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Seth Shostak: “Cosa ha cambiato l’allunaggio del 1969”

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22 luglio 1969: l’Apollo 11 era sulla via di casa. Dopo lo storico allunaggio e la prima orma di un piede umano- quello di Neil Armstrong- impressa sulla polvere lunare, l’equipaggio stava percorrendo il viaggio a ritroso, per  poi ammarare, il 24 luglio, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. Ma ad attendere i tre eroi dell’epopea spaziale non sarebbe stato, subito dopo,  un bagno di folla, ma un  periodo di isolamento. Motivo? Il rischio che avessero portato con sé qualche misterioso microbo extraterrestre.

L'AMMARAGGIO DELL'EQUIPAGGIO DI APOLLO 11

L’AMMARAGGIO DELL’EQUIPAGGIO DI APOLLO 11

Il protocollo della NASA infatti prevedeva una sorta di quarantena– durata in realtà tre settimane- per scongiurare il pericolo. E così fu: Armstrong, Collins e Aldrin per 18 giorni non ebbero contatti diretti con nessuno, escluso i medici. Ovviamente, né sulle loro tute spaziali né sui campioni di roccia riportati sulla Terra vennero trovati batteri, virus o altri microorganismi alieni, ma in un certo senso l’impresa dell’Apollo 11 fu comunque un veicolo di diffusione degli ET. A spiegare perché, è l’astronomo Seth Shostak, volto ufficiale del SETI, in un’intervista concessa a Livescience.com.

“Oggi, circa il 30 per cento del pubblico crede che la Terra sia stata visitata dai dischi volanti, nonostante le prove a dimostrarlo siano molto scarse. Ritengo che l’allunaggio abbia molto a che fare con questa convinzione”, ha dichiarato lo scienziato, che proprio nel giorno dello storico primo passo sulla Luna compiva 26 anni. Oggi, dopo decenni trascorsi alla ricerca di segnali di vita extraterrestre, è convinto che l’Apollo 11 abbia fortemente contribuito a modificare tanto la percezione da parte dell’opinione pubblica quanto l’approccio della scienza riguardo gli Alieni.

ARMSTRONG, COLLINS E ALDRIN IN QUARENTENA CON NIXON

ARMSTRONG, COLLINS E ALDRIN IN QUARENTENA CON NIXON

«Nel 1969, la maggior parte degli scienziati si aspettava che la Luna fosse priva di vita. Sapevano da 100 anni che non aveva atmosfera, perché quando le stelle passano dietro di essa scompaiono:  se la luna avesse un’atmosfera, le luce degli astri si attenuerebbe avvicinandosi al bordo del nostro satellite. E poi, basta guardarla:  non ci sono liquidi, le temperature nel lato esposto al sole sono centinaia di gradi sopra lo zero, le temperature nel lato in ombra sono centinaia di gradi sotto zero, è terribile.

Ciò detto, penso però che l’allunaggio abbia influito sul pensiero comune della vita extraterrestre. Fino ad allora, i razzi e tutto il resto erano solo fantascienza. Ma le missioni Apollo hanno dimostrato che si poteva viaggiare da un mondo all’altro su un razzo – e forse anche gli Alieni potevano farlo. Credo che, dal punto di vista del pubblico, ciò significava che andare fino alle stelle non sarebbe stato solo finzione. All’improvviso, l’universo era un po’ più aperto

Ma se 50 anni fa gli scienziati erano consapevoli che sul nostro satellite non avremmo trovato forme di vita- dice sempre Shostak- invece avevano molte aspettative su Marte, la “Grande Speranza Rossa”. Persino Carl Sagan pensava che sulla superficie marziana potessero esserci creature evolute, con zampe e testa, in giro qua e là. Fu una grande delusione per tutti quando le prime sonde Viking mostrarono la superficie desolata e deserta del pianeta. Così, nel corso degli anni, la scienza ha percorso altre strade.

LA RICERCA DELLA VITA SU MARTE VA AVANTI

LA RICERCA DELLA VITA SU MARTE VA AVANTI

«Se si domanda oggi ad uno scienziato qual è il posto migliore per cercare la vita nel sistema solare, probabilmente risponderà Encelado o un’altra delle lune di Giove e Saturno. Potrebbe esistere vita microscopica su Marte, ma per trovarla bisognerebbe scavare un buco molto profondo e fare delle estrazioni. Alcuni di questi satelliti, d’altra parte, presentano dei geyser che espellono il materiale nello spazio, così non c’è nemmeno bisogno di far atterrare un’astronave per trovarlo.»

Il SETI- Search for ExtraTerrestrial Life– nacque nel 1960, con il primo esperimento dell’astronomo Francis Drake ( il Progetto Ozma) volto ad identificare la presenza di pianeti abitati attorno a due stelle utilizzando il radiotelescopio. Solo negli anni ’70, però, il programma venne organizzato e condotto in modo sistematico dalla NASA. Ai tempi, poteva godere di budget importanti- anche 10 milioni di dollari all’anno- con i quali l’ente spaziale aveva potuto costruire antenne particolari e utilizzare i telescopi migliori. Ma negli  anni ‘90, i finanziamenti sono stati interrotti e da allora il SETI è diventato un’organizzazione privata no-profit.

IL SETI CERCA SEGNALI DI VITA NEL COSMO

IL SETI CERCA SEGNALI DI VITA NEL COSMO

«Il programma della NASA entrò sotto osservazione nel 1992 e nel 1993 il Congresso lo uccise. Sostanzialmente, a stroncarlo fu un deputato democratico del Nevada»,  ricorda Seth Shostak, che aggiunge poi beffardo:«Trovo ironico che un deputato del Nevada- patria dell’Area 51 e dell’autostrada extraterrestre-abbia votato per eliminare il programma SETI della NASA, dal momento che da loro più che altrove si trae profitto dal fascino che gli Alieni esercitano sul pubblico.»

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