Cosa hanno in comune la saga irlandese dei Tuatha Dé Dannan, la leggenda greca di Danae e la vicenda biblica della tribù di Dan? Ufficialmente, assolutamente nulla. Ma per Mauro Biglino e Cinzia Mele, coautori del libro pubblicato da Uno Editori “Gli dèi baltici della Bibbia-L’Israele che non ti aspetti”, hanno invece molto più di quanto non immaginiamo. Le inattese connessioni tra queste tre culture lontane nello spazio e nel tempo sono uno degli elementi sviluppati nel testo che porta i due saggisti a domandarsi dove siano davvero ambientati gli eventi narrati dall’Antico Testamento o dalla mitologia e se non si debba rivedere il nostro passato in un’ottica del tutto nuova. Anche quando parliamo delle divinità della tradizione nordica.
«Dalla nostra ricerca emerge che i “figli di Dio”, cioè i figli degli Elohim, si possono identificare con gli dèi Asi della mitologia norrena che lo studioso islandese Snorri ritiene essere una stirpe di regnanti provenienti dall’ Oriente», spiega Cinzia Mele nella lunga intervista esclusiva al blog Extremamente. «Potremmo quindi ipotizzare che Yahweh, insieme ad altri Elohim/Asi, fosse uno tra i molti che cercavano di imporre il proprio dominio al Nord e non solo. Inoltre, il collegamento tra gli studi di Felice Vinci sulle possibili origini di Roma (citati nel libro) e gli apporti del Prof. Corrias (anche questi presenti nel libro) rimandano quanto meno alla possibilità di formulare quelle ipotesi su eventuali origini “nordiche” che abbiamo descritto nell’ultimo capitolo».
Sempre, ovviamente, partendo dal presupposto che i miti antichi contengano un seme di verità e che la Bibbia- lungi dall’essere un testo sacro, rivelato dalla parola di Dio- sia un libro di storia. E questo è il concetto di base condiviso tanto da Mauro Biglino che da Cinzia Mele, appassionata studiosa dei tempi antichi al suo esordio come scrittrice. Ma se l’Antico Testamento contiene informazioni storiche, come spiegare le incongruenze, gli errori geografici e i luoghi definiti “immaginari” dagli stessi commentatori? Gli esempi sono numerosi. «Già nel libro della Genesi vengono citati i territori dei Filistei unanimemente definiti “anacronistici” dagli studiosi», dice infatti la Mele.
«I primi insediamenti Filistei nel Mediterraneo risalgono al 1200 a.C. e Asdod, una delle città della pentapoli, risale addirittura all’VIII sec. Quindi possiamo dire che non è esistita una pentapoli filistea fino a quella data, benché sia citata nell’Antico Testamento già in tempi antecedenti di parecchi secoli. Dobbiamo così dedurre o che la Bibbia sia inaffidabile dal punto di vista storico oppure che luoghi e popoli citati a cui fa riferimento si trovassero altrove e, come già detto, il dubbio lascia il campo aperto alle ipotesi in una materia così nuova». Insomma, basta spostare l’ambientazione e il quadro si fa più chiaro, anche se l’ipotesi avanzata dal libro è così radicale da sollevare molti interrogativi e molti dubbi, come riconoscono gli stessi autori.
«Innanzitutto va detto che, data la novità del tema e di quanto esso mette in evidenza, non potrebbe essere diversamente. Le numerose domande che poniamo singolarmente non sembrano trovare risposta, tuttavia prendendole in considerazione con la chiave di lettura “nordica” non solo il racconto biblico, ma anche le altre informazioni provenienti dai racconti cosiddetti “mitologici” si intrecciano tra loro senza ingarbugliarsi ulteriormente, offrendo invece un quadro chiaro e coerente che converge anche dal punto di vista geografico. Scopriamo così che i giganti biblici e quelli della mitologia nordica condividono identici nomi e territori, così come gli Iperborei e gli altrettanto longevi patriarchi biblici.
Le suggestioni che rendono lecito ipotizzare una collocazione nel Nord Europa degli episodi biblici sono molte e convergenti, eppure trovare “prove” che possano confermare il quadro non è questione di poco conto e richiederà anni di studi in ogni campo. Per contro, sebbene fino ad oggi nessuno abbia mai messo in dubbio che le vicende bibliche siano avvenute o siano comunque ispirate ai territori mediterraneo-mediorientali, occorre dire che non solo non ci sono certezze in merito, ma taluni storici ed archeologi hanno messo in evidenza come sia impossibile conciliare il racconto biblico con la realtà». Dunque, la ricerca è appena all’inizio e sembra di capire che i due autori abbiano già in mente un “sequel” del libro.
«La Bibbia offre innumerevoli spunti e in questo primo lavoro volutamente non abbiamo trattato il tema del diluvio, le vicende di Abramo e quelle legate all’esilio babilonese che potrebbero essere argomento di future pubblicazioni o integrazioni all’attuale», conferma Cinzia Mele. «Posso dire che alcuni dei nuovi elementi contengono risposte che si presentano quanto mai coerenti a domande e dubbi che l’esegesi biblica classica lascia attualmente irrisolti e che riporta come tali anche nelle annotazioni inserite nelle Bibbie attualmente pubblicate. Non si è ancora presentata l’occasione per un confronto con storici, archeologi e biblisti. Lo faremo non appena avremo terminato la seconda fase della ricerca che stiamo conducendo: vogliamo fornire all’esame degli accademici materiale quanto più completo, coerente e documentato possibile».
L’INTERVISTA INTEGRALE È SULL’ULTIMA NEWS LETTER DI EXTREMAMENTE.IT