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Le civiltà evolute nella Via Lattea? Da 36 a 928…

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Attorno a noi, nella Via Lattea, ci sarebbero almeno 36 civiltà avanzate, ovvero in grado di comunicare nello spazio. A dirlo, è il calcolo di un team di astrofisici che ha pubblicato il risultato dello studio sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal. Un grande passo avanti rispetto alle stime precedenti, vagamente comprese tra zero e svariati miliardi, secondo l’Università di Nottingham per la quale lavorano i ricercatori. Merito, soprattutto, del nuovo approccio all’annoso problema: siamo soli nell’Universo?

QUANTE SONO LE CIVILTÀ AVANZATE NELLA NOSTRA GALASSIA?

QUANTE SONO LE CIVILTÀ AVANZATE NELLA NOSTRA GALASSIA?

Il presupposto di partenza adottato dall’equipe del professor Christopher Conselice è infatti che la vita intelligente segua, anche sugli altri pianeti, un percorso simile a quanto avvenuto sulla Terra- rappresentativa, insomma, del modo in cui la vita si evolve, ovunque nell’universo, una volta che c’è un pianeta roccioso posto a una distanza appropriata da una stella adatta nel corso di 5 miliardi di anni. Con questi parametri hanno riempito tutte le variabili contenute nella famosa Equazione di Drake, creata negli anni Sessanta del secolo scorso dall’astronomo omonimo per calcolare la possibile presenza di alieni intelligenti.

Quella formula- ovvero N = R · fp · ne · fl · fi · fc · L-  include il tasso medio di formazione stellare all’anno nella galassia, la frazione delle stelle dotate di pianeti, il numero medio di pianeti che formano un ecosistema e la frazione ancora più piccola degli ecosistemi che sviluppano la vita. Nella lunga equazione, seguono poi la frazione di pianeti nei quali la vita arriva a uno stadio evoluto, ulteriormente moltiplicata per la frazione dell’ intelligenza extraterrestre che utilizza una forma di comunicazione rilevabile dallo spazio. Dulcis in fundo, l’ultima variabile è la durata media di sopravvivenza delle civiltà risultanti, fondamentale per riuscire a captare le loro comunicazioni e sapere che esistono.

L'IMMAGINE ARTISTICA DI UN SISTEMA SOLARE ALIENO

L’IMMAGINE ARTISTICA DI UN SISTEMA SOLARE ALIENO

La nostra galassia ha circa 14 miliardi di anni e se immaginiamo che le civiltà intelligenti durino poche centinaia di anni, le possibilità che le nostre capacità tecnologiche si sovrappongano con le loro comunicazioni sono praticamente nulle. Tutto cambia però se contempliamo una lunga durata: così le chance di sapere della loro esistenza aumentano. La squadra dell’Università di Nottingham  si è lanciata nell’impresa di calcolarle in virtù anche dei dati sulla formazione stellare e sui mondi alieni che possediamo oggi. «Non avremmo potuto scrivere questo articolo qualche anno fa», ha dichiarato il professor Conselice.

Innanzitutto, i ricercatori hanno visto che almeno il 97% delle stelle della Via Lattea hanno circa 5 miliardi di anni- all’incirca l’età del nostro Sole. Poi hanno preso in esame  quelle che sono sufficientemente stabili per ospitare i sistemi planetari- ovvero, circa un terzo.  Utilizzando ciò che ora sappiamo sulla distribuzione degli esopianeti, il team ha stimato il numero dei mondi rocciosi all’interno delle zone abitabili, prevedendo anche quanti di loro possono avere a disposizione i metalli necessari  per costruire, per esempio, un trasmettitore radio. Infine, hanno fissato il limite minimo della durata di una civiltà comunicante a 100 anni, basandosi sulla Terra dove, appunto, la tecnologia radio è iniziata un secolo fa.

IL 97 PER CENTO DELLE STELLE DELLA VIA LATTEA HANNO PIÙ DI 5 MILIARDI DI ANNI

IL 97 PER CENTO DELLE STELLE DELLA VIA LATTEA HANNO PIÙ DI 5 MILIARDI DI ANNI

Risultato: ci dovrebbero essere 36 civiltà extraterrestri evolute che convivono con noi nella Via Lattea. La stima però non è precisa, visto che gli stessi astrofisici riconoscono che il numero potrebbe oscillare – modificando di poco alcune variabili- tra 4 e 211.  Un dato che diventa ancora più importante, se si ipotizza che la vita intelligente si possa evolvere in qualsiasi momento nel corso dei 5 miliardi di anni presi in considerazione e non esattamente 5 miliardi di anni fa: in questo caso, i nostri potenziali vicini di stella tecnologicamente avanzati crescono fino a 928.

