Un velivolo dalle prestazioni inaudite, di gran lunga superiore a qualsiasi strumentazione nota. L’AAV-l’Anomalous Aerial Vehicle– ripreso il 14 novembre 2014 in volo sull’Oceano Pacifico, al largo della California, è un enigma dalla difficile decifrazione. Nemmeno l’analisi approfondita condotta dalla SCU- acronimo di Scientific Coalition for Ufology, l’associazione multidisciplinare statunitense che svolge indagini su UFO, USO e UAP- ha potuto stabilire di cosa si trattasse. Ma ha dato interessanti indicazioni su alcune delle sue sorprendenti caratteristiche. Tanto assurde da spingere gli esperti coinvolti nella ricerca a escludere che si possa spiegare con la fisica tradizionale. La sintesi dello studio è disponibile anche sul canale Youtube di Extremamente: https://youtu.be/Sbm6U88THhY
UN FOTOGRAMMA DEL VIDEO RIPRESO IL 14 NOVEMBRE 2004 DAI PILOTI DELLA US NAVY
Il rapporto diffuso sul web è poderoso-270 pagine. A comporlo, un’accurata ricostruzione del cosiddetto “Incidente della Nimitz”, le testimonianze dei testimoni oculari, lo scambio di mail per chiedere (e non ottenere) i documenti ufficiali, le valutazioni relative a velocità, accelerazione e dimensioni dell’oggetto. Una lettura impegnativa, ma ricca di informazioni. Lasciamo agli addetti ai lavori e agli appassionati le formule matematiche, le equazioni e la trigonometria che riempiono molte pagine: noi, qui, ci limitiamo a sottolineare alcuni degli aspetti più rilevanti che emergono da questa analisi forense sull’incontro tra il Carrier Strike Group Eleven e quei misteriosi AAV.
Erano infatti una ventina i mezzi di natura ancora non identificata che nei giorni precedenti e anche nel giorno in cui è stato realizzato l’ormai celebre video “FLIR” si muovevano nello spazio aereo di fronte alla costa di San Diego nel bel mezzo di un’esercitazione della Marina Militare americana. Una potenziale minaccia, anche in virtù del loro modo di muoversi definito “erratico” da chi li ha visti personalmente o su uno schermo radar, e con l’insolita capacità di scendere o salire di quota in modo più che repentino- per esempio, meno di un secondo per passare da 80mila piedi a 20mila e poi ancora più giù, fino a praticamente sfiorare la superficie del mare.
UN’ALTRA IMMAGINE DEL COSIDDETTO “TIC-TAC DELLA NIMITZ”
Gli autori dell’analisi ripercorrono passo dopo passo quanto avvenuto quella mattina, sulla base delle dichiarazioni dei militari coinvolti (come il comandante David Fravor, il suo vice Jim Slaight, i due sottoufficiali addetti ai radar e altri ancora), delle immagini registrate nel video del cosiddetto Tic-Tac, dello studio prodotto da To The Star Academy, del rapporto compilato dall’Intelligence all’interno del programma AATIP. Documenti sulla cui base anche Alberto Negri e io abbiamo ricostruito dettagliatamente i punti salienti e le rilevanti implicazioni di questo avvistamento della US Navy nel libro “UFO- Parlano i piloti” (Mursia), uno strumento utile per chi vuole sapere di più su questo fenomeno, sulla sua storia e sui più recenti sviluppi.
Interessante notare che lo studio della “Coalizione Scientifica per l’Ufologia” è iniziato prima dell’articolo del New York Times, pubblicato nel dicembre 2017, che ha reso noto il programma segreto del Pentagono per indagare sulle “minacce aerospaziali avanzate” e due dei tre video ripresi dai piloti della Navy. Lo provano le 26 tra domande e appelli, inoltrati a partire dal febbraio 2017 sulla base del Freedom of Information Act a vari uffici della Marina, al corpo dei Marines, al NORAD, alla DIA, al Dipartimento della Difesa, per avere informazioni sulla vicenda che già circolava da tempo in circoli ristretti. Nello specifico, venivano richiesti dati radar, diari di bordo, registri delle conversazioni, coordinate, immagini, rapporti ufficiali. Ogni volta, la domanda è stata respinta. Le uniche informazioni rilasciate- dopo un lungo rimpallo da un ufficio all’altro e persino l’intervento di un giudice-è stata la diffusione di email dalle quali emergeva che dell’episodio erano al corrente vari ufficiali della Navy, per la maggior parte in congedo.
