Siamo sulla buona strada per scoprire le prime forme di vita extraterrestre. E questa volta a dirlo pubblicamente è il capo della NASA, Jim Bridenstine. Un uomo ambizioso e incline ad attirare l’attenzione su di sé, evidentemente: dopo aver annunciato l’imminente ritorno degli Stati Uniti sulla Luna– ve ne abbiamo parlato sul blog pochi giorni fa- ha anche dichiarato che presto, molto presto, avremo le prove della presenza di vita su Marte, adesso o in un remoto passato.
L’occasione è stato un incontro organizzato presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (il centro di riferimento dell’ente spaziale americano per le missioni interplanetarie robotizzate) durante il quale è stata ufficializzata la fine della missione di Opportunity. L’eroico rover era stato inviato su Marte insieme al gemello Spirit nel gennaio 2004. Programmati per una missione di appena 90 giorni marziani e per un tragitto di appena un chilometro, i due robottini hanno superato ogni aspettativa: Spirit ha smesso di funzionare nel 2011, mentre il compagno è stato messo ko da una mostruosa tempesta di sabbia soltanto lo scorso giugno. Per tutti questi mesi, i ricercatori della NASA hanno tentato di rimetterlo in funzione, ma alla fine hanno gettato la spugna e ne hanno decretato la morte.
Per quasi 15 anni Opportunity ha svolto con diligenza la sua missione, consistente nel cercare tracce di acqua nel suolo marziano. Insieme a Spirit ha trovato molte prove che hanno confermato l’opinione degli scienziati, convinti che il Pianeta Rosso, un tempo, fosse in realtà piuttosto azzurro e con un habitat sicuramente meno ostile alla vita rispetto ad oggi. A portare avanti il loro lavoro, aggiungendo ulteriori preziose informazioni, è stato poi l’altro rover Curiosity, spedito nel 2012 e tuttora in azione. Da oltre sei anni sta esplorando il cratere Gale, ampio oltre 150 chilometri, che un tempo quasi sicuramente ospitava un lago e qui ha fatto scoperte importanti.
Innanzi tutto, ha appurato che la superficie marziana ospita delle molecole organiche complesse, gli elementi costitutivi della vita basata sul carbonio. Inoltre, che c’è del metano biogenetico in proporzioni variabili a seconda delle stagioni. Questi due elementi, aggiunti a quanto stabilito dalla sonda europea Mars Orbiter, ovvero la presenza di una vasta distesa di acqua allo stato liquido al di sotto del polo sud di Marte, non danno la certezza che ci sia vita o che ci sia mai stata, ma rendono l’ipotesi molto probabile. “Tutto questo ci induce a pensare che abbiamo ancora molto da imparare e, amici, lo faremo velocemente”, ha detto alla platea Bridenstine.
Il passo avanti consiste nel trovare delle bio-firme, ovvero le tracce lasciate da organismi viventi che dimostrino scientificamente la loro esistenza, nella storia passata o nel presente del Pianeta Rosso. “Saremo presto in grado di prelevare dei campioni e di determinare se contengano bio-firme”, ha promesso il direttore della NASA. “L’obiettivo è trovare la vita su un altro mondo e questo è quello che stiamo tentando di raggiungere. E visto che ci sono tante persone straordinarie in questa sala, siamo sulla buona strada per farcela”, ha concluso.
Non potrà essere Curiosity, tuttavia, a perseguire questo risultato. Ora sta attraversando le colline ai piedi dell’alto monte che si innalza dal cratere Gale, per cercare di capire quando e perché l’acqua presente su Marte sia scomparsa, ma non è attrezzato per cercare microorganismi o stabilire se siano mai esistiti. Compito che toccherà alla prossima missione: partenza prevista per il luglio 2020, arrivo nel febbraio dell’anno seguente. Il nuovo rover “ammarterà” nel cratere Jezero proprio per tentare di individuare eventuali forme di vita che lo abbiano mai abitato quando- centinaia di milioni di anni fa- c’era un lago. Mars 2020 raccoglierà i campioni che poi verranno analizzati dai laboratori di tutto il mondo.
Nello stesso anno, il 2020, partirà anche la missione congiunta dell’Ente Spaziale Europeo (ESA) e di quello russo (Roscosmos), per la seconda e ultima parte del progetto Exomars che prevede l’arrivo sul suolo marziano di un robot dotato di una trivella per scavare fino a due metri di profondità. Anche in questo caso, obiettivo dichiarato è verificare la possibilità che Marte abbia mai ospitato la vita, cercandola anche nel terreno, ad una profondità alla quale i raggi cosmici non penetrano. Il rover in questo caso andrà in esplorazione nella zona di Oxia Planum, un’ampia distesa di roccia argillosa vecchia di almeno 3,9 miliardi di anni.
Ma non è finita qui, perché la ricerca della vita nel sistema solare non si limita a Marte. La NASA sta sviluppando un progetto per inviare una sonda verso Europa, una delle lune di Giove con oceani nascosti sotto la sua crosta ghiacciata. Europa Clipper-questo il nome della missione- sorvolerà il satellite per dozzine di volte per osservare meglio queste grandi distese di acqua, ma anche per individuare dei potenziali luoghi di atterraggio di un lander che in futuro potrebbe essere inviato fin qui con lo scopo proprio di trovare segni di vita negli oceani di Europa.
E ancora -ricorda il sito Science.com– l’ente spaziale americano sta anche valutando la possibilità di andare ad investigare su un’altra luna molto intrigante: Titano, in orbita attorno a Saturno. Anche questo grande satellite ghiacciato potrebbe ospitare la vita: è ricoperto di metano allo stato liquido, è ricco di materiale organico ed ha una spessa atmosfera prevalentemente di azoto. Gli scienziati lo paragonano alla Terra delle origini. Se mai partirà, la missione denominata Dragonfly giungerà da queste parti nel 2034. Volando di qua e di là sulla superficie di Titano come un drone con i suoi quattro motori, Dragonfly cercherà biomolecole e tracce di attività microbiotica.
Insomma, trovare la vita al di fuori della Terra è una priorità e le agenzie spaziali stanno mettendo in campo ogni loro risorsa per arrivare al traguardo, possibilmente per prime. Dal tono delle dichiarazioni di Bridenstine , sembra che la NASA sia intenzionata a battere la concorrenza sul tempo. Il capo dell’ente americano non è l’unico a pensare che il risultato sia a portata di mano. Già nel 2015, l’allora Chief Scientist della NASA Elle Stofan prevedeva la scoperta di tracce di vita extraterrestre entro il 2025 e le prove definitive tra 20 o 30 anni. I tempi coincidono…
SABRINA PIERAGOSTINI