Sorpresa- o forse no. Il Governo americano avrebbe effettivamente recuperato, negli anni, rottami provenienti da velivoli di ignota provenienza e natura -insomma, UFO- precipitati sul suo territorio e li ha sottoposti ad esame. Lo sostenevano da sempre gli ufologi, lo aveva fatto capire l’ex funzionario del Pentagono Luis Elizondo, lo avevano scritto- citando come fonte l’astrofisico Eric Davis- anche i giornalisti del New York Times. Ora però a dirlo è la DIA- la Defence Intelligence Agency degli Stati Uniti- in risposta a una precisa richiesta avanzata da Anthony Bragalia, ricercatore e scrittore esperto di Roswell e Area 51.
IL GOVERNO AMERICANO HA FATTO ANALIZZARE FRAMMENTI DI OGGETTI VOLANTI NON IDENTIFICATI
A diffondere la notizia decisamente sbalorditiva è stato il medesimo Bragalia con un articolo postato sul suo blog UFOExplorations.com. Spiega di aver ottenuto la conferma ai sospetti di tutti gli appassionati della materia grazie a una domanda inoltrata tramite il Freedom Of Information Act nel 2017, all’indomani della scoperta dell’esistenza di un programma governativo segreto sulle minacce aerospaziali portato avanti per anni con l’appoggio del Senato americano (l’ormai famoso AATIP) all’interno del quale aveva operato la Bigelow Aerospace come consulente tecnico-scientifica per l’analisi di reperti. Bragalia chiedeva la lista dei frammenti e tutte le informazioni disponibili riguardo questo materiale (“proiettato o precipitato a terra da UAP o da oggetti volanti non identificati”) detenuto dal governo e dai suoi appaltatori, incluse la descrizione fisica, la provenienza, i nomi degli scienziati che lo avevano analizzato.
Dopo ben tre anni, scusandosi per il ritardo, l’agenzia di spionaggio della Difesa gli ha risposto.«Nella sua lettera, la DIA concorda sorprendentemente sul fatto di avere documenti rispondenti alla mia richiesta sui detriti UFO recuperati e sulla loro analisi, sul programma in base al quale sono stati amministrati, l’AATIP (Advanced Aerospace Threat Identification Program) e che il loro appaltatore della Difesa (la Bigelow Aerospace di Las Vegas, Nevada) ha archiviato il materiale. Forniscono inoltre alcune relazioni relative alle possibili applicazioni del materiale studiato», si legge nell’articolo. In tutto, 154 pagine che comprendono anche i cosiddetti “rapporti di tecnologia avanzata” sul Nitinol, una lega metallica in grado di recuperare la sua forma originaria. Un elemento, questo, che ha subito destato l’interesse di Anthony Bragalia: sembra l’esatta descrizione di quel bizzarro materiale recuperato- a detta di vari testimoni ormai scomparsi- nel luogo del più famoso crash della storia.
ANCHE SE PIEGATO O DEFORMATO, IL NITINOL RECUPERA LA SUA FORMA ORIGINARIA
«Le pagine che riguardano il Nitinol esplorano il suo potenziale per integrarlo nel corpo umano per il miglioramento della salute. Il Nitinol ha proprietà simili al “metallo della memoria” trovato tra i detriti nell’incidente UFO di Roswell, in New Mexico nel 1947. Ben oltre 40 testimoni di Roswell hanno menzionato un materiale simile ad una lamina metallica che “ricorderebbe” se stessa e quando viene deformata o piegata tornerebbe al suo stato originale ininterrottamente e istantaneamente. È credibile che il Nitinol rappresenti il nostro primo tentativo di replicare il materiale usato per costruire il velivolo. I detriti di Roswell vennero trasportati a Wright Field in Ohio dopo l’incidente. Alcuni mesi dopo, Wright siglò un contratto con il Battelle Memorial Institute per un esperimento che univa il nichel e il titanio in altissima purezza, necessari per produrre il metallo della memoria»
Non solo. Anthony Bragalia ricorda anche che il generale Arthur Exon, comandante della base a Wright Patterson negli anni ’60, registrò un’intervista con il ricercatore Kevin Randle nella quale affermò di essere a conoscenza che alcuni detriti analizzati fossero costituiti in parte da titanio “appositamente lavorato”. Nelle relazioni consegnate via FOIA, si fa menzione del potenziale utilizzo di alcuni materiali in “piattaforme aerospaziali avanzate” e se ne citano le caratteristiche, come l’estrema leggerezza e resistenza, esattamente come sono stati descritti i detriti trovati a Roswell. Ma i documenti contengono altri interessanti riferimenti a metamateriali (ovvero leghe create in laboratorio con proprietà del tutto diverse rispetto alle sostanze chimiche di partenza in virtù di una diversa geometria nella disposizione atomica) dalle proprietà singolari.
