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Triangolo delle Bermude: c’è un UFO in fondo al mare?

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Un cacciatore di tesori, una mappa segreta, un enorme oggetto sommerso che forse arriva da altri mondi. Aggiungete come scenario il Triangolo delle Bermude e otterrete la trama perfetta per un romanzo d’avventura o di fantascienza. Oppure, per un programma dedicato proprio ai misteri che giacciono in fondo al mare caraibico. Quel programma esiste già: si chiama Cooper’s Treasure ed è trasmesso da Discovery Channel. A raccontare la scoperta eccezionale è stato il conduttore della trasmissione, Darrel Miklos.

IL CACCIATORE DI TESORI DARRELL MIKLOS

IL CACCIATORE DI TESORI DARREL MIKLOS

La storia di come sia nata questa serie tv merita un discorso a parte. La mappa con indicati i punti esatti in cui si trovano le navi affondate nel corso dei secoli nel mar dei Caraibi sarebbe stata realizzata negli anni ’60 da Gordon Cooper, l’astronauta della NASA famoso per aver pubblicamente affermato di essere certo della presenza di civiltà extraterrestri sul nostro pianeta. Cooper fu un pioniere dell’esplorazione spaziale e nel 1963 compì ben 22 orbite a bordo del Mercury-Atlas 9, la navetta con equipaggio umano che fece da apripista per l’Apollo e la successiva conquista della Luna.

Ma oltre a fare la cavia volontaria per testare la resistenza del corpo umano nello spazio, sarebbe anche stato incaricato-mentre era lassù a girare attorno alla Terra- di una missione di spionaggio. Utilizzando una speciale strumentazione, a Gordon Cooper il Governo americano avrebbe chiesto di accertare la presenza di “minacce nucleari”. All’epoca, in piena Guerra Fredda, significava controllare dove si trovassero i sommergibili atomici sovietici o le installazioni missilistiche dell’URSS. Ma l’astronauta, appassionato di relitti antichi, avrebbe anche segnato le coordinate di altre anomalie individuate in mare e al suo ritorno sulla Terra le avrebbe annotate su una mappa.

L'ASTRONAUTA GORDON COOPER NEGLI ANNI '60

L’ASTRONAUTA GORDON COOPER NEGLI ANNI ’60

Quelle indicazioni precise al millimetro sono poi finite nelle mani di Darrell Miklos. L’amico Gordon, ormai anziano e malato, gliele passò poco prima di morire nel 2004. Lo ha spiegato proprio il cacciatore di tesori in un’intervista esclusiva pubblicata dal Daily Mail. Seguendo le coordinate segnate su quella mappa del tesoro, nella prima stagione del programma Miklos ha potuto individuare un’ancora vecchia di secoli che potrebbe appartenere ad una delle caravelle di Cristoforo Colombo, senza contare un’altra dozzina di reperti di grande valore economico.

Ma mentre Miklos e il suo staff stavano registrando la settima puntata della seconda stagione di Cooper’s Treasure, ecco la scoperta che lo ha lasciato senza parole. In un punto del Triangolo delle Bermude, ha visto una struttura di dimensioni gigantesche con una forma bizzarra. “Stavamo girando la scena nella quale sto seduto in un sommergibile a due posti” racconta Miklos al quotidiano britannico. “Eravamo sulle tracce di un relitto inglese legato a Sir Francis Drake e stavo cercando di identificare del materiale del naufragio sulla base delle carte di Gordon, quando ho notato qualcosa che mi ha sconvolto, mi ha scioccato. Non avevo mai visto nulla del genere prima, è troppo grande per essere un relitto.”

LA GRANDE STRUTTURA INDIVIDUATA NEL MAR DEI CARAIBI

LA GRANDE STRUTTURA INDIVIDUATA NEL MAR DEI CARAIBI

Le dimensioni sono impressionanti, stando al racconto del conduttore televisivo. La formazione sembra infatti composta da un corpo centrale a cupola vasto come due campi di football americano messi insieme. Da qui, si diramano  15 protuberanze la cui lunghezza sarebbe di circa 300 piedi, ovvero più di 90 metri. Non sembrano opera della natura, non sembrano opera dell’uomo, non sembrano nulla di noto o di comprensibile. Ma non basta… La misteriosa struttura, bracci inclusi, appare ricoperta da uno spesso strato di coralli che sarebbero antichi di centinaia, se non di migliaia di anni. Qualunque cosa sia, dunque, quella “cosa” si trova in fondo al mare da molto, molto tempo.

