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La vita aliena? “La troveremo tra 100 anni”

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Quanto siamo vicini a scoprire le prime tracce di vita extraterrestre? Stiamo seguendo il metodo giusto per centrare l’obiettivo? Se lo sono chiesti i ricercatori riuniti al MIT, il Massachusetts Institute of Technology, il 2 agosto 2019 in occasione della prima conferenza scientifica dall’inizio dell’attività di TESS, il nuovo telescopio della NASA che ha preso il posto di Kepler nella ricerca di nuovi pianeti abitabili.

QUANDO TROVEREMO PIANETI ADATTI ALLA VITA?

QUANDO TROVEREMO PIANETI ADATTI ALLA VITA?

Uno dei primi quesiti rivolto al gruppo di esperti dal pubblico in diretta streaming si è incentrato sull’importanza delle due missioni che potrebbero essere lanciate nel prossimo futuro, ovvero HabEx (Habitable Exoplanets Observatory) e LUVOIR (Large UV/Optical/IR Surveyor). Il primo è un telescopio ideato per individuare i sistemi planetari attorno a stelle simili al Sole: sarà in grado di mostrarli direttamente e di caratterizzarne l’atmosfera, trovando le biofirme (segni di attività biologica) e la presenza di acqua o di ossigeno. LUVOIR è invece un osservatorio spaziale a più lunghezze d’onda, il cui scopo principale è quello di scoprire esopianeti abitabili se non addirittura abitati.

Entrambi i progetti della NASA devono essere valutati nei prossimi anni dall’Accademia Nazionale delle Scienze (NAS) e se la commissione darà parere favorevole saranno lanciati nel decennio a partire dal 2030.«HabEx è progettato in modo da avere una chance ottima- superiore al 95%- di ottenere lo spettro di almeno un mondo potenzialmente abitabile. LUVOIR intende fare la stessa cosa, ma 30, 40, 50 volte», ha detto uno degli studiosi presenti al convegno, Shawn Domagal-Goldman, astrobiologo del Goddard Space Center. «Con LUVOIR si potrebbe sapere quale percentuale di pianeti rocciosi nella zona abitabile presentano acqua e biofirme

IL PROGETTO DELL'OSSERVATORIO SPAZIALE LUVOIR

IL PROGETTO DELL’OSSERVATORIO SPAZIALE LUVOIR

Da parte sua, però, riporta il sito Space.com, la collega Sara Walker -astrobiologa e fisica teoretica dell’Arizona State University- ha insistito su un punto per lei centrale: indipendentemente da quale progetto sarà votato e portato avanti, sarà importante non limitare la ricerca delle biofirme al tipo di chimica alla quale siamo abituati qui sulla Terra.«Per quanto mi riguarda, mi sembra che finora il concetto dell’origine della vita sia troppo antropocentrico e che abbiamo la tendenza a programmare esperimenti per specifici polimeri che riteniamo dover essere presenti piuttosto che esplorare in modo casuale la chimica dello spazio.»

Un approccio del genere- non cercare a priori le condizioni che qui, sul nostro pianeta, sono favorevoli alla vita, ma guardare senza preconcetti- implica un aumento della lista dei mondi alieni potenzialmente abitabili e anche una revisione della nostra idea di fascia di abitabilità. Finora gli scienziati hanno considerato candidati interessanti solo i pianeti la cui posizione rispetto alla stella ospite è tale da consentire una temperatura superficiale adeguata a mantenere l’acqua allo stato liquido, senza che né evapori né ghiacci. Ma non è detto che l’acqua sia l’unica base per la vita.

LA CHIMICA SUI MONDI ALIENI POTREBBE ESSERE MOLTO DIVERSA DA QUELLA TERRESTRE

SUI MONDI ALIENI, LA CHIMICA POTREBBE ESSERE MOLTO DIVERSA DA QUELLA TERRESTRE

“Se ci pensate, potete immaginare una distinta zona abitabile per ciascuno dei solventi”, ha detto Janusz Petkowski, ricercatore del MIT. Ad esempio, un solvente alternativo all’acqua potrebbe essere il metano liquido, presente in abbondanza sulla superficie di Titano, la grande luna di Saturno. Secondo Petkowski, ricreare questi ambienti alieni e questa chimica alternativa nei nostri laboratori non è cosa facile da un punto di vista tecnico, ma sarebbe molto utile per aumentare la nostra conoscenza delle condizioni necessarie alla vita per evolvere.

Quanto manca, allora,  alla prima, sensazionale scoperta di organismi viventi al di fuori della Terra? I ricercatori hanno opinioni diverse in merito, anche perché la risposta dipende molto da quello che faremo – e da come lo faremo. «Direi che sicuramente ne sapremo di più nei prossimi 20 anni e ci faremo un’idea, mi auguro, per quanto riguarda le pre-biofirme e le biofirme, ma trovare la vita è una questione più lontana, perché servono informazioni molto concrete», ha risposto il chimico Rafal Szabla, dell’Istituto di Fisica dell’Accademia delle Scienze di Polonia. E ci potrebbe volere ancora molto tempo.

ANCORA UN SECOLO

FORSE CI VUOLE ANCORA UN SECOLO PRIMA DI TROVARE VITA EXTRATERRESTRE

«Se scopriamo che la vita, come quella sulla Terra, è molto comune, allora penso che le statistiche, nei prossimi 30 o 40 anni, potrebbero essere sufficienti per farci dire “tra questi 100 e passa pianeti, almeno uno di essi ospita certamente la vita”», ha affermato durante la discussione Paul Rimmer, astrochimico dell’Università di Cambridge. «Tuttavia se, al contrario, la vita è molto rara oppure è diffusa, ma non nella forma nella quale la stiamo finora cercando, allora concordo con le previsioni di Sara Walker:  avverrà nell’ordine di tempo di 100 anni

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