IL CARTELLO CHE RICORDA LO SCHIANTO DI ROSWELL
Alcuni potrebbero “rallentare la luce” e persino portarne a un arresto completo, ipotizzando la capacità di manipolare la velocità della luce, oppure aumentandone l’assorbimento e alterando la rifrazione riuscirebbero a indurre l’invisibilità ai radar (nei testi si parla di una tecnologia detta “metamirror”, metaspecchio) o ancora avrebbero la capacità di comprimere l’energia elettromagnetica, condensando le informazioni e permettendo un più rapido trasferimento delle stesse. Altri rapporti poi si soffermano sui “metalli amorfi di ultima generazione”, chiamati anche “metallo liquido” e “vetro metallico”. I metalli amorfi hanno una struttura disordinata e risultano nello stesso tempo estremamente resistenti ed estremamente leggeri. Possono essere stampati a iniezione, come la plastica, senza giunture o rivetti, non possono arrugginire né essere corrosi. Gli oggetti realizzati con questo metamateriale risulterebbero potenzialmente indistruttibili e potrebbero essere usati anche per protesi umane. Esattamente come il nitinol, definito un biomateriale, questi metalli non-metalli potrebbero rivoluzionare non solo la tecnologia, ma la nostra vita quotidiana.
IL METALLO AMORFO ( a destra) HA UNA DISPOSIZIONE ATOMICA MOLTO MENO ORDINATA
Fin qui, tutto molto interessante. Ma non mancano le ombre, come lo stesso Anthony Bragalia sottolinea. Innanzi tutto, l’esiguità della documentazione fornita: 154 pagine possono sembrare molte, ma non sono nulla rispetto a decenni di studi in materia e alla richiesta inoltrata dal ricercatore americano che includeva la descrizione fisica dei detriti, la loro composizione chimica, l’origine, il luogo da cui erano stati recuperati, i nomi degli scienziati coinvolti. La DIA si è guardata bene dal comunicare queste informazioni: appellandosi a motivi di sicurezza nazionale e di rispetto della privacy, ha pure decurtato quelli divulgati. Nei quali, ovviamente, non c’è mai alcun riferimento a UFO o velivoli extraterrestri. Tra l’altro, una nota sostiene che questi rapporti sono stati prodotti all’interno dell’ Advanced Aerospace Weapons Systems Application (AAWSA), il programma che ha preceduto l’AATIP: così la DIA potrà sempre sostenere che quelle analisi non hanno niente a che vedere con potenziali minacce provenienti dallo spazio, ma solo con uno studio su nuovi tipi di armamenti.
LA SEDE DELLA DIA
Ancora, due rapporti- intitolati “Metamateriali per applicazioni aerospaziali” e “Vetri metallici”, sono già stati declassificati e pubblicati, nel giugno 2020, sul sito Mysterywire.com creato dal giornalista investigativo George Knapp. Stranamente, però, nelle copie che il reporter ha ottenuto sono indicati anche i nomi degli scienziati autori delle ricerche- gli stessi nomi negati a Bragalia per motivi di privacy. Knapp è amico personale di Robert Bigelow, il miliardario del Nevada con il pallino degli Alieni e del paranormale legato a doppio filo con il senatore Harry Reid- promotore del programma AATIP- e appaltatore privato del Dipartimento della Difesa. Ne abbiamo di recente tratteggiato il ritratto e le attività nel blog (https://extremamente.it/2021/01/25/robert-bigelow-dagli-ufo-alla-vita-nellaldila/). Proprio la sua Bigelow Aerospace ha ricevuto l’incarico di analizzare il materiale di proprietà del Pentagono: nel contratto, veniva indicato anche l’obbligo di costruire delle strutture modificate specializzate per conservarlo al sicuro. Ma di recente la Bigelow Aerospace ha smesso di operare. Circa un anno fa, quasi tutti gli 85 dipendenti sono stati licenziati.
LA BIGELOW AEROSPACE DAL MARZO 2020 NON SAREBBE OPERATIVA
Dove sono finiti, adesso, quei frammenti provenienti da velivoli sconosciuti? Per cercare di saperlo, Bragalia ha scritto una email il magnate senza ottenere risposta. Inutile anche ogni tentativo di contattare l’ex direttore della Sicurezza della società aerospaziale. Bragalia è riuscito a parlare solo con un altro stretto collaboratore di Bigelow, ricavando però ben poco: l’uomo non ha negato l’esistenza di detriti provenienti da UFO, ma ha continuato a ripetere che non poteva rilasciare dichiarazioni in merito. Dunque che fine hanno fatto quei rottami? Sono rimasti nella Biglow Aerospace, sono stati consegnati a un’altra società, sono ritornati al Pentagono? E non sono questi gli unici interrogativi aperti. Il ricercatore indipendente promette di compilare moduli FOIA all’infinito, per ottenere tutte le risposte che cerca e forse molti altri lo imiteranno. Ma- dice Bragalia- resta la portata storica dell’ammissione della Defence Intelligence Agency: il governo di Washington ha testato frammenti di oggetti volanti non identificati composti da materiali in grado di trasformare il nostro futuro.