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Adesso ci sentiamo un po’ meno soli. La nostra galassia sarebbe letteralmente disseminata di pianeti simili al nostro, rocciosi e ricchi di acqua, con habitat potenzialmente perfetti per lo sviluppo della vita. Lo dice l’ultimo studio, basato sui dati raccolti dal telescopio della NASA Kepler e realizzato dai ricercatori della Penn State University proprio per fare  una stima dei potenziali sosia della Terra. Un numero, a loro avviso, incredibilmente enorme.

NELLA NOSTRA GALASSIA LE COPIE DELLA TERRA SAREBBERO MOLTO FREQUENTI

NELLA NOSTRA GALASSIA LE COPIE DELLA TERRA SAREBBERO MOLTO FREQUENTI

Nell’articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica The Astronomical Journal, il team guidato dal professore di astrofisica Eric Ford sostiene che una stella come il  nostro Sole ogni 4 ospiti almeno un pianeta terrestre, abbastanza caldo da contenere acqua allo stato liquido. Conti alla mano, ciò significa che -nella sola Via lattea- potrebbero esserci fino a 10 miliardi di mondi fotocopia del nostro.  Una cifra mostruosa che ovviamente fa moltiplicare all’ennesima potenza la possibilità che da qualche parte attorno a noi esistano le condizioni adatte alla vita.

Per gemello della Terra, gli studiosi della Penn State University intendono un pianeta di dimensioni che vanno da tre quarti a una volta e mezza il nostro, con un periodo di rivoluzione attorno al suo sole compreso tra i 237 e i 500 giorni e in orbita nella Fascia di Abitabilità. Per fare questa stima, come dicevamo, hanno utilizzato le informazioni che per quasi 10 anni ha raccolto Kepler prima di andare in pensione. Il telescopio orbitante, calcolando  i temporanei cali di luminosità delle stelle- prova del transito davanti ad esse di piccoli corpi celesti- ha scovato circa 2600 pianeti prima di passare il testimone a TESS (acronimo di Transiting Exoplanet Survey Satellite)

DIMENSIONI RIDOTTE, ROCCIOSO, RICCO DI ACQUA: ECCO COM'È IL SOSIA DELLA TERRA

DIMENSIONI RIDOTTE, ROCCIOSO, RICCO DI ACQUA: ECCO COM’È UN PIANETA TERRESTRE

L’attività di Kepler ha trasformato la nostra comprensione della galassia, dimostrando che ci sono più mondi alieni che astri, e ha fornito nuove indicazioni sulle diverse tipologie planetarie, permettendo agli scienziati di scoprire anche i primi pianeti di tipo terrestre. I suoi dati suggeriscono che una percentuale compresa tra il 20 e il 50 per cento delle stelle visibili nel cielo ospitino sosia della Terra nelle loro zone abitabili.  “Per gli astronomi che cercano di stabilire  quale sia un buon progetto per il prossimo osservatorio spaziale, questa informazione è parte integrante di quel processo di pianificazione”, ha detto Ford a Business Insider.

Tuttavia, il telescopio ormai pensionato ha dimostrato dei limiti: è riuscito a individuare i mondi di dimensioni maggiori, ma è stato molto meno brillante con quelli più piccoli e con le stelle più deboli e con una massa ridotta rispetto al Sole. Quindi l’equipe di Ford ha dovuto fare una simulazione al computer, unificando il catalogo dei pianeti scoperti da Kepler e quello delle stelle realizzato dal satellite europeo GAIA (lanciato nel 2013 per effettuare misurazioni astrometriche), per capire quali e quanti mondi lontani possono essere sfuggiti e quanti ne possano esistere. Confrontando questi dati ipotetici con quelli reali, sono arrivati ad una stima del numero potenziale di copie della Terra in orbita nella Fascia di Abitabilità.

NELLA VIA LATTEA CI SAREBBERO DA 5 A 10 MILIARDI DI GEMELLI DELLA TERRA

NELLA VIA LATTEA CI SAREBBERO DA 5 A 10 MILIARDI DI GEMELLI DELLA TERRA

“Ci sono delle significative incertezze su quale tipo di stella vada etichettata come simile al Sole, quale distanza orbitale debba essere considerata zona abitabile e quale intervallo di dimensioni vada preso in considerazione per un pianeta equiparabile alla Terra. Dati questi elementi poco sicuri, ritengo che una stima tra i 5 e i 10 miliardi sia ragionevole”, ha spiegato l’astrofisico.  Ora il prossimo passo è tentare di capire quanti di questi gemelli possano essere  potenzialmente abitabili, attraverso l’individuazione di biomarcatori, molecole che dimostrino attività biologica e quindi la presenza di vita. Ma come e dove cercare questi mondi?

Ecco che entra in gioco lo studio di Ford: se davvero i pianeti terrestri sono così diffusi nella galassia, dovrebbero essercene anche a distanze relativamente vicine e per analizzarli basterebbe un telescopio più piccolo e quindi anche meno costoso di quelli in via di progettazione. I ricercatori raccomandano che le future missioni spaziali siano pianificate sulla base delle possibili frequenze di pianeti simili alla Terra: la più ottimista indica addirittura 1 ogni 2 stelle come il Sole, la meno rosea dice 1 su 33.  “La cosa importante, qui, non è solo dare delle cifre, ma anche una gamma di possibilità, così chi deve prendere le decisioni può sperare nel meglio, ma anche pianificare il peggio e riuscire comunque a elaborare una solida strategia scientifica“, ha commentato Ford.

NON TUTTE LE COPIE DELLA TERRA SAREBBERO ABITABILI

NON TUTTE LE COPIE DELLA TERRA SAREBBERO ABITABILI

Anche perché- è bene ricordarlo- un pianeta roccioso, di dimensioni ridotte e somigliante alla Terra non è per forza un candidato perfetto per la vita. Lo dimostra lo studio del pianeta LHS 3844b, a circa 49 anni luce dal Sistema Solare, dalla struttura simile a quella terrestre ma dalle condizioni proibitive, come emerge  dalla ricerca condotta dal gruppo di planetologi (coordinato da Laura Kreidberg) dell’Universitàdi Harvard e del Centro di Astrofisica Smithsonian-Cambridge, di recente pubblicata sulla rivista Nature. I ricercatori hanno studiato il pianeta analizzando oltre cento ore di osservazioni effettuate da Spitzer, il telescopio spaziale a infrarossi della NASA, lanciato nel 2003.

 Quel mondo è risultato poco più grande della Terra, con un raggio pari a circa 1,3 volte quello del nostro pianeta, ma orbita a una distanza tanto ravvicinata intorno ad una nana rossa- una stella più piccola e meno calda della nostra-  da compiere un’intera rivoluzione in appena 11 ore. Proprio questa vicinanza ha segnato la sua condanna: secondi gli esperti, LHS 3844B presenta una temperatura superficiale superiore a quella terrestre,  più simile a quella infuocata di Mercurio, anche se non è possibile stabilirne il valore preciso. E soprattutto, non avrebbe atmosfera: gli sarebbe stata strappata via dalla stella madre. Fattori che per i planetologi rendono assai improbabile che questo pianeta terrestre sia adatto a ospitare la vita. Almeno, come la conosciamo noi.

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