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Vita extraterrestre, il 2020 sarà l’anno della svolta?

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Facciamo un rapido calcolo: nella Via Lattea ci sono da 150 a 250 miliardi di stelle. E secondo le stime condivise, ognuna di esse ha almeno un pianeta. La nostra è però solo una delle molteplici galassie: quelle visibili sono più di 100 miliardi, ma il numero reale sarebbe almeno 10 volte maggiore, considerando che oltre il 90%  dell’Universo non è osservabile con le nostre attuali strumentazioni. Quindi, nel cosmo, devono esistere svariati  miliardi di miliardi di pianeti. Impensabile che nessuno di essi abbia ospitato o ospiti tuttora la vita. E infatti, i ricercatori sono sempre più convinti che la Terra non sia affatto un unicum, una fortunata eccezione. Anzi, potrebbero esistere moltissime sue copie abitate sparse ovunque.

NELL'UNIVERSO CI SAREBBERO MILIONI DI MILIARDI DI PIANETI SIMILI ALLA TERRA

NELL’UNIVERSO CI SAREBBERO MILIARDI DI MILIARDI DI PIANETI SIMILI ALLA TERRA

Nel precedente articolo, pubblicato pochi giorni fa sul blog,  abbiamo illustrato due recenti studi scientifici che sembrano dimostrare l’altissima probabilità che la vita sia comune e diffusa nello spazio attorno a noi. Finora, però, questa affermazione resta nel campo delle ipotesi, perché non è stata trovata alcuna prova oggettiva che la dimostri. Quando la scopriremo? Il 2020 potrebbe essere l’anno buono? È la domanda che il sito Science.com ha girato ad alcuni degli scienziati ed esperti in prima linea nella ricerca della vita extraterrestre, raccogliendo le loro opinioni. Più o meno ottimisti, i ricercatori intervistati hanno comunque espresso l’idea che l’obiettivo sia alla nostra portata in un futuro non troppo lontano.

«È improbabile che il 2020 si guadagni la fama di anno nel quale per la prima volta scopriremo la vita fuori dalla Terra, ma bisogna ricordare che questo tipo di ricerca si sta velocizzando in modo esponenziale e ciò permette di stimare quando il SETI raggiungerà un risultato», ha risposto Seth Shostak, che del programma scientifico incentrato sui possibili segnali di vita intelligente da captare nello spazio è l’astronomo di riferimento. «Se consideriamo- per mancanza di una stima migliore- l’opinione di Francis Drake secondo la quale potrebbero esistere nella Via Lattea 10 mila civiltà in grado di comunicare, allora dovremmo esaminare da 1 a 10 milioni di sistemi stellari per avere una ragionevole possibilità di intercettarne una. Questo risultato verrà raggiunto nei prossimi due decenni, sicuramente non nel 2020», la sua previsione.

LE ANTENNE DEL SETI ALLA RICERCA DI SEGNALI DI VITA INTELLIGENTE EXTRATERRESTRE

LE ANTENNE DEL SETI ALLA RICERCA DI SEGNALI DI VITA INTELLIGENTE EXTRATERRESTRE

Ma non chiude del tutto la porta a sviluppi improvvisi e imprevisti, grazie ai tanti progetti in corso che saranno implementati l’anno prossimo. Ad esempio, ricorda Shostak, il SETI Institute condurrà una ricerca insieme all’Università della California utilizzando il potente Allen Telescope Array alla ricerca di tecno-firme con il laser– ossia emissioni di questo tipo di raggi luminosi riconducibili a strumentazioni tecnologiche. Una novità, visto che finora la Ricerca dell’Intelligenza Extra Terrestre si è limitata all’ascolto di potenziali segnali radio diffusi nello spazio da parte di una civiltà evoluta. «Ovviamente, c’è sempre qualcosa di inaspettato. Nel 1996 , la notizia scientifica più importante dell’anno è stato l’annuncio del ritrovamento di microbi marziani fossilizzati dentro un meteorite. Nessuno se l’aspettava, quindi si può sempre sperare in una sorpresa».

Poco propenso a scommettere sul futuro è un altro esperto interpellato, Michael Michaud- ex diplomatico, già consigliere per lo spazio per il Governo di Washington e autore del libro “Contact with Alien Civilizations: Our Hopes and Fears about Encountering Extraterrestrials” (“Contatto con civiltà aliene: le nostre speranze e i nostri timori nell’incontrare gli Extraterrestri”). «Sono scettico riguardo l’idea di scegliere un anno specifico per la prima scoperta. In passato simili previsioni hanno sbagliato», ha detto lo scrittore. «Io e altri abbiamo osservato che il continuo miglioramento delle nostre tecnologie e strategie di ricerca potrebbe aumentare le probabilità di successo. Tuttavia, non copriamo ancora tutte le frequenze, in tutti i punti del cosmo, ininterrottamente. Anche altri tipi di ricerche, dalle tecnofirme alle sfere di Dyson,  hanno fallito: queste campagne di solito hanno finanziamenti limitati e spesso non durano a lungo».

UN PIANETA IMMAGINARIO AVVOLTO IN UNA ULTRETECNOLOGICA SFERA DI DYSON

UN PIANETA IMMAGINARIO AVVOLTO IN UNA ULTRA-TECNOLOGICA SFERA DI DYSON

Anche Pete Worden, direttore esecutivo di Breakthrough Initiatives– l’insieme dei progetti promossi dal magnate russo Yuri Milner con un investimento da 100 milioni di dollari e che riunisce molte delle menti più acute della scienza per trovare la vita nell’universo- non sembra incline a puntare sul 2020 come anno della svolta.  «Mentre sono entusiasta del rinvigorimento della ricerca sulle firme tecnologiche e in particolare della crescita dell’osservazione dello spettro elettromagnetico, penso che questo sarà un progetto a lungo termine. Stimo una probabilità molto bassa di successo in un anno preciso, ma le possibilità sono ora in ordini di grandezza superiori rispetto di quanto erano nemmeno un decennio fa».

