Emergenza asteroidi. Sono milioni le rocce spaziali che vagano nel sistema solare, con diametri che variano da poche decine di centimetri a centinaia di metri, fino addirittura chilometri. Migliaia di questi “proiettili”, quelli con le orbite più ravvicinate alla Terra, i cosiddetti NEOs, ovvero Near Earth Objects, sono potenzialmente pericolosi e per questo vengono tenuti costantemente sotto controllo. Uno di quelli più noti e monitorati, adesso, preoccupa gli scienziati russi che hanno lanciato l’allarme.
L’asteroide in questione appare così minaccioso da essersi guadagnato un nome all’altezza: si chiama infatti Apophis 99942, come il dio delle tenebre, del male e del caos nella mitologia dell’Antico Egitto. Già questo non preannuncia nulla di buono. Il suo prossimo passaggio avverrà tra pochi anni: nel 2029 arriverà abbastanza vicino alla Terra, a meno di 37 mila chilometri, circa un decimo della distanza tra il nostro pianeta e la Luna. Questo mega sasso che assomiglia a un tubero ci passerà accanto senza danni e poi, per un po’, si allontanerà. Ma è uno dei successivi passaggi a creare qualche apprensione in più.
Come riferisce il sito di RT, Russia Today, i ricercatori del dipartimento di meccanica celeste dell’Università di San Pietroburgo ritengono che non sia impossibile escludere che nel 2068 Apophis ci colpisca. Un’eventualità molto remota, ma se accadesse non sarebbe piacevole. Un blocco di roccia largo 370 metri, con una velocità di caduta di circa 7.4 chilometri al secondo, provocherebbe conseguenze terrificanti: libererebbe un’energia pari a 750 megatoni, tredici volte la potenza della bomba all’idrogeno più potente mai sperimentata, la cosiddetta bomba zar. Devastazione già avvenuta molte altre volte, in passato, molto prima che l’Uomo facesse la sua comparsa sulla Terra.
Anzi, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science e condotto da un gruppo di ricercatori di varie università, la frequenza di questi schianti sulla superficie del nostro pianeta è notevolmente aumentata negli ultimi 290 milioni di anni. In precedenza, si registrava un impatto ogni 3 milioni di anni, ma da quel periodo in poi si sono praticamente triplicati in modo quasi improvviso. Per nostra buona sorte (e loro sfortuna), i dinosauri si sono evoluti e diffusi sul pianeta nel momento sbagliato- durante l’era mesozoica- giusto in tempo per essere spazzati via da un gigantesco asteroide 66 milioni di anni fa.
L’analisi ha preso in esame le collisioni che hanno lasciato crateri ampi almeno 10 chilometri. Ma dal momento che sulla Terra, a causa dell’erosione degli agenti atmosferici e dello spostamento delle placche, molti di essi non sono più visibili, gli studiosi si sono concentrati su quelli lunari. Il nostro satellite ha infatti condiviso la nostra stessa storia, ma l’assenza di atmosfera e l’inattività del suo sottosuolo hanno conservato praticamente intatte, per milioni di anni, le cicatrici prodotte dalla caduta di centinaia di rocce spaziali. Grazie alle immagini riprese dalla missione NASA Lunar Reconnaissance Orbiter, è stato possibile datare la formazione dei crateri sulla base del tipo di detriti presenti ai loro margini.
I ricercatori hanno così scoperto che la Luna- e per estensione la Terra- ha subìto un bombardamento di asteroidi maggiore negli ultimi 290 milioni di anni rispetto a tutte le epoche precedenti. La causa probabile, secondo William Bottke, planetologo del Southwest Research Institute (Colorado), sarebbe la frammentazione di un grande corpo roccioso che 300 milioni di anni fa si trovava nella cintura degli asteroidi tra Marte e Giove: “Se la frattura iniziale è abbastanza grande, l’aumento degli impatti può durare per milioni di anni”, ha affermato. Anche se- vale la pena sottolinearlo- l’evenienza che uno di questi grandi sassi a spasso per il cosmo centri proprio il nostro pianeta è un evento molto raro: in media accade una volta ogni milione di anni.
Non di meno, l’attenzione resta alta, soprattutto ora che abbiamo gli strumenti per prevedere (pur con un margine di errore) le loro traiettorie. Così, nel caso di Apophis, sono stati già tracciati tutti i futuri passaggi, incluse le varianti che ognuno di essi potrebbe subire. Alterazioni minime che tuttavia potrebbero determinare un avvicinamento o un allontanamento, dunque un aumento o un calo della pericolosità. Scrivono infatti gli esperti russi: “L’approccio dell’asteroide causa una significativa dispersione di possibili traiettorie, che indicano una convergenza nel 2051. Le reintroduzioni di ulteriori risonanze orbitali contengono un gran numero (circa cento) di possibili collisioni tra Apophis e la Terra, la più pericolosa di esse nel 2068. “
Secondo i calcoli resi noti, l’enorme roccia spaziale tornerà ad una distanza di 16 milioni di chilometri dal nostro pianeta nel 2044, di 760.000 chilometri nel 2051, poi sarà a meno di cinque milioni di chilometri nel 2060 e a 100.000 km nel 2068. Negli anni scorsi, la data ritenuta più delicata sembrava essere il 2036: se nel 2029, l’asteroide fosse passato attraverso un determinato punto gravitazionale (una “strettoia” di 1 chilometro), le possibilità di un impatto nell’orbita successiva, 7 anni dopo, sarebbero aumentate sensibilmente. Ma dal 2006 le stime sono state corrette e riviste al ribasso e la comunità scientifica non si è più preoccupata.
I calcoli elaborati dagli astronomi della NASA sono stati infatti molto tranquillizzanti. “Le probabilità di impatto, al momento, sono meno di 1 su un milione, il che ci fa sentire sicuri nel dire che possiamo escludere un impatto sulla Terra nel 2036. Il nostro interesse per l’asteroide Apophis, nel prossimo futuro, sarà esclusivamente di carattere scientifico”, aveva spiegato nel 2013 Don Yeomans, direttore del Near-Earth Object Program Office. Evidentemente i suoi colleghi di San Pietroburgo devono essere in possesso di altri dati, o li hanno valutati in modo diverso, per dirsi invece preoccupati e guardare al 2068 come un momento critico. Addirittura, secondo RT, altri ricercatori all’università di Tomsk, in Siberia, utilizzando un super computer avrebbero già preparato un piano a base di cariche nucleari per fermare il minaccioso asteroide. Chi avrà ragione?
SABRINA PIERAGOSTINI