Ma perché non sentiamo le loro comunicazioni? Semplice: perché  postulando una distribuzione uniforme nella galassia, la più vicina civiltà spaziale dovrebbe trovarsi a 17mila anni luce da noi. Un po’ troppo. Una società aliena, dicono i ricercatori,  dovrebbe trasmettere segnali per più di 3mila anni per sperare, da parte nostra,  di poterli raccogliere. E prima di ricevere la nostra eventuale risposta passerebbero 6120 anni. Nell’eventualità più ottimistica- 928 ET comunicanti- dovremmo comunque avere parecchia pazienza: per captare un loro messaggio, dovremmo restare in ascolto per un migliaio di anni, 1.030 per l’esattezza.

LA CIVILTÀ ALIENA PIÙ VICINA A NOI POTREBBE ESSERE A 17MILA ANNI LUCE

LA CIVILTÀ ALIENA PIÙ VICINA A NOI POTREBBE ESSERE A 17MILA ANNI LUCE

Le conclusioni della ricerca non sono condivise da uno degli astronomi più noti al mondo e da più tempo impegnato proprio nell’ascolto di eventuali messaggi provenienti da mondi lontani: Seth Shostak, volto e anima dell’Istituto SETI di Mountain View. La prima contestazione riguarda proprio l’assunto di base: «Ritenere che la vita debba evolvere secondo la stessa sequenza temporale di quella sulla Terra è un presupposto enorme», ha detto al sito Livescience.com. A suo avviso, l’apparente precisione del calcolo è fuorviante. In sostanza, ritiene che gli studiosi britannici abbiano riempito gli spazi vuoti dell’Equazione di Drake in modo arbitrario e discutibile, specialmente per quanto riguarda le variabili più controverse.

Davvero la vita si evolve su qualsiasi pianeta roccioso all’interno della Fascia di Abitabilità della sua stella? Davvero da quella vita si sviluppano forme intelligenti  entro 5 miliardi di anni? Secondo l’astronomo californiano, non è detto. Anzi. Anche la nostra stessa esistenza-secondo Shostak- è più un colpo di fortuna che altro: se 66 milioni di anni fa quel famigerato asteroide non avesse centrato la Terra condannando all’estinzione i giganteschi rettili che la dominavano, forse l’Uomo non avrebbe mai avuto lo spazio per emergere e affermarsi. Forse la vita intelligente sul nostro pianeta avrebbe avuto una storia molto diversa.

SENZA L'ESTINZIONE DEI DINOSAURI, FORSE L'UOMO NON SAREBBE MAI APPARSO SULLA TERRA

SENZA L’ESTINZIONE DEI DINOSAURI, FORSE L’UOMO NON SAREBBE MAI APPARSO SULLA TERRA

Ma la variabile in assoluto più limitante, sostiene Seht Shostak, è l’assunto che una civiltà aliena comunicante trasmetta segnali nello spazio solo per un secolo. Una visione pessimistica anche per il nostro futuro: «Abbiamo i nostri conflitti, è vero, ma sembra improbabile che smetteremo di usare le onde radio nei prossimi due mesi», ha commentato con la sua consueta ironia. «La soluzione all’Equazione di Drake dipende molto dalla probabilità che si sviluppi la vita su un pianeta, che quella vita diventi intelligente e dalla sua durata. Sono tutte variabili importanti che possono cambiare la soluzione di un ordine di grandezza

Christopher Conselice resta convinto dell’importanza dello studio che ha coordinato. In un comunicato stampa ha dichiarato: «Il nostro lavoro suggerisce che la ricerca delle civiltà extraterrestri intelligenti non solo rivela come si forma la vita, ma ci dà anche indizi su quanto possa durare la nostra civiltà. Se troviamo che la vita intelligente è comune, allora ciò indicherà che la nostra civiltà potrebbe esistere per molto di più di poche centinaia di anni; al contrario, se troviamo che non ci sono civiltà attive nella nostra galassia, allora è un brutto segnale per la nostra esistenza a lungo termine. Cercando la vita extraterrestre intelligente- anche se non troviamo niente-  scopriamo il nostro stesso futuro e destino».

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