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Li abbiamo trovati al centro della galassia a migliaia di anni luce da noi, li abbiamo individuati in orbita attorno ad astri di varie dimensioni, li abbiamo visti vagare solitari per la Via Lattea. Negli ultimi quasi venticinque anni di caccia, di pianeti alieni ne abbiamo scovati di ogni tipo: ormai superano quota 4 mila. Eppure, ancora non siamo riusciti a capire se ce ne sono attorno alle due stelle a noi più vicine e per vari motivi tra le più promettenti, ovvero quelle del sistema di Alpha Centauri. Ed è proprio qui che ora si concentra lo sforzo dei ricercatori.

IL SISTEMA STELLARE ALPHA CENTAURI È IL PIÙ VICINO AL SOLE

IL SISTEMA STELLARE ALPHA CENTAURI È IL PIÙ VICINO AL SOLE

«Il livello di interesse è certamente in crescita», ha confermato al sito Scientificamerican.com Ruslan Belikov, astrofisico dell’Ames Research Center della NASA. Il suo team e quello dell’ESO (European Southern Observatory), guidato dal collega Markus Kasper, hanno iniziato a cercare i potenziali mondi di Alpha Centauri con due giganteschi telescopi posizionati in Cile per analizzare le pur minime variazioni della luce stellare che rivelino il passaggio di pianeti in orbita. «È un rischio, perché non sappiamo se vedremo qualcosa. Ma dal mio punto di vista, il rischio è bilanciato dalla ricompensa di ottenere l’immagine di una Terra 2.0», dice Belikov.

Il fascino di questo sistema stellare è presto spiegato: ad appena 4,37 anni luce si trovano ben due stelle molto simili al nostro Sole. Alpha Centauri A è quasi sua gemella, per quanto riguarda temperatura, dimensioni, luminosità e composizione; Alpha Centauri B è appena un po’ più piccola e fredda. Entrambe sono anche più anziane del nostro sistema solare (circa del 10%), il che rende possibile l’evoluzione di eventuali forme di vita. Inoltre, se non bastasse, le due stelle hanno una terza compagna, Proxima Centauri, una nana rossa. Già sappiamo che questo astro più piccolo ospita un pianeta di dimensioni simili alla Terra, ma finora è stato impossibile individuare quelli in orbita attorno agli altri due.

LE STELLE DI ALPHA CENTAURI PARAGONATE AL NOSTRO SOLE

LE STELLE DI ALPHA CENTAURI PARAGONATE AL NOSTRO SOLE

Quando un corpo passa davanti alla stella, fa tremolare la sua luce, facendola apparire alternativamente un po’ più blu e un po’ più rossa del normale. Per una stella solitaria, rilevare quelle variazioni di colore è un processo estremamente delicato. In un sistema binario come Alpha Centauri, lo è ancora di più, perché la luce delle due stelle tende a fondersi insieme, oscurando il segnale di oscillazione. Non solo: A e B si trovano in questo momento vicinissime, visto che nel 2016 hanno raggiunto il punto più stretto della loro orbita della durata di 80 anni.

Lily Zhao, una giovane cacciatrice di pianeti alla Yale University, ha elaborato i dati molto approssimativi raccolti negli ultimi 10 anni di osservazioni. Le uniche conclusioni che ne ha tratto è che Alpha Centauri A non ha pianeti con una massa 50 volte quella della Terra mentre Alpha Centauri B non ne ha con una massa otto volte superiore.  Nulla vieta, però, che esista un’intera schiera di mondi alieni di dimensioni minori indistinguibili da parte dei nostri più potenti telescopi. La Zhao ora è al lavoro in Arizona con uno spettrografo ad alta risoluzione chiamato EXPRES (sigla che tradotta sta per Spettrometro di Precisione Estrema).  Un dispositivo simile, denominato ESPRESSO, è stato installato anche sul Very Large Telescope (VLT) in Cile.

