È il più vicino alla Terra, dal punto di vista astronomico- e questo lo sapevamo già. Ma adesso sappiamo anche che potrebbe essere uno dei mondi alieni più simili al nostro da molti altri punti di vista. A dare un nuovo appeal a Proxima b è stata l’analisi di un team di ricerca svizzero che si è basato su una strumentazione all’avanguardia.
PROXIMA B PARAGONATO ALLA TERRA
L’esopianeta in questione orbita attorno a Proxima Centauri, una nana rossa che fa parte del sistema Alfa Centauri e che dista “appena” 4.2 anni luce da noi, in assoluto la stella più vicina dopo il Sole. È stato individuato nel 2016 dall’HARPS, l’High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher dell’osservatorio dell’ESO a La Silla, in Cile. Al momento della scoperta di Proxima b, gli astronomi hanno valutato che avesse una massa circa 1.3 volte quella terrestre. Ora invece il nuovo studio ha appurato che il pianeta è appena il 17% più massivo della Terra.
I ricercatori hanno utilizzato ESPRESSO, acronimo di Echelle Spectrograph for Rocky Exoplanet and Stable Spectroscopic Observations– uno spettrografo svizzero montato sul Very Large Telescope, sempre a La Silla, in grado di suddividere la luce proveniente dagli oggetti celesti nelle varie lunghezza d’onda che li compongono per poterli studiare in modo dettagliato. «Eravamo già molto soddisfatti delle prestazioni di HARPS, che è stato responsabile della scoperta di centinaia di esopianeti negli ultimi 17 anni. Ma ora siamo davvero entusiasti che ESPRESSO possa produrre misurazioni ancora più precise ed è una giusta ricompensa per questo team che lavora insieme da 10 anni», ha scritto in un comunicato Francesco Pepe.
IL PIANETA SI TROVA A POCO PIÙ DI 4 ANNI LUCE DA NOI
Il professore, di origini italiane, insegna astronomia all’Università di Ginevra ed è uno degli autori dello studio di recente pubblicato online su ArXiv.com e accettato dalla rivista Astronomy & Astrophysics. La Confederazione Elvetica da anni svolge un importante ruolo a livello internazionale nella ricerca degli esopianeti: svizzero è l’ultimo Nobel per Fisica, Michel Mayor, premiato insieme a un connazionale proprio per aver scoperto 51 Pegasi b, il primo mondo alieno in orbita attorno a una stella come il Sole. Proprio da lui è arrivato un apprezzamento a questo ultimo studio per l’estrema esattezza delle misurazioni che ha definito “inaudita”.
Proxima b risulta per ora l’esopianeta più simile alla Terra per dimensioni e aspetto: gli scienziati sono convinti che abbia infatti una struttura rocciosa. «È uno dei più interessanti nella nostre vicinanze», ha confermato Alejandro Suarez Mascareño, autore principale della ricerca. Questo mondo si trova proprio al centro della Fascia di Abitabilità di Proxima Centauri, dove le temperature sono tali da mantenere l’acqua allo stato liquido. E molti pensano che l’ acqua, quassù, potrebbe effettivamente esserci e con essa ci sarebbe una buona probabilità di trovare la vita. Ma non mancano i dubbi. La nana rossa attorno alla quale orbita è molto più debole e piccola del nostro Sole, ma ha anche un’altra caratteristica: illumina sempre la stessa faccia del pianeta.
POTREBBE ESSERE COSÌ IL CIELO VISTO DA PROXIMA B?
Gli astronomi pensano infatti che l’esopianeta sia in rotazione sincrona con la sua stella, proprio come la Luna fa con la Terra, e questo comporta la presenza- anche su Proxima b- di un lato sempre esposto alla luce solare e di un altro perennemente al buio, con climi profondamente diversi. Non è poi affatto sicuro che il mondo più vicino a noi abbia un’atmosfera: compie la sua rivoluzione attorno a Proxima Centauri in appena 11 giorni e le radiazioni solari col passare del tempo potrebbero aver strappato via tutta l’aria. Se così fosse, sarebbe impossibile trovare sia acqua liquida che vita. Ma oramai i riflettori si sono accesi su questo esopianeta della porta accanto e gli studi andranno avanti, puntando a strumentazioni sempre più sensibili e tecnologiche, per scoprire come sia effettivamente Proxima b.