La ricerca della mitica città d’oro di Paititi, il contatto programmato con gli ET, le enigmatiche rovine del Sudafrica, il mistero delle Piramidi di Bosnia, l’origine degli Dei celesti delle antiche religioni, la realtà che si nasconde dietro agli avvistamenti UFO ad opera dei piloti, il cover-up sulla questione aliena… Di questo e di molto altro si è discusso durante l’ultima edizione del Meeting Internazionale “Figli delle Stelle- la Storia (im)possibile”, che si è svolto vicino a Milano sabato 19 ottobre, con una partecipazione di pubblico straordinaria.
LA SALA AFFOLLATA DEL MEETING “FIGLI DELLE STELLE”
Era infatti tutta gremita la sala da 330 posti dell’NH Hotel di Segrate che ha ospitato il convegno di Extremamente, quest’anno organizzato insieme alla casa editrice UnoEditori. Sul palco si sono alternati i vari relatori che hanno saputo coinvolgere gli spettatori con la loro appassionante esposizione. A partire dall’astrofisica dell’Osservatorio di Milano-Brera Silvia Motta, che ha aperto la lunga giornata spiegando in cosa consiste la materia in cui è specializzata, ovvero l’archeoastronomia– una scienza multidisciplinare che cerca di comprendere il pensiero del cosmo che avevano gli Antichi grazie ai manufatti che ci hanno lasciato.
Ed è un dato di fatto che quasi sempre templi, edifici sacri o intere città siano stati edificati sulla base della posizione di precisi corpi celesti. «Bisogna però ricostruire il cielo che vedevano quelle determinate popolazioni. Per il Sole, la Luna e i pianeti non è cambiato molto nei millenni, invece per le costellazioni non è così: per via della precessione degli equinozi, si spostano di 1 grado ogni 72 anni. Ad esempio, Sirio adesso non è più dove lo vedevano 500 o 1000 anni fa: con i programmi per computer adatti dobbiamo riprodurre la volta celeste», ha spiegato la dottoressa. In particolare, quando si cercano gli allineamenti astronomici nel Sud America, bisogna ricordarsi che nell’emisfero australe, al di sotto dell’equatore, molto cambia.
L’ASTROFISICA E ARCHEOASTRONOMA SILVIA MOTTA
Nell’illustrare le principali costruzioni maya e inca che ha studiato in relazione all’orientamento degli astri, Silvia Motta non si è nascosta dietro un dito, quando ha ammesso che le è capitato spesso di imbattersi in “cose molto strane”. «Nel nostro lavoro collaboriamo con geologi, antropologi, archeologi, climatologi e in equipe analizziamo codici, glifi, steli. Capita a volte di imbattersi in oggetti che lasciano molto perplessi. Sono quelli che noi chiamiamo “question points”, punti interrogativi, per i quali non abbiamo risposta». Uno dei grandi dubbi riguarda, ad esempio, la mitica città di Paititi nella quale gli Incas avrebbero nascosto tutto il loro oro per sottrarlo agli invasori spagnoli.
Ma è davvero solo un mito, come pensano molti archeologi? Probabilmente no, visto che esistono riferimenti scritti e disegni in antichi codici. Da alcuni anni, alcuni ricercatori italiani si sono concentrati in un preciso punto della foresta amazzonica, l’Alto Madre de Dios, e hanno trovato tracce interessanti osservando dall’alto la zona con il metodo Lidar (una tecnica di telerilevamento con il laser) e perlustrando il terreno dal basso grazie a due guide locali. Nella primavera 2020, partirà il Progetto Paititi, al quale parteciperà anche la dottoressa Motta, per andare ad esplorare questa area impervia e pericolosa dove la fanno da padroni i trafficanti di droga e che potrebbe celare il segreto della città inca.
MASSIMO BARBETTA DURANTE IL SUO INTERVENTO
Il dottor Massimo Barbetta, medico oculista appassionato studioso di miti e religioni antiche, nel suo dotto intervento ha invece preso in esame il cielo nel tentativo di determinare- sulla base di quanto troviamo in geroglifici, sure coraniche, salmi della bibbia, sigilli mesopotamici, poemi greci, testi hindù- da quale porzione dello spazio potrebbero essere giunti gli Dei. Non metaforicamente, ma concretamente, partendo dall’assunto che le divinità fossero in realtà creature provenienti da altri mondi anziché entità spirituali. Secondo Barbetta, c’è una “fetta” di cielo che ritorna in tutte le tradizioni del passato ed è quella compresa tra le Pleiadi e Iadi nella costellazione del Toro, la costellazione dell’Ariete e Orione.
Chissà se da li arrivano anche gli Alieni che il contattista argentino Ricardo Gonzales dice di vedere e che gli comunicherebbero i luoghi e gli orari esatti per incontrarli. Poche settimane fa, in uno di questi appuntamenti programmati nel deserto di Atacama, in Cile, c’era anche Filippo Sarpa, giovane ricercatore del GAUS. Al pubblico in sala, ha presentato in esclusiva il filmato ripreso da un videomaker canadese che faceva parte del gruppo: il video mostra una luce pulsante nel cielo stellato che non sembra spiegabile come un aereo, un satellite, la ISS o un fenomeno meteo. Insieme a Sara Rolando, anche lei del GAUS, Sarpa ha poi illustrato i contenuti del libro di Steve Greer, appena tradotto in italiano per Amrita Edizioni con il titolo “Verità negate- Unacknowledged”, spiegando i punti salienti della teoria dell’ufologo americano .