IL VERY LARGE TELESCOPE DELL'ESO, IN CILE

IL VERY LARGE TELESCOPE DELL’ESO, IN CILE

Entrambi sono progettati per rilevare oscillazioni di luminosità 10 volte meglio rispetto al passato- il livello ideale per notare le variazioni che un pianeta grande come il nostro produrrebbe passando davanti ad una delle due stelle Alpha Centauri.  Per ora, EXPRES ed ESPRESSO stanno monitorando altre porzioni della volta celeste, ma una volta verificata la loro attendibilità di sicuro saranno puntati sul sistema stellare più vicino al nostro Sole. Se mai dovessimo trovare la prova della presenza di mondi alieni, tuttavia, potremo solo stabilire quanto sono grandi, quant’è il loro periodo di rivoluzione, ma non potremmo trasformare in realtà il grande sogno di ogni cacciatore di pianeti: scattare una foto che mostri un pallido puntino blu– proprio come appare la Terra a grandi distanze. Insomma, la prima instantanea di un pianeta gemello.

Per ora, purtroppo, non possediamo la strumentazione in grado di farlo. «Fotografare un esopianeta vicino a una stella luminosa è come cercare di distinguere una lucciola vicino a un faro a qualche centinaio di chilometri di distanza. Nel caso di Alpha Centauri, abbiamo due fari, quindi il problema è ancora peggiore», afferma Franck Marchis del SETI Institute, responsabile delle operazioni scientifiche del Project Blue, il cui scopo dichiarato è proprio scattare la prima foto di un pianeta identico alla Terra. La missione si propone di lanciare un telescopio spaziale leggero per puntarlo in direzione del sistema Alpha Centauri: nei progetti, dovrebbe avvenire entro pochi anni.

ECCO COME APPARE IN CIELO IL SISTEMA DI APLHA CENTAURI

ECCO COME APPARE IN CIELO IL SISTEMA DI APLHA CENTAURI

Per ora i ricercatori stanno procedendo per esclusione, per stabilire quali pianeti non orbitano da queste parti. A causa della vicinanza tra le stelle A e B, i pianeti stabili si possono trovare solo nella parte interna, a non più di 2,5 Unità Astronomiche. Ma qualunque pianeta super massivo come Giove, in quella posizione, avrebbe distrutto tutti gli altri mondi di dimensioni minori presenti nella Fascia di Abitabilità. Come abbiamo visto, le analisi effettuate fino ad oggi hanno escluso la presenza di pianeti giganti attorno alle due stelle, ma potrebbero essercene di semi-giganti, come Nettuno: troppo piccoli da essere rilevati dalle attuali strumentazioni, ma comunque abbastanza grandi da togliere la speranza di trovare luoghi adatti alla vita.

La prima tranche di osservazioni, condotte dall’equipe di Belikov nelle scorse settimane con il Gemini South Telescope in cima al Cerro Pachón, in Cile, non ha dato i risultati sperati, visto che non si è trovata alcuna traccia di pianeti attorno ad Alpha Centauri. Ma c’è anche un risvolto positivo: non hanno visto nemmeno i temuti pianeti nettuniani. Ci riproveranno la prossima primavera, con un nuovo ciclo di rilevazioni. Nel frattempo,  sempre dalle alture del Cile, ha iniziato la sua ricerca anche Markus Kasper utilizzando il NEAR, la prima strumentazione creata appositamente per studiare il sistema di Alpha Centauri.

YURI MILNER ALLA PRESETAZIONE DEL PROGETTO BREAKTHROUGH INITIATIVES"

YURI MILNER ALLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “BREAKTHROUGH INITIATIVES”

NEAR è il risultato di un’insolita collaborazione tra l’ESO, che gestisce il Very Large Telescope, e il programma privato Breakthrough Initiatives, promosso dal miliardario russo Yuri Milner, che ha finanziato gli aggiornamenti delle attrezzature preesistenti. Durante il primo giro di osservazioni, tra maggio e giugno, sono stati raccolti molti dati che ora sono sottoposti ad analisi e che saranno diffusi ad ottobre. Il prossimo giro è previsto per marzo 2020. NEAR è in grado di individuare pianeti con un diametro almeno doppio di quello terrestre: meglio di quanto sono in grado di fare per ora le altre strumentazioni, ma è non ancora abbastanza.

