L’unione fa la forza, anche nella ricerca della vita aliena. Ecco perché la nuova alleanza stretta da NASA e Breakthrough Listen è importante: TESS, l’ultimo telescopio spaziale lanciato per andare a caccia di pianeti extrasolari, e il progetto promosso per individuare i segnali provenienti da altre civiltà lavoreranno insieme per tentare di trovare tracce di intelligenze extraterrestri.
TESS, L’ULTIMO CACCIATORE DI PIANETI EXTRASOLARI
«È esaltante che lo strumento di ricerca SETI più potente al mondo, con tutte le strutture affiliate con noi sparse nel globo, collaborerà con il team di TESS, la macchina più capace nell’individuare pianeti”, ha detto Pete Worden, direttore esecutivo del Breakthrough Initiatives, il programma da 100 milioni di dollari in 10 anni voluto nel 2015 dal miliardario di origini russe Yuri Milner per investigare l’universo e di cui fanno appunto parte il progetto Breakthrough Listen– per captare messaggi nello spazio– il Breakthrough Watch-con l’obiettivo di studiare i pianeti rocciosi simili alla Terra- e il Breakthrough Starshot– per sviluppare la tecnologia a vele solari ed esplorare in futuro i mondi alieni.
Nel presentare al pubblico la cooperazione tra i due gruppi di scienziati, Worden ha spiegato che lavorare insieme permetterà di trovare una risposta ad una delle domande che accompagnano da sempre l’umanità: siamo soli nell’Universo? Se un giorno trovassimo delle cosiddette “tecnofirme”, come ad esempio emissioni radio o tv provenienti da altri mondi, avremmo la certezza di non esserlo. Il SETI- Search for Extra Terrestrial Intelligence– ci sta provando da decenni restando in ascolto di segnali da tutto il cosmo. Adesso, con l’aiuto del telescopio più evoluto, potrebbe calibrare in modo più preciso la sua ricerca- non più random, ma mirata.
IL PROGETTO DI ASCOLTO DEL BREAKTHROUGH LISTEN
TESS, acronimo Transiting Exoplanet Survey Satellite, è stato lanciato nell’aprile del 2018 per sostituire Kepler, giunto alla fine della sua missione. Come il suo predecessore, anche TESS individua i pianeti alieni con il metodo del transito, ovvero calcolando la temporanea riduzione della luce di una stella provocata dal passaggio di un corpo in orbita attorno ad essa. Kepler ha scoperto il 70 per cento dei circa 4 mila mondi trovati finora, ma la NASA si aspetta da TESS un risultato migliore- 10 mila o anche più nei prossimi due anni: ad oggi ha scovato un migliaio di “oggetti interessanti”, 29 dei quali sono effettivamente pianeti.
Il telescopio spaziale si sta focalizzando soprattutto sulle stelle più vicine al Sole, dunque ad una distanza relativamente ridotta. Nell’imminente futuro, il James Webb Space Telescope– che dovrebbe entrare in funzione nel 2021– analizzerà i pianeti rintracciati dal collega già in orbita per “leggerne” le atmosfere ed evidenziare la presenza di biofirme nei gas, ovvero tracce di attività biologica. Il che significa anche la semplice presenza di batteri. Ma per cercare organismi più evoluti, più tecnologici, da subito i vari centri d’ascolto disseminati nei vari continenti collegati al progetto Breakthrough Listen punteranno le loro super-parabole in direzione degli esopianeti scovati dalla NASA.
IL TELESCOPIO SPAZIALE JAMES WEBB IN COSTRUZIONE: SARÀ PRONTO NEL 2021
Quindi si coordineranno con TESS il radiotelescopio di Green Bank negli Stati Uniti, il Parkes in Australia, il complesso denominato MeerKAT in Sudafrica e il telescopio ottico Automated Planet Finder che si trova in California. Non solo, i due gruppi di ricercatori si aiuteranno anche nel momento in cui andranno verificati i dati raccolti. «Siamo davvero entusiasti di unirci alla ricerca di Breakthrough Listen. Tra tutti i progetti volti a trovare esopianeti, solo il SETI contiene la promessa di individuare segni di vita intelligente», ha dichiarato in un comunicato stampa Sara Seager, che del telescopio spaziale è direttore scientifico.
TROVEREMO STELLE CIRCONDATE DA MEGASTRUTTURE ALIENE?
Particolare attenzione sarà poi riservata a quelle stelle che mostreranno comportamenti anomali, come l’ormai famosa “Tabby’s Star”, studiata dall’astrofisica Tabetha Boyajian da cui ha preso il nome, che presenta un drastico calo di luminosità a intervalli non regolari. Ora gli studiosi sono propensi a credere che la causa sia un’enorme nube di polvere spaziale in orbita attorno all’astro, ma prima di arrivare a questa conclusione avevano anche seriamente valutato l’ipotesi della presenza di megastrutture costruite attorno alla stella da una qualche civiltà ultra-avanzata per sfruttarne l’energia. Chissà, se non la Tabby’s Star, magari qualche altra stella è davvero avvolta da una “Sfera di Dyson”: se la troviamo, sapremo di non essere l’unica specie intelligente dell’Universo.