LA COPERTINA DEL LIBRO TRADOTTO DA FILIPPO SARPA E SARA ROLANDO
Gli UFO sono stati al centro della relazione di Alberto Negri, coautore di un libro di imminente pubblicazione incentrato sugli avvistamenti segnalati da piloti militari, piloti civili, addetti al traffico aereo, esperti di aeronautica. Un argomento di stretta attualità, alla luce delle ammissioni sorprendenti della Marina americana riguardo quei video ripresi dai suoi top-gun: immagini di autentici “fenomeni aerei anomali”. Ma la storia del volo è costellata da testimonianze di simili oggetti volanti apparentemente senza spiegazione. Testimonianze che arrivano da personale qualificato, preparato e credibile, come il generale Giulio Mainini. Al convegno, è stata mostrata una clip con una sintesi della sua intervista esclusiva nella quale ha raccontato l’inseguimento in volo di una “strana stella” da lui compiuto nel settembre 1978.
Il tema del meeting- la storia alternativa, quella che non troviamo scritta sui libri ma che (chissà) magari un giorno potrebbe diventare quella ufficiale- ha avuto tra i suoi grandi protagonisti Semir Osmanagich, l’imprenditore bosniaco trapiantato negli USA che dal 2005 scava per riportare alla luce le cosiddette “Piramidi di Visoko”. Semplici colline, per l’archeologia ufficiale; mirabolanti eredità di un remoto passato per il “Dottor Sam” che nel suo discorso ha insistito sulle notevoli conoscenze scientifiche che i costruttori delle Piramidi dovevano possedere in ambito geometrico, matematico, cosmologico. E le piramidi- con caratteristiche straordinariamente ricorrenti per proporzioni e allineamenti stellari- sono presenti in ogni angolo del mondo.
ALBERTO NEGRI E SABRINA PIERAGOSTINI DURANTE UNA PAUSA
Il Dottor Sam ha poi dato la sua personale spiegazione: queste grandiose costruzioni sarebbero delle efficienti macchine per produrre energia illimitata e gratuita. A provarlo, le misurazioni con strumenti scientifici che Osmanagich avrebbe fatto effettuare a Visoko: dalla sommità della Piramide del Sole ( la più grande del mondo, assicura, il doppio di quella di Cheope a Giza) sono stati registrati ultrasuoni, infrasuoni, campi magnetici di 28 kHz. Immagini mostrano un raggio di energia che aumenterebbe, anziché diminuire, man mano che procede verso l’alto. Nei condotti interni e nelle ramificazioni di cunicoli sotterranei, poi, ci sarebbe un’elevata concentrazione di ioni negativi dalle proprietà terapeutiche. E per il suo scopritore queste meraviglie avrebbero quasi 30 mila anni…
UN’ALTRA IMMAGINE DEL PUBBLICO IN SALA
Graditissimo poi il ritorno, a Figli delle Stelle, di Syusy Blady, nome d’arte di Maurizia Giusti. Attrice brillante, conduttrice, scrittrice, Syusy si è innamorata del mondo dei misteri durante i suoi viaggi in giro per il mondo con il programma “Turisti per caso” e anzi- ha confessato- ha pianificato le varie puntate proprio per poter andare a visitare i luoghi che la intrigavano di più. Ora ha prodotto un documentario sulle misteriose rovine in pietra disseminate nell’enorme territorio del Sudafrica, nella parte settentrionale del Paese, vicino a Great Zimbabwe, un antica città risalente all’XI secolo. Ma i cerchi di pietra scoperti negli anni da Michael Tellinger sarebbero molto più antichi e potrebbero far riscrivere la storia dello stesso genere umano.
A sostenerlo proprio Tellinger in persona, attesissimo ospite del convegno. Lo scrittore ed esploratore sudafricano ha appena pubblicato il suo primo libro nella nostra lingua proprio con UnoEditori, “Specie schiava degli Dei”. La punta meridionale del continente africano sarebbe il leggendario Abzu citato nei testi sumeri in cui si racconta la nascita dell’umanità. Vestigia di quelle epoche dimenticate sono le strutture semidistrutte formate da strati di pietre in formazioni circolari: Michael Tellinger ne ha inviduate 10 milioni…Per il mondo accademico, si tratterebbe di cumuli di sassi accatastati dai contadini. Per il ricercatore, invece, quei complessi sono legati all’energia del suono. Le molteplici forme rappresentano diverse frequenze sonore, come dimostra la cimatica, che studia l’effetto morfocinetico delle onde sonore.
IL RICERCATORE SUDAFRICANO MICHAEL TELLINGER
I vari cerchi, tutti connessi tra di loro come in una rete, sarebbero dei generatori di energia con campi magnetici e frequenze specifiche che sarebbero stati misurati. Anche il cosiddetto “calendario di Adamo”, la Stonehenge del Sudafrica, avrebbe le medesime caratteristiche. E poi, in questi siti archeologici sono state rinvenute pietre tondeggianti particolari, simili a toroidi (per semplificare, una sorta di ciambella con il buco) che studiate in laboratorio hanno prodotto un’intensa energia. Una tecnologia capace- ha detto lo scrittore- di produrre persino la levitazione. L’oro delle miniere del Sudafrica, le più antiche e ricche del mondo, sarebbe l’origine di questa tecnologia, creata addirittura centinaia di migliaia di anni fa dai dominatori definiti Anunnaki nei testi mesopotamici. Il mito che diventa storia impossibile. Almeno per ora.