«Gli attuali sforzi non riescono a raggiungere la sensibilità per trovare veri analoghi della Terra», afferma Olivier Guyon, astronomo dell’Università dell’Arizona e scienziato principale del programma di caccia ai pianeti di Breakthrough Initiatives, ovvero Breakthrough Watch. «Continueremo sicuramente a guardare il sistema Alpha Centauri con strumenti migliori e più potenti quando saranno disponibili.» Ad esempio, utilizzando un telescopio spaziale, come quello ipotizzato del Project Blue, dal costo contenuto (solo 50 milioni di dollari), ma pur sempre proibitivo per un gruppo privato. Il lancio, previsto per il 2021, sarà sicuramente posticipato.

BLOCCANDO LA LUCE STELLARE, IL CORONOGRAFO RENDE VISIBILI TUTTI I PIANETI

BLOCCANDO LA LUCE STELLARE, IL CORONOGRAFO RENDE VISIBILI TUTTI I PIANETI

Ma su questa idea sta spingendo anche Belikov, che da tempo insiste affinché la  NASA promuova la missione Alpha Centauri Exoplanet Satellite, o ACESat, ora rinominata ACEND (Alpha Centauri Direct Imager): un telescopio con uno specchio largo 45 centimetri e un dispositivo di blocco della luce stellare chiamato coronagrafo per attutire il bagliore provocato dal “doppio faro” e provare a trovare la minuscola “lucciola”. Tenterà di lanciarne uno anche Breakthrough Initiatives, l’unico programma a non avere problemi di finanziamento, grazie ad una fitta rete di donatori (a partire dal ricchissimo Milner). Oltre ad un telescopio dotato di “parastelle”  come ACESat, l’organizzazione sta studiando una missione chiamata TOLIBOY (lancio previsto sempre nel 2021) per cercare i pianeti usando una tecnica chiamata astrometria. Il passo successivo è una missione più ampia chiamata TOLIMAN.

Anche Belikov e Kasper stanno lavorando a nuovi progetti sempre finalizzati a risolvere il mistero che ancora avvolge il sistema Alpha Centauri. «Tutto ciò che conosciamo indica la possibilità e, direi, la probabilità di pianeti potenzialmente abitabili esistenti attorno ad A e B», afferma l’astrofisico dell’Ames Research Center. Una speranza che sarà presto messa alla prova. Se non troveremo nulla attorno ad Alpha Centauri A e B, ne dedurremmo che i pianeti simili alla Terra non sono poi così comuni e che forse i sistemi binari– che costituiscono la maggior parte di tutti i sistemi stellari – non sono luoghi adatti alla vita. O magari scopriremo che Alpha Centauri ha pianeti simili alla Terra per dimensioni, ma del tutto diversi dal punto di vista chimico. Il nostro mondo potrebbe essere raro, se non unico, in un universo ostile.

VICINO A NOI SI TROVA UNA COPIA PERFETTA DELLA TERRA?

VICINO A NOI SI TROVA UNA COPIA PERFETTA DELLA TERRA?

Oppure, la prima immagine di uno sbiadito puntino azzurro lontano da noi più di 4 anni luce potrebbe invece raccontare una storia completamente diversa. «Se scopriamo che uno di quei pianeti è come la nostra Terra, nel senso che ha continenti e oceani, diventerà un nuovo mondo potenzialmente vivente a portata di mano», sostiene Marchis. E trovare un’altra Terra proprio accanto alla nostra significherebbe che di pianeti del genere ne esistono milioni o miliardi nella galassia e nell’universo. Un momento epocale per l’astronomia, una scoperta sensazionale che segnerebbe il XXI secolo, uno stimolo enorme per proseguire con nuovo slancio nell’esplorazione spaziale.

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