Era il 9 ottobre 2010: Zecharia Sitchin, uno degli scrittori più discussi e più letti al mondo, con milioni di copie vendute e tradotte in più di 25 lingue, si spegneva a New York, sua città d’adozione. Aveva 90 anni. L’annuncio della sua scomparsa venne dato dalla famiglia solo a funerale avvenuto- una cerimonia strettamente privata- due settimane più tardi. Lasciava in eredità le sue idee- contestate e ridicolizzate dalla comunità scientifica- che hanno dato un contributo determinante alla creazione della cosiddetta “Teoria degli Antichi Astronauti”, poi ripresa, approfondita e divulgata da molti altri ricercatori.
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LO SCRITTORE ZECHARIA SITCHIN
Avevo incontrato Sitchin pochi mesi prima, il 13 maggio di quell’anno. Dopo uno scambio di lettere via fax, aveva acconsentito a concedermi un’intervista televisiva. Mi aveva così accolto nel suo appartamento newyorkese, vicino a Central Park, nel quale abitava ormai da solo- era rimasto vedovo- circondato da una miriade di carte, pile di fogli dattiloscritti, centinaia di libri, riproduzioni di incisioni sumere e statuette di divinità del pantheon mesopotamico che il ricercatore azero naturalizzato americano riteneva invece rappresentazioni di individui in carne e ossa, anche se di un altro mondo. Nibiru, per l’esattezza, di cui aveva parlato ne “Il Pianeta degli Dei” (nella versione italiana) o “Il 12° Pianeta” (nella versione originale), il libro che gli diede grande fama, attirandogli nello stesso tempo feroci critiche.
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ZECHARIA SITCHIN NEL SUO STUDIO, INSIEME A SABRINA PIERAGOSTINI NEL 2010
In quel pomeriggio di dieci anni fa, Zecharia Sitchin ripercorse con me davanti alla telecamera i punti salienti della sua ricerca: potete trovare nell’archivio del blog i quattro articoli del 2011 con la trascrizione integrale di quella lunga chiacchierata. Si era persuaso- mi disse-al di là di ogni ragionevole dubbio, che un tempo la Terra fosse stata luogo di conquista e di sperimentazione da parte di una razza aliena. O meglio, di un piccolo gruppo di extraterrestri, denominati Anunna o Anunnaki: individui dalla vita così lunga, rispetto all’esperienza umana, da apparire immortali. E talmente avanzati dal punto di vista tecnologico da sembrare dotati di poteri soprannaturali. Erano loro i signori che i nostri antenati avevano adorato e chiamato Dei, sottomettendosi ad essi riconoscendone la superiorità e ai quali- secondo Sitchin- l’umanità doveva tutto. Persino la sua stessa esistenza.
Infatti, non solo queste creature ci avrebbero donato la civiltà– un merito attribuito a “coloro che scesero dal cielo” dalle leggende di varie culture antiche- ma avrebbero persino determinato lo sviluppo dell’uomo moderno attraverso le biotecnologie, manipolando geneticamente il DNA degli ominidi per creare un essere umano migliorato e potenziato, facendo così fare alla nostra evoluzione un salto decisivo quanto improvviso. Teorie che all’epoca- negli anni Settanta- sembravano fantascienza. Oggi, con tutto quello che sappiamo sulle tecniche di laboratorio, sulla clonazione e sull’ingegneria genetica, un po’ meno. Eppure per Sitchin bastava leggere i miti assiro-babilonesi come resoconti di fatti reali per trovarvi scritte tutte queste informazioni. E molti anni prima di Mauro Biglino, Zecharia Sitchin, di famiglia ebrea, già aveva riconosciuto che nell’Antico Testamento- in parte ricalcato sulle tradizioni mesopotamiche- gli Elohim corrispondevano agli Anunnaki.
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LA COPERTINA DELLA VERSIONE AMERICANA DE ” IL PIANETA DEGLI DEI”