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“Nei mondi alieni più vita che sulla Terra”

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La Terra, con la sua straordinaria biodiversità, è spesso considerata un unicum a livello cosmico, un pianeta baciato dalla fortuna e senza paragoni nella galassia. Un’opinione non condivisa, però, dall’autrice di una ricerca, secondo la quale in realtà il nostro mondo dovrebbe essere considerato “sub-ottimale” per quanto riguarda le condizioni ideali per la vita, surclassato da altri esopianeti lontani, meglio equipaggiati per ospitare forme biologiche  tanto più abbondanti che attive.

UN'IMMAGINE IDEALE DI UN ESOPIANETA RICCO DI ACQUA

UN’IMMAGINE IDEALE DI UN ESOPIANETA RICCO DI ACQUA

A sostenerlo è la dottoressa Stephanie Olson, ricercatrice presso l’Università di Chicago, tra i relatori più attesi del Congresso di Geochimica che si è svolto tra il 18 e il 23 agosto a Barcellona, in Spagna. Il suo intervento, dal titolo “Eso-oceanografia e la ricerca di vita in acque inesplorate”, ha preso le mosse dal punto di partenza condiviso dagli astrofisici: gli organismi extraterrestri vanno cercati su pianeti posizionati nella Fascia di Abitabilità, dove l’acqua si mantiene allo stato liquido, in forma di fiumi, laghi, mari. «Ma non tutti gli oceani sono ugualmente ospitali e alcuni sono posti migliori in cui vivere grazie ai loro modelli di circolazione globale.»

Un elemento, secondo la Olson, ingiustamente trascurato finora. Lei, geochimica specializzata in storia della Terra, evoluzione dell’atmosfera e astrobiologia, sostiene che sia utile studiare anche i potenziali ambienti marini per identificare quelli più promettenti. Insieme al suo gruppo, ha utilizzato un particolare software sviluppato dall’Istituto Goddard della NASA per realizzare dei modelli. Hanno così simulato il clima e gli habitat oceanici di diversi tipi di esopianeti e sono stati in grado di definire quali mondi alieni hanno le migliori possibilità di sviluppare e sostenere fiorenti biosfere.

LO STUDIO HA SIMULATO LE CARATTERISTICHE DI OCEANI ALIENI

LO STUDIO HA SIMULATO LE CARATTERISTICHE DI OCEANI ALIENI

«Il nostro obiettivo era mirato a identificare gli oceani che hanno la più grande capacità di ospitare una vita attiva e abbondante a livello globale. Qui sulla Terra, ciò dipende  dai flussi ascendenti e discendenti, che restituiscono i nutrienti dalle profondità buie dell’oceano alle porzioni illuminate dal Sole dove si trova la vita fotosintetica», ha spiegato. Ovviamente, più forti sono le correnti di risalita delle acque profonde (chiamate dagli esperti upwelling), maggiore sarà l’attività biologica in superficie. «Queste sono le condizioni che abbiamo provato a ricercare anche negli oceani alieni, usando un modello di circolazione per identificare i pianeti con un upwelling più efficiente e quindi con oceani particolarmente ospitali.»

Lo studio della Olson ha scoperto che i flussi di risalita più intensi sono correlati a più alta densità atmosferica, rotazioni più lente e alla presenza di terre emerse. L’elemento però più considerevole è che- secondo questa ricerca- a non raggiungere un livello ottimale per quanto riguarda la diffusione della vita è proprio la Terra. «È una conclusione sorprendente», ammette la stessa geochimica. Le simulazioni al computer mostrano che altrove, su mondi sconosciuti in orbita attorno a stelle lontane, la vita più essere molto più diffusa, in forme molto più varie e con maggior dinamicità. Dunque, ecosistemi più ricchi di quelli terrestri.

GLI ASTROBIOLOGI HANNO UNO STRUMENTO IN PIÙ PER CERCARE LA VITA EXTRATERRESTRE

GLI ASTROBIOLOGI HANNO UNO STRUMENTO IN PIÙ PER CERCARE LA VITA EXTRATERRESTRE

Questa ricerca potrebbe essere di grande aiuto agli astrobiologi. Nel puntare i loro telescopi verso sistemi solari remoti, concentreranno la loro attenzione sui mondi nei quali è più probabile l’esistenza di grandi biosfere attive a livello globale e dove sarà così più facile evidenziare la presenza di vita. Soprattutto con le nuove strumentazioni in progetto, come LUVOIR e HABex, capaci di rilevare la presenza di determinate sostanze chimiche.  Insomma, come dice la Olson, «ora che sappiamo cosa cercare, dobbiamo iniziare a cercare

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