Per ora la missione è confermata: nonostante i problemi legati alla grave emergenza internazionale provocata dalla pandemia di Covid-19, la NASA sta portando a termine tutti i test necessari per procedere all’invio della sua nuova sonda diretta su Marte. La finestra di lancio è compresa tra il 17 luglio e il 5 agosto. Nei giorni scorsi, gli ingegneri hanno provato per l’ultima volta i motori dell’elicottero che partirà insieme al rover: quando tornerà a volare, lo farà nella rarefatta atmosfera marziana. Ma il robottino avrà anche degli altri piccoli compagni di viaggio.
Perseverance porterà con sé tre microchip dentro i quali sono contenuti tutti i nomi di coloro che hanno preso parte al concorso popolare per decidere come chiamarlo e una placca metallica che reca incisi il Sole, Marte e la Terra e una scritta, traducibile a senso come “Esploriamo insieme”. È stato lo stesso rover a comunicarlo ufficialmente con un tweet: «Alcuni di voi hanno notato il messaggio speciale che sto portando su Marte insieme ai 10,9 milioni di nomi che avete spedito. “Explore As One” è scritto in codice morse sui raggi del Sole che collegano il nostro pianeta con quello che esplorerò. Insieme, noi perseveriamo».
Spicca quel dettaglio- “scritto in codice morse”. Una scelta singolare, che ha fatto sorridere alcuni commentatori: forse i Marziani sono fermi ai tempi del telegrafo? Ma resta comunque interessante sottolineare che nel momento in cui viene preparata una missione con lo scopo dichiarato di verificare se la vita sia mai esistita (o possa esistere tuttora in qualche forma elementare) sul Pianeta Rosso, si sente la necessità di mandare un messaggio ai potenziali abitanti extraterrestri. E non è certo la prima volta. Un articolo del sito web Mysterious Universe ripercorre tutti i momenti dell’esplorazione spaziale contraddistinti da simili tentativi di entrare in comunicazione con gli ET.
Nel 1969, l’Apollo 11 -durante la storica missione che portò per la prima volta l’Uomo sulla Luna- partì con un piccolo disco in silicio, delle dimensioni di una moneta, contenente un saluto da parte di 73 capi di Stato, i nomi dei leader del Congresso degli Stati Uniti, quelli delle quattro commissioni di Camera e Senato responsabili della legislazione relativa alla NASA e di tutti gli amministratori della storia dell’ente spaziale americano. Il cimelio riposa ora da qualche parte tra la polvere lunare, dopo essere stato depositato da Buzz Aldrin. A quanto si dice, sembra che l’astronauta stesse per dimenticarsi di farlo e a richiamarlo all’ordine sarebbe stato il collega Neil Armstrong.
Ancora più famosi sono le placche e i dischi metallici che stanno portando a zonzo nello spazio le sonde Pioneer (10 e 11) e le Voyager ( 1 e 2), gli unici artefatti umani ad aver oltrepassato i confini del sistema solare. A concepirli fu l’astronomo Carl Sagan: sulle targhe dorate l’incisione mostra un uomo e una donna nudi, con lui che fa un gesto amichevole di saluto con la mano alzata, e un’immagine astronomica schematizzata per mostrare la posizione della Terra. I due videodischi, simili per forma a quelli di un vecchio grammofono, contengono invece 115 immagini in segnale audio, una selezione di alcuni suoni naturali, dei brani musicali classici e moderni, saluti in 55 lingue diverse (anche antiche) e- ancora una volta- una frase in morse, il motto latino “Per aspera ad astra”– insomma, per arrivare al top bisogna faticare…
L’idea di base è che – se mai un giorno un Alieno troverà una delle sonde ancora in viaggio- dai disegni e dai suoni presenti sui supporti metallici se è una creatura mediamente intelligente dovrebbe essere in grado di capire che quella coppia rappresenta il genere umano (i corpi nudi servono a mostrare la corretta anatomia di maschio e femmina), proveniente dal terzo pianeta rispetto al Sole e dotato di capacità non solo tecnologiche ma anche artistiche. Per facilitare il compito del potenziale fruitore del messaggio, gli astronomi hanno anche aggiunto delle istruzioni pittoriche per spiegare come si fa ad ascoltare i dischi e a ricavare le immagini dai segnali audio.
Un’iniziativa simile avrebbe dovuto consegnare a New Horizons– la sonda che nel 2015 ha raggiunto, sorvolato e fotografato Plutone- un messaggio destinato ai nostri eventuali vicini cosmici. L’idea era infatti quella di spedire dalla Terra un segnale digitale– chiamato “One Earth Message”- contenente immagini significative del nostro pianeta, scelte dal pubblico in tutto il mondo. Il segnale avrebbe potuto essere aggiornato per anni, almeno fino a quando New Horizons fosse rimasta in contatto con i suoi progettatori: l’anno previsto per l’invio era proprio il 2020. Ma la proposta non è stata approvata dalla NASA e così il messaggio digitale non è mai partito.
Comunque, nel caso in cui la sonda spaziale- al momento nella Fascia di Kuiper- dovesse essere agganciata da un’astronave aliena, riserverà qualche strana sorpresa. Al suo interno, infatti, viaggiano alcuni reperti Made in USA di difficile interpretazione per gli ipotetici individui che se li ritroveranno tra le mani (o tra i tentacoli): due CD con le foto dell’equipe che ha preparato la missione- ma senza un lettore né una spiegazione su come farli funzionare- due bandiere americane a Stelle&Strisce, le ceneri di Clyde Tombaugh, l’astronomo che scoprì Plutone, qualche spicciolo di dollaro e due francobolli. Forse nella speranza che gli ET ci scrivano una lettera per posta ordinaria?