Ci sono storie che sembrano appena uscite da una serie tv- X-Files o Fringe, decidete in base ai vostri gusti- in cui dinosauri preistorici, mostri tipo Chupacabras e alieni multidimensionali incredibilmente convivono. Storie talmente assurde che mettono a dura prova la razionalità di chi tenta di analizzarle. Di primo istinto, viene da cestinare tutto come pura fantasia o clamorosa goliardata. Ma la presenza di prove, di vari testimoni oculari, di indagini da parte delle autorità impone un approccio meno sbrigativo. E allora, pur con tutta la cautela e i dubbi che una vicenda del genere comporta, ecco a voi il caso del Godzilla del Volturno…
IL MOSTRO CINEMATOGRAFICO GODZILLA, RESO FAMOSO DAI FILM GIAPPONESI
Immaginiamo che sia un film e procediamo per gradi. Ambientazione: Alvignanello, frazione di un piccolo paese (Ruviano) in provincia di Caserta, incastonato tra le verdi colline campane e l’ansa del fiume Volturno- il più lungo del sud Italia. Protagonisti: alcuni residenti della zona- un pescatore, un contadino, una signora, un appassionato di misteri- i militari della Forestale e Lui, l’essere misterioso e mostruoso alto forse 4 metri che da ormai due anni si aggirerebbe tra questi boschi seminando il terrore. Trama: febbraio 2019, un pescatore scopre sbigottito sul greto del fiume delle strane impronte, lunghe più di 70 centimetri, con i segni di tre possenti unghie. La notizia si diffonde rapidamente in paese, pochi però ci credono. Ma la “cosa” si palesa di nuovo nei giorni seguenti: emettendo un sibilo sinistro e respirando affannosamente, nascosto dietro alcuni arbusti, il mostro fa scappare a gambe levate una seconda testimone.
La signora si rivolge a un suo compaesano, noto per il suo interesse per la Criptozoologia- la persona giusta al momento giusto. È Vincenzo Tufano, già collaboratore di riviste come Mistero Magazine, che fa un sopralluogo nella zona e trova -anche lui- quelle orme spaventose sul terreno. Ne ricava dei calchi in gesso da mostrare a veterinari ed esperti. Non solo, coinvolge anche i Carabinieri del comando locale e i Forestali, convinto che qualche animale esotico e pericoloso sia fuggito dalla gabbia. Le prime analisi dell’Istituto Zooprofilattico stabiliscono che si tratta di vere impronte di zampe dotate di tre dita con tre unghie non retrattili e – sorpresa-non risultano classificabili. Ovvero, non corrispondono ad alcun animale noto.
I CALCHI DELLE ORME LASCIATE DALLA MISTERIOSA CREATURA
Bé, lo avrete capito. Da questo momento in poi, sarà un susseguirsi di avvistamenti, colpi di scena e di scoperte sempre più sconcertanti: registrazioni di ruggiti che fanno accapponare la pelle, occhi rossi come la brace che brillano all’improvviso nella notte, fotografie che sembrano mostrare un rettiloide mastodontico, brandelli di pelle coperta di squame verdastre, carcasse di animali dilaniati da mandibole estremamente potenti, sfere di luce che pulsano tra le fronde. E purtroppo, non sono scene di un thriller fantascientifico realizzate grazie ad effetti speciali, ma quello che sarebbe davvero avvenuto ad Alvignanello a detta dei numerosi testimoni. Lo stesso Tufano afferma di essersi trovato a tu per tu con l’orrenda creatura nella primavera del 2020. Questa la sua versione, frutto di tre diversi racconti che ho unificato:
«Era il 3 maggio 2020, all’imbrunire. Avevo parcheggiato la mia auto in folle e stavo raccogliendo della legna nel sottobosco, quando sentii un rumore sordo per nulla familiare, un boato, provenire da un boschetto alla mia destra. Portavo con me una torcia, molto potente, e non appena penetrai nella boscaglia notai dinnanzi a me una ” massa enorme”. La voglia di capire cosa fosse mi spinse ad avvicinarmi e giunto a pochi metri realizzai che erano delle zampe e due gigantesche gambe. Puntai la torcia in alto ma ciò che vedevo erano solo due immensi ”tronchi squamosi”, degli arti di un bipede che non seppi identificare. Lo spessore degli stessi era di almeno 6/7 volte il tronco di una quercia. Notai bene il suo rivestimento, non c’erano parti meccaniche visibili ed era un tegumento da rettile, intervallato da grossi aculei che vibravano, lunghi circa due metri, e che si riducevano di grandezza lungo la zona femorale.
