Un incontro molto ravvicinato– troppo. È avvenuto a fine estate nei cieli della Gran Bretagna, quando un oggetto volante non identificato- insomma, un UFO- ha rischiato la collisione con un volo di linea carico di passeggeri. Un “near miss”, un incidente sfiorato, che ha allarmato i piloti e li ha costretti a segnalare l’accaduto alle autorità preposte alla sicurezza dei voli del Regno Unito.
OGNI ANNO, CI SAREBBERO CENTINAIA DI AVVISTAMENTI IN QUOTA
L’articolo, pubblicato dal quotidiano The Sun, sostiene che l’impatto è stato evitato per una manciata di secondi. Il misterioso velivolo ha rischiato un frontale con un affollato Boeing 737 in fase di atterraggio all’aeroporto di Leeds-Bradforfd, nel nord dell’Inghilterra lo scorso 1° settembre. L’Airprox Board, incaricata di monitorare e indagare su questo tipo di eventi, ha considerato l’incidente di categoria A- la più elevata e pericolosa. Nel testo redatto da suoi ispettori si legge: «Entrambi i piloti all’improvviso hanno visto una luce brillante e un oggetto che apparentemente si muoveva verso l’aeromobile, quasi frontalmente, leggermente sopra e sulla sinistra».
L’oggetto, secondo il rapporto ufficiale, “è apparso senza preavviso e non c’è stato tempo per reagire». Dunque il comandante e il suo vice non hanno fatto in tempo neppure a virare o a intervenire in alcun modo: lo scontro è stato evitato di un soffio forse per un puro caso. Subito dopo l’atterraggio, ai piloti è stato detto che un elicottero della polizia aveva visto delle lanterne cinesi in volo in quell’area. «Nessuno dei due ha creduto di aver visto delle lanterne», specifica però il documento nel quale gli investigatori hanno stabilito che è esistito un reale pericolo di collisione.
L’ARTICOLO ONLINE DEL QUOTIDIANO BRITANNICO “THE SUN”
Solo tre giorni prima, vicino a Manchester, un altro volo- un Airbus Easyjet con a bordo 186 passeggeri- aveva incrociato a 8 mila piedi di quota (circa 2.500 metri) qualcosa di imprevisto arrivato a pochi centimetri dall’aereo. In quel caso, si è stabilito che a provocare il “near miss” sia stato un drone, che volava più di 20 volte oltre la quota consentita. Sta di fatto che secondo The Sun nel solo Regno Unito sono stati segnalati più di 400 incidenti del genere negli ultimi 5 anni. E come dicevamo, i piloti sono tenuti a segnalare solo quelli che abbiano determinato un serio pericolo, non tutti gli avvistamenti. Si può quindi ipotizzare che ne avvengano migliaia, ogni anno, in tutto il mondo anche se pochi, pochissimi hanno caratteristiche così clamorose da arrivare fino all’opinione pubblica.
Casi eclatanti, come quelli che io e Alberto Negri abbiamo raccolto e raccontato nel libro “UFO-Parlano i piloti”, insieme alle testimonianze dei protagonisti. Di episodi sorprendenti, avvenuti anche molto prima dell’era dei droni e senza spiegazioni plausibili a distanza di anni o decenni, ce ne sono davvero tanti- più di quelli che un solo libro possa contenere. Come ad esempio l’incontro ravvicinato che ha coinvolto tre diversi aerei il 24 giugno 2010, in Cile, riportato alla ribalta grazie all’intervento di Josè Lay nel corso dell’8° edizione del Meeting Internazionale “Figli delle Stelle” e del 21° Convegno Ufologico Internazionale del GAUS che si sono svolti in contemporanea e in live streaming il 15 novembre.
IL LIBRO “UFO-PARLANO I PILOTI”
Lay, che per molti anni è stato una figura di punta del CEFAA, il Comitato di Studio sui Fenomeni Aerei Anomali promosso dal governo cileno, ha presentato al pubblico che ci ha seguito in quella lunga diretta online il “Caso Pelican” facendo sentire le registrazioni intercorse tra la torre di controllo e i piloti di due aerei di linea commerciali e di un velivolo militare alle prese con un intruso sulle loro rotte nello stesso momento, pur trovandosi in punti diversi. Il primo a segnalare, preoccupato, la presenza di traffico inatteso fu il comandante del volo 521:«Due secondi fa, andava da ovest verso est, direi 4 mila piedi sopra di noi» L’addetto al radar gli indicò due aerei nelle vicinanze, ma il pilota perentorio gli rispose: «No, quei due li ho in vista. Come dicevo, quel velivolo ci ha appena incrociato, un po’ sopra, dirigendosi verso est. Lo abbiamo visto chiaramente».
