Quanti misteri del nostro passato attendono ancora di essere svelati… Forse, per qualcuno si troverà presto una risposta, magari già nell’anno appena iniziato. Nel 2019 probabilmente riusciremo a carpire gli ultimi segreti custoditi dalla Grande Piramide, troveremo dove si trova la città perduta di Irisagrig, faremo luce sul cristianesimo delle origini: lo pensano gli archeologi al lavoro da anni per conseguire la scoperta della vita.
Nel giro di qualche mese, dovremmo sapere la reale natura di quella enorme cavità individuata dal progetto di ricerca “Scan Pyramids Mission” promosso dall’Istituto Heritage Innovation Preservation all’interno della Piramide di Cheope, a Giza, in Egitto. Alla fine del 2017 è stata infatti annunciata la presenza di un grande spazio vuoto, fino ad allora sconosciuto, lungo circa 30 metri. A renderlo “visibile”, una tecnologia avanzata e non invasiva basata sui muoni, le particelle che si formano quando i raggi cosmici interagiscono con l’atmosfera terrestre. Sono capaci di penetrare negli strati di roccia, ma nel loro viaggio a zig-zag perdono progressivamente energia.
Calcolando la loro traiettoria e la loro velocità, è possibile comprendere la densità dell’oggetto che attraversano. E così, come vi abbiamo spiegato nell’articolo pubblicato sul blog il 2 novembre 2017, i muoni hanno rivelato che proprio sopra la Grande Galleria, per un ampio tratto, non ci sono pietre: non c’è nulla. Potrebbe trattarsi di una camera segreta o di un corridoio, ma quale ne sia stato lo scopo dei costruttori delle piramidi è ancora da chiarire. Così come ancora vanno stabilite la forma esatta e l’orientamento di questa cavità. I nuovi esami in corso probabilmente ce lo diranno presto: gli esiti sono previsti nel giro di qualche mese. Chissà se avremo delle sorprese.
Secondo il sito online LiveScience, potrebbero poi arrivare importanti novità anche dagli scavi archeologici condotti nell’area di Qumran, il luogo desertico in cui tra il 1947 e il 1956 in 11 grotte differenti vennero trovati gli ormai famosi Rotoli del Mar Morto: novecento documenti, in gran parte frammentari, considerati le copie più antiche del testo biblico. I manoscritti risalgono infatti ad un periodo compreso tra il 150 a.C. e il 70 d.C. e sono attribuiti alla setta degli Esseni e hanno una grande importanza sia storica che religiosa.
Di recente, sono state individuate altre due grotte ritenute interessanti dagli esperti. Denominate 53b e 53c, potrebbero contenere nuovi testi simili. L’ipotesi è giustificata dal ritrovamento di suppellettili, resti di vasi e coppe, oggetti in bronzo: tutto fa pensare che il luogo sia stato usato in tempi antichi come rifugio e abitazione. Ci sono anche tracce di saccheggi e danneggiamenti. Forse, nascosti in qualche angolo ancora da scavare, potrebbero trovarsi papiri antichi da esaminare per comprendere meglio l’epoca del Secondo Tempio, coincisa- per i Cristiani- con l’avvento del Messia.
È un rebus archeologico invece il luogo in cui sorgeva, più di 4 mila anni fa, nell’attuale Iraq, Irisagrig. A parlarci di questa città sumera sono le tavolette di argilla che i tombaroli, da due decenni a questa parte, hanno recuperato e immesso sul mercato nero delle antichità: un tesoro formato da 1400 preziosi e fragili documenti redatti in cuneiforme. Nel 2018, centinaia di queste tavolette sono state sequestrate negli Stati Uniti: erano state contrabbandate e comprate illegalmente dalla società Hobby Lobby. Washington, di recente, le ha riconsegnate al governo iracheno.
Traducendo alcuni frammenti di quei testi sumeri, i sumerologi hanno scoperto che Irisagrig (o Urusagrig), quattro mila anni fa era una città fiorente, con palazzi eleganti, strade ben tenute e cani pasciuti. Forse ne faceva parte il distretto sacro di Keš, noto per tributare una particolare venenerazione nei confronti della dea madre Ninmah. Ma mentre i trafficanti d’arte conoscono il luogo in cui l’antica metropoli sorgeva- tanto che la stanno progressivamente depredando- gli archeologi ancora non lo sanno. Sospettano che possa nascondersi sotto una collinetta artificiale vicino alla moderna cittadina irachena di Afak. La lettura di tutte le tavolette recuperate potrebbe presto dare indicazioni più precise su dove incominciare a scavare per ritrovare la città perduta.
Ma tanti altri enigmi storici rischiano di rimanere ancora senza risposta: ad esempio, qual è l’origine e la funzione delle Linee di Nazca? Chi ha costruito e perché le sfere di pietra di età precolombiana disseminate nel territorio meridionale del Costa Rica? Che fine ha fatto l’Arca dell’Alleanza, scomparsa da Gerusalemme dal VI secolo a. C.? Chi ha eretto e poi ricoperto di terra il tempio di Gobekli Tepe, il più antico del mondo, risalente all’8.000 a.C.? Come si è formata l’immagine impressa sul lenzuolo della Sindone e chi era davvero l’uomo raffigurato?
Dubbi che- una volta sciolti- potrebbero modificare i nostri libri di storia. Ma mai quanto il mistero delle mummie antropomorfe tridattili venute alla luce dopo scavi clandestini in Perù. Una farsa, o peggio, una truffa, per il mondo accademico e per le autorità che finora si sono rifiutati di esaminarle. Sono autentiche, non manipolate e per questo sconvolgenti, invece, per i gruppi di ricerca privati che le stanno esaminando dal 2017 e che periodicamente diffondono i risultati delle analisi scientifiche condotte finora: secondo loro, quei resti non avrebbero più del 30% di DNA simile a quello umano e apparterrebbero a specie sconosciute. Se questi dati fossero confermati, nulla sarebbe più come prima.
SABRINA PIERAGOSTINI