Un vertice in Cina, un secondo a Mosca pochi giorni fa, alla presenza di alti ufficiali dell’esercito e di cosmonauti. Oggetto della discussione: la questione aliena e la creazione di un panel ad hoc all’interno delle Nazioni Unite. A quarant’anni esatti dal tentativo- fallito- del primo ministro di Grenada Eric Gairy di ottenere uno studio condiviso, a livello internazionale, sul fenomeno UFO all’interno del Palazzo di Vetro, ora a riprovarci sarebbero le due superpotenze, pronte a farsi promotrici di un’analoga richiesta per coinvolgere l’ONU.
A rivelarlo è stato Gary Heseltine durante il suo intervento nel corso del Meeting Internazionale “Figli delle Stelle-Le nuove frontiere” che si è svolto a Milano sabato 20 ottobre. L’ex detective della polizia inglese che da anni indaga sugli UFO era uno degli esperti convocati per confrontarsi su questa proposta. Lui e gli altri ufologi sono stati i primi firmatari della richiesta di istituire un comitato incaricato di studiare il fenomeno. L’obiettivo è raggiungere almeno 30 adesioni per poter ottenere quello che nel 1978 non fu possibile, ossia un vero dibattito all’ONU. Se l’iniziativa avrà successo, sarà la Cina a dare i fondi per lo staff, per la sede e a sostenere tutte le spese.
“In quel caso, non si parlerà più di luci nel cielo, ma di prove concrete. Emergerà tutta la verità, sarà realizzata una totale apertura sulla presenza di questi oggetti volanti in mezzo a noi. Allora non ci saranno più né se né ma, tutto sarà completamente chiaro, senza alcun dubbio”, mi ha detto ottimista Gary Heseltine durante una pausa. L’ufologo inglese crede dunque che la disclosure– ossia, la rivelazione- sulla questione aliena stavolta possa essere a portata di mano. Anche perché ritiene che questa iniziativa russo-cinese stia mettendo sotto pressione gli Americani, perennemente in gara per essere i primi in qualsivoglia campo. “Sicuramente ci saranno degli sviluppi, aspettiamo e vediamo”.
Ma il convegno ha vissuto altri momenti forti. Come il ritorno, dopo una lunga assenza dovuta a motivi di salute, di Mauro Biglino, accolto con grande affetto dal pubblico in sala. “I veri scienziati mantengono un’apertura mentale, gli altri che negano a priori sono scientisti”, ha detto commentando il sempre più sottile confine tra scienza e fantascienza. E ha citato qualche esempio: esiste davvero un pianeta là dove lo avevano immaginato, 30 anni fa, gli sceneggiatori di Star Trek ipotizzando la presenza di Vulcano. Oppure, secondo i ricercatori russi, entro il 2050 il teletrasporto sarà una realtà. E i worm hole– ideali scorciatoie per i viaggi interstellari- non sono solo teoria, visto che sono stati riprodotti sperimentalmente in laboratorio.
Tutto questo- ha sottolineato Biglino- ci fa pensare che muoversi da un punto all’altro della galassia, impossibile per noi oggi, potrebbe essere invece la normalità per l’Uomo del futuro, oppure per altre civiltà più avanzate già adesso. E che forse le risposte che ancora ci mancano sul nostro passato e sulle nostre origini andrebbero cercate nei testi antichi. ” Nessuno sa come tradurre Nephilim, il vocabolo biblico solitamente reso con il termine “giganti”. Ma quel che è certo è che deriva dalla parola aramaica che indicava la costellazione di Orione: quindi, la traduzione più corretta dovrebbe essere ‘quelli di Orione’“. Il saggista ha poi concluso il suo intervento affrontando una tematica che gli ha già attirato una valanga di critiche e di attacchi: la profezia relativa alla Shoah.
Molto applaudito anche Gaspare De Lama, uno dei pochi testimoni rimasti del cosiddetto “Caso Amicizia”, durato oltre due decenni a partire dal 1956, ma diventato noto al pubblico solo dopo la pubblicazione del libro “Contattismi di massa” scritto da Stefano Breccia nel 2007. Su questa vicenda gli ufologi ancora litigano e di recente chi la ritiene del tutto infondata ha usato toni molto forti nei confronti di coloro che- come De Lama- sostengono di essere entrati in contatto con un gruppo di alieni da loro denominati W56. Qualcuno li ha definiti dei ciarlatani, altri addirittura dei truffatori.
