il dottor Buffa. “Questo è un errore che in generale nessun ricercatore deve commettere, in modo particolare chi indaga la nostra storia biologica e ciò che riguarda gli eventi accaduti ai nostri progenitori. Oltrepassare certi limiti epistemologici e dogmatici può essere alle volte uno sconfinamento legittimo, che nasce dall’esigenza di interrogarsi in tutta libertà sulle questioni fondamentali che riguardano la propria esistenza, anche nel tentativo di vagliare possibili versioni alternative dei fatti. Non è detto che questo porti necessariamente a qualcosa, ma credo che valga sempre la pena tentare.“
SABRINA PIERAGOSTINI