Sullo schermo non compariva nulla, ma a quel punto si infilò nella conversazione il comandante di un altro volto: «Affermativo, lo abbiamo visto pure noi. Sembrava…ah, non lo so. Poteva essere un oggetto entrato nell’atmosfera». Ma non era ancora finita, perché poco dopo a contattare la torre di controllo di Santiago del Cile fu il militare ai comandi di un aereo della Marina. «Alfa Pelican, io mi trovo a nord di Tongoy. Ho capito che un traffico passava verso nord a un livello inferiore?» «Negativo, non ho informazioni di traffico in volo su quella rotta o nell’area vicina, nemmeno nella tua posizione a nord». Il pilota dell’ aereo militare ribadì: «Era a 3 mila piedi, è passato sotto di me a nord. E poi da ovest verso est». «Quindi- gli domandò l’addetto al radar- hai avuto due avvistamenti, uno da ovest verso est alla tua quota mentre il primo ti ha incrociato a 3 mila piedi sopra di te?» «No, è passato sotto di me! E quello che è arrivato da ovest non so cosa potesse essere, andava troppo veloce».
L’ESPERTO DEL CEFAA, JOSE LAY
Un triplice avvistamento che il CEFAA ha investigato, ascoltando tutti i testimoni oculari, esaminando i tracciati radar, analizzando i dati meteo, escludendo fenomeni di natura astronomica e altre spiegazioni naturali. I piloti, intervistati singolarmente, hanno confermato il loro avvistamento dando versioni concordanti. Avevano visto un oggetto, probabilmente lo stesso, quasi nel medesimo momento pur trovandosi a grandi distanze l’uno dall’altro, che si muoveva a elevata velocità e che non risultava sul radar. Nonostante la loro esperienza di volo, non erano stati in grado di capire cosa fosse. Ma neanche gli esperti del comitato di studio cileno hanno trovato una risposta esauriente e hanno dovuto concludere che- qualunque cosa fosse- l’oggetto osservato da quei testimoni seri e attendibili doveva essere reale anche se non era possibile identificarlo.
Spiega infatti Jose Lay: «Questo caso è stato importante per il suo livello unico di rarità e per ciò che si è sviluppato durante le indagini. L’unicità: i piloti non di uno, non di due, ma di tre aerei hanno assistito a quello che tutti credevamo fosse un fenomeno simile se non lo stesso, avvistato quasi contemporaneamente da ogni velivolo separato da lunghe distanze in differenti corsie di volo. Uno di loro ha avuto l’impressione che “qualcosa” entrasse nell’atmosfera. Poteva trattarsi di un meteorite, ma un meteorite non viaggia orizzontalmente né cambia direzione o altitudine, mentre un comandante lo aveva visto volare passando sotto il suo livello e un altro sopra il suo, in rotte differenti.
I PILOTI TALVOLTA AVVISTANO STRANI OGGETTI IN VOLO
C’era poi una coincidenza: durante gli interrogatori, tutti parlarono di una velocità estremamente elevata, tanto che nessuno di loro poteva spiegare cosa fosse. Alla fine, stabilimmo che tali incidenti dovevano essere segnalati. Con alcune garanzie. Un modulo speciale è stato creato appositamente per i piloti militari e civili da riempire e da rendere disponibile in tutti gli aeroporti. L’identità dei piloti sarebbe stata mantenuta strettamente confidenziale a meno che essi stessi non fornissero una dichiarazione spontaneamente (ricordiamoci che i piloti militari dell’Esercito e della Marina stavano rischiando la loro carriera e i piloti commerciali il loro lavoro). Noi del CEFAA non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione, abbiamo semplicemente reso pubblici i fatti.» Il lavoro del comitato di studio ha fatto però i conti anche con racconti inventati facilmente smascherati (mai da parte di piloti, però, assicura Jose Lay) e con la resistenza delle compagnie aeree, poco propense a collaborare.
GLI AVVISTAMENTI DELLA MARINA MILITARE USA HANNO CAMBIATO TUTTO
«C’era molta riluttanza a parlarne, come si può ben immaginare», mi ha detto lo studioso cileno. «I manager delle aziende hanno messo gli affari in primo piano. “C’è abbastanza gente che ha paura di volare a bordo dei nostri aeroplani in questo momento… non ci serve altro!”, dicevano. Ma adesso la storia è diversa. Ecco perché sono ottimista. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti si è fatto avanti dicendo la verità e, almeno, nessun responsabile di marketing può negare che il fenomeno esista. Alla fine abbiamo anche concordato un nome condiviso. La parola “Oggetto” fu scartata e quella “Fenomeno” accettata come una definizione migliore anche per gli scettici che almeno ammettevano che “qualcosa di insolito” stava accadendo. “Volante” è stato scartato, perché implica una volontà sotto il comando di una certa intelligenza. Ecco come siamo arrivati a UAP – Unknown Aerial Phenomenon.»