Con il candore dei suoi 97 anni portati splendidamente, Gaspare ha spiazzato tutti quando ha detto dei suoi detrattori “erano miei amici e io li considero ancora tali, anche se mi attaccano”. E poi ancora:”Non sono così stupido da pensare che la gente debba credermi, senza prove, così sulla fiducia. Io so quello che ho vissuto e lo racconto, ma non pretendo di convincere nessuno. Però so che insieme a me, nel gruppo di Amicizia, c’erano anche un magistrato, un avvocato, dei liberi professionisti. Ecco, non eravamo un’ organizzazione per delinquere…” E ha poi ripercorso i momenti salienti di quella sua esperienza per molti versi incredibile.
Altrettanto schietto, un altro “vecchietto terribile”: il comandante Dante Golinelli. Oggi ha 86 anni ed è in pensione, ma nel 1966 l’allora maresciallo era ai comandi di un jet militare. Un giorno di ottobre fu mandato in scramble a verificare cosa fosse una luce- luminosa come una stella – che dal mattino se ne stava sospesa in verticale sopra l’aeroporto militare di San Damiano, vicino a Piacenza. Arrivando alla quota massima possibile all’epoca per i caccia, Golinelli si rese conto che sopra di lui, a circa 60-70 mila piedi di altezza, c’era un enorme velivolo triangolare, “sicuramente metallico, perché rifletteva la luce del sole”. Al suo rientro alla base, gli fu ordinato di non parlarne con nessuno. La notizia però trapelò e finì in copertina su “Tribuna Illustrata”.
“In caserma- ricorda Golinelli- scoppiò il pandemonio, il comandante fece a tutti i sottoposti una bella ramanzina”, ha raccontato. Poi la notizia venne smentita: si era trattato solo di un pallone meteo e questa da allora è stata, per tutti, la versione ufficiale. “Macchè pallone, le sonde meteo sono diverse…”, ha però dichiarato l’ex pilota, oltre 50 anni dopo quell’ incontro ravvicinato al quale ancora oggi non sa dare una spiegazione. A realizzare l’intervista esclusiva è stato Alberto Negri, presidente di Spazio Tesla. Lui stesso piacentino, ha cercato la verità su questa storia archiviata troppo rapidamente. Con tenacia, è riuscito a risalire al testimone-chiave e a far luce su questo avvistamento UFO. Perché ancora oggi quella “stella diurna” apparsa in pieno giorno è a tutti gli effetti un oggetto volante non identificato.
Di vita extraterrestre ha poi dissertato il professor John R.Brucato, presidente della Società Italiana di Astrobiologia. Marte, insieme ad Europa, è il candidato migliore per andare alla ricerca di organismi viventi. Anche se- ha ammesso il professore- l’impresa è ardua, soprattutto perchè ancora non c’è nemmeno una definizione condivisa del concetto di vita. “La più accettata recita: è un sistema chimico che si auto sostiene e che si evolve darwinianamente. Ma magari su Trappist 1 esistono batteri che impiegano mille anni a sdoppiarsi, noi potremmo non accorgerci che sono vivi. E questo è un problema”, ha spiegato alla platea.
Il professore è coinvolto nella missione dell’ESA ExoMars che nel 2020 andrà a scavare sotto la superficie marziana. Il drill- ossia la trivella, costruita proprio a Milano- arriverà fino a due metri di profondità dove le radiazioni solari non penetrano e non “sterilizzano” il terreno. I campioni prelevati saranno poi rispediti sulla Terra- sperando che atterrino senza distruggersi…- per essere analizzati. Scopriremo così se su Marte la vita è mai esistita o se magari esiste tuttora, in forme elementari, ma super resistenti. Come i tardigradi, minuscoli animaletti terrestri in grado di sopravvivere in condizioni estreme- anche senza ossigeno o a temperature sotto zero. “Insomma, gli Alieni sono già tra noi!”, ha detto scherzando l’astrofisico.