Una volta tornato a galla, Miklos ha voluto ricontrollare gli appunti di Cooper e ha così scoperto che in quel punto del mare aveva scritto le parole “oggetto non identificato” anziché comune termine “relitto storico”. Forse intendeva proprio dire UFO o meglio, in questo caso, USO- Unidentified Submerged Object. “Gordon credeva negli Alieni. Credeva che avessimo avuto visitatori da altri pianeti e credeva che molti di questi oggetti fossero finiti in questa parte del mondo”, continua il racconto del cacciatore di tesori.

UNA DELLE 15 PROTUBERANZE DELLA STRUTTURA SOTTOMARINA

UNA DELLE 15 PROTUBERANZE DELLA STRUTTURA SOTTOMARINA

Consapevole di rischiare la sua reputazione nell’affermare di essersi imbattuto in un’astronave aliena in un punto non precisato del mar dei Caraibi, Miklos preferisce essere prudente e non si sbilancia troppo. “Voglio fare delle indagini, voglio vedere cos’è. Magari si rivela essere uno scherzo della natura, ma visto dove si trova e considerando le convinzioni di Gordon e quello che ho visto, penso che valga la pena investigare“. Chissà, magari a quasi cento metri di profondità, in uno dei luoghi del pianeta più ricco di mistero e leggende- il famigerato Triangolo delle Bermude– si potrebbe nascondere la prova tanto attesa da chi crede negli ET.

Sarebbe un modo a dir poco straordinario per celebrare un anniversario importante per il mondo dell’ufologia. Esattamente 40 anni fa, infatti, nel novembre 1978, Gordon Cooper scrisse una lettera all’ambasciatore di Grenada presso l’ONU che voleva una commissione di inchiesta internazionale sulla questione UFO. Non se ne fece nulla, ma il testo di quella lettera suona attuale ancora oggi. “Sono convinto che questi veicoli extraterrestri e i loro equipaggi stiano visitando questo pianeta da altri mondi che ovviamente sono un po’ più tecnologicamente avanzati rispetto alla Terra”, affermava l’ex astronauta.

UN ALTRO DETTAGLIO RIPRESO DURANTE L'IMMERSIONE DA MIKLOS

UN ALTRO DETTAGLIO RIPRESO DURANTE L’IMMERSIONE DA MIKLOS

Proseguiva poi: “Ritengo che sia necessario disporre di un programma coordinato di alto livello per raccogliere e analizzare scientificamente i dati provenienti da ogni parte del mondo relativi a qualsiasi tipo di incontro e per determinare il modo migliore per interfacciarsi con questi visitatori in modo amichevole.” Lui stesso, rivelava, da pilota aveva visto alcuni di questi oggetti non identificati , “di dimensioni diverse, che volavano in formazione, generalmente da est a ovest in Europa. Erano ad un’altitudine maggiore di quella che potevamo raggiungere con i nostri caccia a reazione di quel tempo”, si legge nella lettera.

In un’intervista rilasciata qualche anno dopo, poi, fu ancora più esplicito.”Per molti anni ho vissuto con un segreto, in un riserbo imposto a tutti gli specialisti in astronautica. Ora posso rivelare che ogni giorno, negli Stati Uniti, i nostri strumenti radar catturano oggetti di forma e composizione a noi sconosciuti. E ci sono migliaia di testimonianze e una gran quantità di documenti a dimostrarlo, ma nessuno vuole renderli pubblici. Perché? Perché l’autorità ha paura che le persone possano pensare a solo Dio sa che tipo di orribili invasori. Quindi la parola d’ordine è ancora: dobbiamo evitare il panico con tutti i mezzi.”

La verità potrebbe essere celata sotto il mar dei Caraibi. O forse, anche questa volta, tutto finirà in una bolla di sapone. Qualche anno fa, lo ricorderete, altri cacciatori di tesori avevano individuato una strana struttura nelle acque al largo della Svezia che ricordava per aspetto un Millenium Falcon di Guerre Stellari. Qualsiasi cosa sia, giace ancora nei fondali del Mare del Nord e oggi sembra che nessuno sia più intenzionato a scoprirne l’esatta natura.

IL LOGO DEL PROGRAMMA DI DISCOVERY CHANNEL

IL LOGO DEL PROGRAMMA DI DISCOVERY CHANNEL

Accadrà lo stesso anche all’ enorme e bizzarra formazione trovata da Miklos? Lui e il produttore del programma,  Ari Mark, sperano di no. Si aspettano anzi che Discovery Channel commissioni loro un nuovo ciclo di puntate per tornare là sotto e guardare più da vicino l’enigma. Mark ha dichiarato infatti: “Vogliamo capire esattamente cosa sia e stabilire se sia in relazione con l’idea di Cooper che non siamo soli nell’universo”.

SABRINA PIERAGOSTINI

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