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Trovare la vita al di fuori della Terra: è questa la sfida del Terzo Millennio. I ricercatori sono convinti di poter centrare il bersaglio molto presto, nel giro di due o tre decenni. A patto, però, di mirare nel posto giusto. E forse- suggeriscono due studi indipendenti- finora abbiamo focalizzato la nostra attenzione e le nostre strumentazioni nel modo sbagliato.

I SISTEMI STELLARI BINARI SONO MOLTO FREQUENTI

I SISTEMI STELLARI BINARI SONO MOLTO FREQUENTI

Due astronomi dell’Università inglese di Sheffield -il professor Richard Parker e la sua allieva Bethany Wootton- si sono concentrati sui sistemi planetari più giovani e instabili con particolare interesse per i sistemi binari, quelli cioè in cui sono presenti due stelle gemelle. Hanno scoperto che un incontro con una terza stella di passaggio può determinare l’espansione della zona abitabile, ampliando così le possibilità che si creino ambienti adatti allo sviluppo della vita. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Come noto, la zona abitabile, a volte chiamata “Goldilocks zone”, è quella in cui la temperatura non è né troppo calda né troppo fredda, permettendo all’acqua di mantenersi allo stato liquido, ed è ritenuta essenziale: se un pianeta non si trova in questa zona, è meno probabile che ci siano le condizioni indispensabili per la formazione delle molecole complesse necessarie per la vita, almeno come la conosciamo noi.

Si calcola che circa un terzo dei sistemi stellari della nostra galassia sia composto da due o più stelle, ma la percentuale aumenta quando si tratta di stelle giovani. Se si trovano molto distanti l’una dall’altra,  la dimensione della fascia di abitabilità  attorno a ciascuna stella è governata dalla radiazione proveniente dal singolo astro. Ma se sono più vicine, la dimensione della zona Goldilocks aumenta perché ogni sole percepisce calore aggiuntivo dall’altro e questo aumenta la probabilità che un pianeta si trovi nel posto giusto in cui si svilupperà la vita.

LA FASCIA DI ABITABILITÀ CAMBIA IN BASE ALLA LUMINOSITÀ DELLA STELLA

NELLA FASCIA DI ABITABILITÀ  LA TEMPERATURA CONSENTE ALL’ACQUA DI RESTARE LIQUIDA

Wootton e Parker hanno usato simulazioni al computer per modellare le interazioni tra le giovani stelle in questi ammassi, calcolando il modo in cui questi incontri potrebbero condizionare le coppie binarie. Prendendo in esame un  vivaio stellare con 350 sistemi binari, i due ricercatori hanno scoperto che in 20 di questi i due soli verrebbero spinti l’uno verso l’altro da una terza stella e in questo modo le loro zone di abitabilità verrebbero espanse. Anzi, in alcuni casi, le zone abitabili di stelle in origine molto lontane verrebbero a sovrapporsi, aumentando ulteriormente la prospettiva che qualsiasi pianeta in orbita attorno a uno  o ad entrambi gli astri si trovi nel posto giusto per sviluppare la vita.

“La ricerca della vita nell’universo è una delle domande più essenziali nella scienza moderna e abbiamo bisogno di ogni minima prova che possiamo trovare per cercare di rispondere“, ha dichiarato a Physics.org la Wootton. “Il nostro modello suggerisce che ci sono più sistemi binari con pianeti nelle fasce di abitabilità di quanto pensassimo e ciò fa aumentare le prospettive. Insomma, quei mondi amati dagli scrittori di fantascienza – con due soli che brillano in cielo e dotati di vita aliena – adesso sembrano molto più probabili “. Ma le probabilità si moltiplicano a dismisura, secondo i risultati di un’altra ricerca condotta da un gruppo di ricercatori internazionali dell’Università del Southern Queensland, della NASA, dell’Università della California e dell’Istituto Federale di Rio de Janeiro.

UN'IMMAGINE DEL SATELLITE DI GIOVE EUROPA

UN’IMMAGINE DEL SATELLITE DI GIOVE EUROPA

“Finora, la ricerca di mondi abitabili si è concentrata principalmente sulla ricerca di pianeti simili alla Terra nella zona abitabile della loro stella, ma questo non è l’unico tipo di mondo sul quale potremmo trovare condizioni giuste”, spiega una degli autori dell’articolo pubblicato su arXiv.org, Michelle Hill. Ottimi candidati, infatti, sono anche le lune, come vediamo nel nostro stesso sistema solare con alcuni satelliti di Giove e Saturno osservati speciali. “Basti pensare ad Europa: molte prove suggeriscono che questa minuscola luna ospiti acqua liquida. Se dovessi scommettere dove troveremo prima una forma di vita aliena, direi che è probabile tanto su una luna come Europa che su un pianeta come Marte “, afferma Simon George, professore di Geochimica organica presso la Macquarie University.

Ma anche in questo caso, è indispensabile la posizione  in cui il satellite orbita. Nello studio, la Hill e i colleghi hanno cercato di determinare quante lune potenzialmente in grado di sostenere la vita ci siano. Punto di partenza, i dati raccolti nel corso della sua gloriosa missione da Kepler, il telescopio spaziale lanciato dalla NASA nel 2009 che ha individuato centinaia di mondi alieni. Riuscire a cogliere la presenza di lontanissime esolune è però un’impresa difficilissima, tanto che finora solo in un caso è stato possibile trovarne una, nel sistema Kepler-1625 a 4 mila anni luce. Tuttavia si può procedere per affinità e immaginare che in altri sistemi planetari con stelle simili al nostro Sole si ripetano più o meno simili condizioni.

UN'IMMAGINE ARTISTICA DEL PIANETA KEPLER 1625B E DELLA SUA LUNA

ECCO COME POTREBBERO APPARIRE  IL PIANETA KEPLER 1625B E LA SUA LUNA

“Dato che i nostri giganti gassosi possiedono molte lune ciascuno – Giove ne ha 69 e Saturno 62 – ci aspettiamo che anche questi esopianeti enormi all’interno della zona abitabile ospitino ugualmente molte lune che potrebbero essere mondi potenzialmente adatti alla vita”, afferma lo studio. Ad oggi, Kepler ha scoperto 121 di questi pianeti di tipo gioviano: pur trovandosi alla giusta distanza dai loro soli, non sono stati presi in esame perché gli astrobiologi sono interessati alle simil-Terre, ovvero ai mondi rocciosi di dimensioni più contenute. Ma in questo caso, rientrerebbero in gioco perché questa ricerca riguarda i loro satelliti. “Se assumiamo che ogni pianeta gigante abbia molte lune, allora questo studio ha contribuito a raddoppiare, se non addirittura di più, il numero di mondi potenzialmente abitabili che possiamo osservare nell’universo.”

Anche in questo caso, la scienza sembra confermare quello che la fantascienza ha già immaginato: il film “Avatar”, ad esempio, era ambientato su Pandora, luna del gigante gassoso Polifemo.Un mondo primordiale abitato da una specie di umanoidi dotati di intelligenza. Anche questo potrebbe essere un giorno reale? Considerando il numero ipotizzato di queste lune nella zona abitabile della loro stella, è del tutto possibile che se la vita esiste potremmo trovarne le prime tracce  proprio su una luna. Il problema è capire come individuarla. “La sfida futura è come possiamo fare per rilevare la vita, sia che si tratti di microbi che di intelligenza superiore“, chiosa il professor Simon.

SABRINA PIERAGOSTINI

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