IL CARRIER STRIKE GROUP ELEVEN
La storia dell’UFO della Nimitz infatti era un fatto ben noto in certi ambienti militari. Nel 2007, un video identico a FLIR (anzi, secondo gli esperti della SCU, persino di qualità superiore) era stato postato sul web (per essere poi rimosso) su un sito tedesco ed era finito al centro di una discussione su Above Top Secret nella quale se ne contestava l’autenticità. Ora lo sappiamo: non era affatto un falso, ma una copia del filmato realizzata da un militare che aveva corso un bel rischio nel duplicarlo e poi nel farlo circolare sul web. Quel filmato non era sfuggito ad alcuni testimoni dell’avvistamento, che lo avevano commentato tra di loro, con lettere o in chat. Nel marzo 2015, poi, un ex pilota militare di nome Paco Chierici aveva raccontato sul suo blog ogni dettaglio di quell’avvistamento bizzarro spiegando che la fonte era proprio un suo caro amico, l’ex comandante Dave Fravor, principale testimone oculare: nell’articolo online si parlava anche di un’indagine in corso per far chiarezza sulla vicenda.
L’EX COMANDANTE DAVID FRAVOR
I protagonisti di quell’incontro- sostengono i ricercatori del gruppo ufologico, che li hanno intervistati di persona-insistono però nel dire che il video originale, ripreso dalla telecamera AT-FLIR montata sugli F/A-18F Super Hornet, non solo era molto più lungo di quello rilasciato dal Dipartimento della Difesa, ma era anche più nitido e conteneva molte più informazioni. Il filmato sarebbe stato prelevato, insieme ai tracciati radar, ai dati elettromagnetici e a una grande quantità di altri documenti, da agenti governativi non in divisa che si palesarono a poche ore dal fattaccio sulla portaerei USS Princeton che coordinava le manovre militari. Sta di fatto che tutte le informazioni sensibili di quella e delle giornate precedenti relative alle navi del Carrier Strike Group Eleven non sono presenti negli Archivi della Navy. Quei fogli sono andati persi o sono stati presi in consegna da qualcuno? In ogni caso, per la Marina Militare non esistono.
Un vero peccato. A detta dei militari intervistati, li dentro c’è la risposta al mistero. Con le informazioni registrate dai sistemi di controllo di cui le portaerei sono dotate, si potrebbe comprendere l’esatta dimensione, la velocità, l’accelerazione, le manovre, la densità e quindi persino il materiale di cui era composto quell’AAV. In assenza di questi dati finiti nelle mani di chissà chi, i ricercatori della Scientific Coalition for Ufology hanno elaborato i loro calcoli sugli elementi a disposizione, procedendo in modo cauto, con una stima al ribasso, valutando una serie di possibili scenari. Eppure anche così il quadro che ne risulta lascia senza parole e richiede, come minimo, un diretto coinvolgimento del mondo della scienza per trovare risposte coerenti e plausibili.
UNA RESA ARTISTICA DELL’INCONTRO TRA FRAVOR E IL TIC-TAC
Dando per buona la grandezza probabile dell’oggetto sui 40-60 piedi, pari a 15/18 metri, (una misura credibile perché riferita da testimoni attenti e affidabili come sono i piloti) e accettando la valutazione degli uomini radar che videro muoversi sui loro schermi quella flotta di velivoli sconosciuti a velocità e accelerazioni assurde, ne conseguono valori a dir poco allucinanti: a quasi 105 mila miglia orarie di velocità massima (sfioriamo i 200 mila km/h…), con un’accelerazione superiore a 12 mila G ( quindi, 12 mila volte la forza di gravità), il Tic-Tac avrebbe avuto bisogno di un’energia paragonabile a quella sprigionata da un’arma nucleare tattica. Un altro scenario, basato su altri parametri, considera una velocità di 13 mila miglia orarie (pur sempre, circa 25 mila km/h) e 207 G. L’ipotesi più cauta vede comunque l’AAV sottoposto ad almeno 32 G, con la necessità di utilizzare l’equivalente di decine di chili di tritolo al secondo.
IL LOGO DELLA SCIENTIFIC COALITION FOR UFOLOGY
Un vero e proprio nonsense, almeno per la fisica e la tecnologia attuali. Sopra i 13.5 G, i jet subiscono danni strutturali, per non parlare di un essere umano che può tollerare sollecitazioni fino a 9 G. Con quelle accelerazioni e con quelle velocità, un velivolo si disintegrerebbe e si trasformerebbe in una palla di fuoco per l’attrito con l’atmosfera. Inoltre, produrrebbe un’onda d’urto e una quantità di calore dagli effetti distruttivi. Ma nulla del genere è accaduto al Tic-Tac e agli altri AAV che volavano in perfetto silenzio, senza neanche provocare il bang sonico. Conclusione: per la SCU (che può contare sulla consulenza di ingegneri aerospaziali, fisici, esperti di informatica) si è trattato dell’ avvistamento di un oggetto volante non identificato simile a un meccanismo, di gran lunga superiore alle nostre attuali conoscenze. E il gruppo di ricerca si appella al Congresso, perché faccia pressioni per ottenere quelle informazioni-cruciali- sparite nel nulla.