Il sorriso enigmatico, gli occhi che scrutano l’osservatore, un volto indimenticabile: il tutto avvolto da un alone di mistero. La Gioconda è un’icona senza tempo, frutto del genio di Leonardo da Vinci- probabilmente, il ritratto più celebre al mondo. E ancora oggi, a 500 anni dalla morte del suo creatore, custodisce un segreto: chi era la modella che il grande artista del Rinascimento ha reso immortale? Un interrogativo che fa discutere da secoli gli appassionati d’arte e al quale sembra aver trovato risposta un docente di storia, convinto di aver risolto il mistero grazie agli indizi disseminati nel dipinto proprio da Leonardo.
LA CELEBRE GIOCONDA, NOTA ANCHE COME “LA MONNA LISA”
Il professore si chiama Teodoro Brescia, è ricercatore all’Università di Bari e si interessa di simboli e codici ermetici. Lo ha fatto anche con il quadro che ogni anno richiama al Museo del Louvre di Parigi milioni di visitatori, datato 1503-1504. Il suo punto di partenza è stato uno studio pubblicato nel 2010 dallo scrittore Silvano Vinceti. «Aveva individuato alcune letterine negli occhi della Gioconda e due numeri sullo sfondo alle sue spalle, sotto il ponte: LV, CE o forse CB e 72», spiega il docente. Subito, venne ipotizzato che quei caratteri avessero qualcosa a che fare con il nome della donna ritratta da Leonardo. Ma le interpretazioni e le ipotesi che sono seguite non hanno convinto gli esperti, che hanno iniziato a dubitare persino dell’esistenza di quelle minuscole pennellate.
L’AUTORITRATTO DI LEONARDO DA VINCI
Ma non Brescia, che ha ripreso in mano la ricerca con un approccio diverso. «Ho lavorato su questi caratteri provando a fare qualcosa che l’autore del dipinto faceva abitualmente: ho provato a speculare le lettere, perché tutto quello che Leonardo scrive praticamente è scritto allo specchio. Poi, in un secondo momento, ho provato a vedere se quelle lettere posizionate in alcuni punti specifici potessero costituire un rebus.» In effetti, anche il più classico dei giochi enigmistici può essere considerato un’invenzione del Genio toscano, visto che ne ha composti a decine. «Sì, ne ha creati 170, almeno stando a quelli ritrovati finora. Li scriveva per dilettare Ludovico il Moro e la sua corte di Milano e anche i rebus erano sempre scritti al contrario. Quindi poteva sicuramente essere una delle sue tecniche per nascondere e criptare un nome all’interno di un dipinto.»
Secondo il professore, i caratteri non sono esattamente quelli individuati una decina di anni fa. A suo avviso, anche tenendo conto del logorio della pittura, dovrebbero essere VL, IE e 72 che visti allo specchio diventano JV, BI e SF. Ma trattandosi di un rebus, quali parole risultano? «Nell’occhio destro le due lettere JV sono sopra le “anella”, come si diceva nel Rinascimento per indicare gli anelli dell’iride; nell’occhio sinistro, invece, le lettere speculate BJ si trovano nella pupilla, sinonimo di fanciulla, che in tardo latino era detta anche “ancilla”. Sullo sfondo, il numero speculato dà due lettere, SF, posizionate sul pelo dell’acqua che scorre sotto un ponte: in linguaggio poetico e velistico viene anche definito “orza”. La soluzione del rebus è la seguente: JV-anella BI-ancilla SF-orza, ovvero Giovannella Biancilla Sforza, diminutivo di Bianca Giovanna Sforza», conclude il docente.
NEL DETTAGLIO, IL NUMERO 72 DIPINTO SOTTO AL PONTE SULLO SFONDO
La modella di Leonardo, dunque, sarebbe stata la figlia legittimata di Ludovico il Moro, morta a nemmeno 14 anni nel 1496 , quando il celebre artista e inventore lavorava ancora per la corte del Signore di Milano. Potrebbe trattarsi anche di un ritratto post-mortem, terminato qualche anno dopo la scomparsa della primogenita del Moro, come potrebbe far pensare la veletta scura posta sul capo della giovane donna, tipica del lutto. Una possibile identità già presa in esame in passato. Oltre alla più accreditata Lisa Gherardini, la “Monna Lisa” moglie di Francesco del Giocondo (da cui i nomi con i quali il quadro è noto), si è fatto spesso anche il nome di Caterina Sforza (nipote di Ludovico), di Isabella di Aragona (Duchessa di Milano nel 1489) e, appunto, di Bianca Sforza, Signora di Bobbio e Voghera, ritratta probabilmente anche ne “La bella principessa”.
“LA BELLA PRINCIPESSA”, ATTRIBUITA A LEONARDO
La teoria del professor Brescia sarebbe sostenuta da altri elementi ritrovati nei Codici di Leonardo, come viene spiegato nel dettaglio nel libro “Un Rebus nella Gioconda”(Luxco Èditions). Per ora, gli storici dell’arte non si sono espressi a favore o contro questa spiegazione, ma è arrivato il commento degli esperti di enigmistica, che ritengono l’interpretazione del docente pugliese e la soluzione che ha proposto molto verosimili. Una curiosità: la rivista ufficiale dell’Associazione Rebussistica Italiana si chiama proprio “Leonardo”- un omaggio all’uomo che nella sua immensa produzione artistica e ingegneristica ha trovato il tempo anche di inventare il primo rebus…