LE IMPRONTE TROVATE DA VINCENZO TUFANO
Mi allontanai di scatto di alcuni metri, ma ebbi il sangue freddo di afferrare il cellulare, impostare lo zoom e scattare una serie di foto all’ epidermide della strana creatura. Riuscii a immortalare una parte squamosa del misterioso animale a metà tra quella di un coccodrillo, una tartaruga e di una lucertola preistorica, cioè aveva varie tonalità e caratteristiche di colore. Sulla sinistra della creatura apparve una sfera di luce, sul terreno, che emetteva come delle scariche elettriche: da essa si dipartivano dei prolungamenti (non so come definirli) che si agganciavano al corpo della creatura. Dopo aver roteato ed emanato fasci luminosi per alcuni secondi, la sfera si spense. Terrorizzato, iniziai a correre: alzando lo sguardo, intravidi la gigantesca testa dell’essere che oscillava a destra e a sinistra insieme a tutto il suo corpo come fanno i draghi di Comodo quando strisciano al suolo. Anche sulla testa aveva dei giganteschi aculei che vibravano a intervalli e gli occhi erano rossi, ma con contorni giallastri. Corsi via, ma nella frenetica fuga inciampai e caddi a terra, impattando il terreno con il palmo della mano destra.
Recuperai la torcia caduta al suolo, percorsi il sentiero correndo, ma nel frattempo il cellulare smise di funzionare e trovai anche l’auto col motore spento. Per fortuna, la rimisi in moto e mi allontanai. Mentre procedevo, sentii ancora quel boato… Nei giorni successivi insieme ai Carabinieri del Comando locale e ai Carabinieri Forestali esplorammo la zona, rinvenendo decine di orme giganti appartenenti, a loro dire, a un qualcosa dalle proporzioni colossali e che allo studio approfondito non seppero classificare. Alcune erano così grandi da poter contenere un uomo disteso all’ interno. La razionalità mi fece pensare alle riprese di un film di fantascienza, ma questa ipotesi non trovò fondamento. Pensai così a una esercitazione di tipo militare, dato che furono avvistati elicotteri dell’esercito la sera stessa atterrare nelle campagne. Come ultima analisi ipotizzai qualche specie animale, frutto di un esperimento da laboratorio mal riuscito. Le mie domande non hanno avuto per ora risposte».
NELLA FOTO, VINCENZO TUFANO
Solo dopo questo incontro da brividi, Vincenzo Tufano ha saputo che un’esperienza simile era stata vissuta mesi prima da almeno altre sette persone– una delle quali, un agente di polizia di Napoli. Salendo sulle colline di Alvignanello, il gruppo aveva notato una sfera luminosa fluttuare a mezz’aria e nello stesso tempo aveva visto gli alberi flettersi– come se venissero letteralmente piegati dal passaggio di un essere imponente- e udito un rumore agghiacciante simile a un ruggito. All’indomani, in quel punto, vennero ritrovate altre impronte con le solite tre dita dagli artigli affilati. Vincenzo Tufano mi ha inviato parte della sua documentazione- un file con quel suono belluino, le fotografie che ha scattato quella notte, ritagli di giornale, stralci delle analisi condotte da un laboratorio tecnico, il video di un suo sopralluogo – e ha risposto ad alcune domande su questo caso che sfida ogni logica. FINE PRIMA PARTE