L’evoluzione umana, il Darwinismo, i misteri del DNA sono stati al centro degli interventi quasi complementari di Marco Ragusa, docente di genetica all’Università di Catania, e del biologo molecolare Pietro Buffa. Ragusa ha evidenziato le peculiarità del processo che ha portato all’Uomo: “Dalla scimmia ai primi australopitechi ci sono voluti 2 milioni di anni. Per arrivare all’Homo Ergaster è passato un altro milione di anni. Invece, Homo Sapiens spunta appena 200 mila anni fa e sembra già formato. I tempi dell’evoluzione sono lenti, le mutazioni sono casuali e si affermano quando sono vantaggiose per la specie. Ciò vale per tutti gli animali, ma non per noi”, ha detto il professore.
Da anni impegnato nello studio del cosiddetto “junk DNA”, ovvero il DNA che non codifica proteine e che è stato a lungo considerato inutile, Marco Ragusa è convinto che proprio in questa parte del nostro genoma tuttora oscuro si deve trovare la spiegazione della nostra umanità. A differenziarci dal primate più prossimo a noi, lo scimpanzé, non è infatti solo un numero ridotto di geni, ma soprattutto un modo diverso di accenderli o spegnerli. E a regolarne il funzionamento sarebbe proprio il dark side del DNA. Un meccanismo, però, che va al di là delle nostre attuali capacità d’ingegneria genetica.
Concetto ripreso ed approfondito da Pietro Buffa, che all’ipotesi alternativa tanto al Darwinismo quanto al Creazionismo ha dedicato il libro “Resi Umani”. Ha così spiegato che l’uomo moderno presenta caratteristiche neoteniche: ovvero, anche da adulto, conserva elementi tipici del cucciolo. In natura, ciò avviene solo con la domesticazione, come ha provato un esperimento tuttora in corso in Russia sulle volpi: selezionando gli animali più mansueti ed incrociandoli tra di loro, nel corso di 75 generazioni si è ottenuta una volpe dalla testa più tonda, denti meno aguzzi e soprattutto docile.
Lo stesso processo subìto, migliaia di anni fa, dal lupo trasformato nel fedele cane che ha sviluppato malattie non presenti nel cugino selvatico e simili a quelle riscontrabili nell’uomo. Uno status noto agli antropologi, spiegato come effetto di “auto addomesticamento”. Un’eventualità ritenuta molto improbabile da Buffa che apre ad una terza via. “Per quanto apparentemente assurda, è un’ipotesi che non mi sento di scartare e che anzi ho preso in considerazione: ovvero, che l’evoluzione umana sia stata eteroguidata, ovvero c’è stato un agente esterno che ha pilotato e condizionato l’ominazione a proprio vantaggio.”
A completare la giornata, Maurizia Giusti- in arte Syusy Blady– con la sua carica di simpatia ed entusiasmo. Ha raccontato alcuni aneddoti legati alla famosa trasmissione “Turisti per caso”, grazie alla quale ha potuto scoprire, in ogni angolo del mondo, misteri ed enigmi storici e poi ha presentato una clip tratta dal suo ultimo documentario realizzato grazie ad una raccolta fondi lanciata sul web e che l’ha portata in Sudafrica, culla dell’umanità e luogo in cui si trovano le più antiche miniere d’oro. Che sia proprio quello l’Abzu o Apsu della mitologia sumera, legato alle origini dell’Adam?
Syusy ha intervistato il ricercatore sudafricano Michael Tellinger che ha portato all’attenzione del mondo la presenza di misteriose strutture in pietra in questa area dell’Africa: cerchi di pietra concatenati, opera a suo dire di una civiltà antichissima di cui nessuno sa nulla, che migliaia di anni fa già estraeva oro dal sottosuolo. Qui mito e archeologia si incrociano, per svelare quella che Syusy Blady chiama “Tutta un’altra storia“, ben diversa da quella ufficiale dei nostri libri di scuola. Una storia che teorie coraggiose e ricercatori non dogmatici stanno iniziando a riscrivere.
SABRINA PIERAGOSTINI