La fine del mondo si avvicina. Nel 2050 inondazioni, carestie, estinzioni di massa cambieranno per sempre il pianeta e metteranno a dura prova la nostra sopravvivenza. A predire scenari apocalittici tanto imminenti non sono i profeti dell’ultima ora, ma i climatologi che lanciano l’allarme: ormai non c’è quasi più tempo per intervenire.
LA TEMPERATURA GLOBALE CRESCE, GLI EFFETTI SARANNO DEVASTANTI
I rapporti sugli effetti dell’inquinamento e dello scriteriato sfruttamento delle risorse planetarie da parte dell’Uomo dipingono spesso quadri drammatici, ma l’ultimo è a dir poco spaventoso. Il documento è stato presentato da un’associazione australiana che riunisce vari esperti del settore: secondo questo testo, le stime finora avanzate dagli studi precedenti sono poco credibili perché la realtà sarebbe molto, molto peggiore di quanto non ci abbiano mai detto.
Pubblicato dal Breakthrough National Center for Climate Restoration a Melbourne (un think tank indipendente), la tesi centrale dell’articolo scritto da Ian Dunlop e David Spratt è infatti che gli scienziati del clima si sono troppo limitati nelle loro previsioni su come i cambiamenti climatici influenzeranno il pianeta nel prossimo futuro. La verità, dicono gli autori, è che questi cambiamenti costituiscono una minaccia per la stessa esistenza dell’umanità in periodo di medio termine- insomma, nel giro di pochi decenni.
A loro avviso, l’attuale crisi climatica è la più grave che gli esseri umani si siano mai trovati a fronteggiare. I modelli climatici generali, come quelli utilizzati nel 2018 dal gruppo di studio dell’ONU in base al quale l’aumento della temperatura globale di 3,6 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius) potrebbe mettere a rischio centinaia di milioni di persone, non riescono a rappresentare nella loro completezza la situazione, resa più complessa dai processi geologici interconnessi della Terra. Ecco allora lo scenario futuribile che prospettano Dunlop e Spratt.
I GHIACCI POLARI SI SCIOLGONO
Anno 2050: i Governi in tutti gli anni precedenti non hanno preso nessun provvedimento per limitare il surriscaldamento globale e hanno continuano ad utilizzare i carburanti fossili, infischiandosene di tutte le Grete Thunberg del mondo e delle richieste degli scienziati di passare ad un’economia più ecosostenibile. Risultato: la temperatura media della Terra è salita di 3° C. Il pianeta è ormai una serra. Le calotte polari si sciolgono, il ghiaccio scompare e l’acqua dolce e fredda che si immette nel mare altera la salinità degli oceani, modifica le correnti e stravolge ulteriormente il clima mondiale.
Il caldo si fa rovente, la siccità colpisce vaste aree del pianeta: “Il 35% della superficie terrestre e il 55% della popolazione mondiale sono soggetti a più di 20 giorni all’anno di condizioni di calore letale, oltre la soglia della sopravvivenza umana”, ipotizzano. Un terzo della Terra è un deserto, anche la foresta dell’Amazzonia – il polmone verde del mondo- scompare e scompaiono rapidamente anche le barriere coralline. Il circolo vizioso si allarga e le conseguenze sono sempre più drammatiche.
NEL 2015, IL 55% DEL PIANETA POTREBBE ESSERE DISERTIFICATO
Gli ecosistemi collassano. Le zone tropicali diventano zone aride, l’agricoltura viene distrutta, la carestia costringe milioni di persone a spostarsi per sopravvivere. Una migrazione epocale che coinvolgerebbe un miliardo di disperati in fuga dalla fame e dalla sete. Altrove, però, gli eccessi di questo clima impazzito producono inondazioni che spazzano le campagne, alluvioni che sommergono le coste, mentre divampano incendi devastanti. Non c’è un angolo del pianeta immune dal disastro.
Inevitabile immaginare uno scenario di caos planetario, in cui si difendono i confini- e le poche risorse alimentari rimaste- con le armi. I conflitti tra le Nazioni, prospettano gli autori di questo studio, potrebbero facilmente degenerare in guerre nucleari che completerebbero l’opera di devastazione. Ai miliardi di esseri umani uccisi dalle catastrofi naturali e dall’inedia, si aggiungerebbero altri miliardi di esseri umani uccisi dai propri simili.
Nella Terra distrutta dalla mano dell’Uomo non ci sarebbe più spazio per molte specie animali: ne scomparirebbe addirittura un milione. Sarebbe la fine della Terra come l’abbiamo conosciuta finora, sarebbe la fine della civiltà globale umana. Se anche voi, a questo punto, avete i brividi e sperate che ci sia un modo per evitare tutta questa distruzione, la risposta è: sì, si può ancora fare qualcosa. Ma bisogna fare in fretta.
SECONDO LO STUDIO AUSTRALIANO, ALLUVIONI E INONDAZIONI COLPIRANNO ALTRE AREE DEL PIANETA
Secondo gli autori dello studio, abbiamo un decennio per trasformare l’economia mondiale in un sistema ad emissioni zero di carbonio. E per riuscirci, serve una mobilitazione di massa, un piano d’emergenza condiviso da cui nessuno possa più tirarsi indietro. Considerando l’atteggiamento attuale degli Stati Uniti- con il presidente Trump che ritiene il surriscaldamento globale una baggianata- e il comportamento dei giganti asiatici- Cina e India su tutti, grandi consumatori di carbone alla faccia dell’ecologia- la prospettiva non è rosea. E non abbiamo un piano b ( un pianeta di riserva) a disposizione.