Nei prossimi mesi, infatti, i ricercatori si aspettano  grandi cose da TESS, il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA, e dalla rilevazione di bio-firme sugli esopianeti (ovvero, prove di attività biologica), ma ancora una volta un altro esperto del settore non è convinto che la meta sia così vicina. «Dal mio punto di vista, tutti questi fattori si combinano per aumentare le possibilità di trovare l’intelligenza extraterrestre nel prossimo decennio. Vorrei tuttavia sottolineare che ogni scoperta è un processo prolungato, che consiste nel rilevamento e nell’interpretazione prima che venga raggiunta qualsiasi comprensione. Quindi, vedo un progressivo avanzamento della ricerca per il prossimo anno, con una possibilità che la vita venga scoperta nel prossimo futuro», ha affermato Steven Dick, studioso e noto scrittore di astrobiologia, autore del libro “Astrobiology, Discovery and Societal Impact” (“Astrobiologia, scoperta e impatto sociale”).

IL SATELLITE DELLA NASA TESS A CACCIA DI PIANETI EXTRASOLARI

IL TELESCOPIO SPAZIALE  TESS A CACCIA DI PIANETI EXTRASOLARI

Cautamente più ottimista si è dimostrato poi Douglas Vakoch, presidente della società no-profit METI (Messaging Extra Terrestrial Intelligence), che si prefigge di contattare i nostri potenziali vicini cosmici inviando segnali nella loro direzione. «Ci sono molti luoghi in cui potrebbe esistere la vita e ora siamo sul punto di scoprirla: sono tre modi in cui potremmo farlo. Scovare ET è paragonabile ad una corsa di cavalli su tre corsie». Ma uno dei tre taglierà il traguardo entro il 2020? Possibile: tutto dipende da quanto la vita intelligente sia diffusa e dal numero di bersagli che riusciremo a scansionare. «Se un sistema stellare su 10 ospita una civiltà avanzata che cerca di comunicare, allora siamo già in ritardo per il primo contatto e la notizia che non siamo soli l’universo potrebbe arrivare nel 2020 “, ha detto Vakoch.

A suo avviso, comunque, sarà straordinario e rivoluzionario già accertare l’esistenza di microbi su altri pianeti o su altre lune del nostro sistema solare, come intendono stabilire le missioni già in programma (come le due su Marte di NASA e ESA,  che partiranno tra pochi mesi) o in corso di progettazione (come quelle ipotizzate per Encelado, Europa, Titano). «Se un giorno trovassimo nel nostro sistema solare anche solo la vita microbica con un’origine indipendente da quella terrestre, allora sapremmo che l’intero universo è pieno zeppo di vita», ha chiosato Vakoch. Ma se mai dimostreremo la presenza di altri organismi, magari addirittura in grado di interagire e comunicare con noi,  poi cosa accadrebbe? Il mondo ne sarebbe informato o rimarrebbe all’oscuro, per una deliberata scelta politica?

LE PROSSIME MISSIONI SU MARTE CERCANNO PROVE DI VITA, FOSSILE E TUTTORA ESISTENTE

LE PROSSIME MISSIONI SU MARTE CERCHERANNO PROVE DI VITA, FOSSILE E TUTTORA ESISTENTE

«L’opinione prevalente tra i radioastronomi è che la notizia si diffonderebbe rapidamente», la risposta dell’ex diplomatico Michaud. «Le autorità politiche e scientifiche non avrebbero molto tempo per sviluppare una strategia d’azione. C’è comunque la possibilità che a cogliere la prima prova, difficile da captare, siano le sofisticate strutture delle agenzie di intelligence, si potrebbe pensare che il Governo abbia sviluppato un piano in questa evenienza». Ipotesi improbabile, però, secondo Michaud: la sua esperienza gli suggerisce che a livello governativo questi argomenti vengono spesso trattati con risatine e imbarazzi. Da parte sua, poi, Pete Warren ha assicurato che Breakthrough Initiatives si impegna a divulgare in modo completo e immediato tutti i risultati: «Ci affideremo ai nostri principali ricercatori, insieme alle loro istituzioni di origine, per preparare e pubblicare sia rapporti scientifici che annunci pubblici».

Ma in fondo, a detta di Steven Dick, « stiamo riuscendo a gestire meglio le questioni relative all’impatto sociale, nel caso in cui si realizzasse una simile scoperta. Molte altre scienze sociali e umanistiche sono coinvolte nell’astrobiologia, il che è positivo. In altre parole, ci stiamo preparando per la scoperta». Per il responsabile del METI Vakoch, quando avverrà dipende solo da noi. «Potremmo non essere in grado di stabilire se troveremo la vita nel 2020, ma abbiamo una straordinaria capacità di decidere se alla fine la troveremo. Se chiediamo garanzie prima di iniziare la ricerca, non possiamo scoprire nulla. Ma se siamo disposti a impegnarci nella ricerca nel prossimo anno e per molto tempo ancora, anche senza sapere che ci riusciremo, siamo sicuri di scoprire che c’è almeno una civiltà nell’universo che ha la passione e la determinazione per capire il suo posto nel cosmo – e quella civiltà siamo noi».

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