Non basta più restare in ascolto, sperando di incappare in un messaggio inviato da un’altra civiltà lontana anni luce da noi e che cerca di mettersi in contatto. Il SETI- Search for Extra Terrestrial Intelligence- deve cambiare registro: gli studiosi impegnati nella ricerca di segnali di vita intelligente vogliono battere nuove strade per individuare altri elementi rivelatori della presenza di creature tecnologicamente avanzate su un altro mondo. Magari attraverso suoni prodotti involontariamente e l’inquinamento atmosferico. Il SETI 2.0 è pronto a partire.
I RADIOTELESCOPI USATI PER CERCARE SEGNALI DI VITA INTELLIGENTE
In un articolo postato su ArXiv.org, uno dei ricercatori di punta della NASA, Ravi Kopparapu, concentra la sua attenzione sulle atmosfere aliene. Di solito, gli scienziati sono interessati a trovare tracce di ossigeno o di metano, in quanto collegati ad attività metaboliche e segno della presenza di organismi viventi. Ma se vogliamo scoprire organismi viventi evoluti, il gas da scovare potrebbe essere un altro: l’anidride carbonica. Sulla Terra, la CO2 è principalmente causata dalla tecnologia umana fondata sui carburanti fossili: la scaricano nell’aria le ciminiere delle industrie, i tubi di scappamento, gli impianti per la produzione di energia elettrica. Tutto ciò che usiamo quotidianamente, dalla lampadina all’auto, causano l’innalzamento del livello di anidride carbonica, tanto che nei mesi di lockdown più duro- quando gli spostamenti sono stati fortemente limitati nei Paesi più industrializzati- la percentuale del gas è visibilmente calata.
SULLA TERRA I LIVELLI DI CO2 SONO LEGATI ALLE TECNOLOGIA UMANA
Kopparapu, insieme ad altri colleghi, si è domandato se questo parametro possa essere utilizzato per individuare civiltà nello spazio. E si è dato una risposta affermativa. «Sulla Terra, la maggior parte della CO2 è prodotta dalle attività umane, come fumi di scarico ed emissioni di centrali elettriche alimentate a petrolio», spiega. «Nell’atmosfera a bassa quota (10/15 km) la quantità di anidride carbonica rappresenta la stragrande maggioranza. Per tanto, la quantità di anidride carbonica su un pianeta abitabile può essere usato come potenziale indicatore per giudicare se ci sia una civiltà industriale». Ovviamente, del nostro stesso tipo. Finora, le nostre strumentazioni hanno confermato oltre 4 mila esopianeti, molti dei quali di tipo terrestre e alcuni potenzialmente abitabili. Potrebbero essere dei buoni candidati per tentare l’esame della CO2.
Visto che distano svariati anni luce ed è impossibile con la tecnologia attuale pensare di inviare delle sonde per verificare i componenti delle loro atmosfere, l’unico modo per sapere se contengano o no livelli elevati di anidride carbonica è l’osservazione con particolari telescopi in grado di riconoscere i differenti gas a seconda di come assorbono la luce solare. Questa nuova generazione di strumentazioni astronomiche, sia spaziali che terrestri (come il James Webb Space Telescope della NASA o l’Extremely Large Telescope di ESO) sarà disponibile entro breve: una volta puntati verso i mondi alieni più promettenti e interessanti, ci sveleranno gli elementi chimici della loro aria. E l’abbondanza di CO2, a questo punto, dovrà essere presa in seria considerazione.
IL TELESCOPIO SPAZIALE JAMES WEBB DOVREBBE ESSERE LANCIATO NELL’OTTOBRE 2021
Ma se anche gli Alieni hanno industrie e mezzi per muoversi, oltre che lo smog devono produrre anche parecchio rumore… Ecco allora l’idea di due astronomi inglesi: Jason Williams e Jeff Lashley, ricercatori dell’East Anglian Astrophysical Research Organisation (EAARO), vogliono andare a caccia delle “tecno-firme” sonore che una società extraterrestre progredita potrebbe creare con le sue industrie interplanetarie, scavando minerali sugli asteroidi o spostandosi da un punto all’altro con veicoli spaziali. Il radiotelescopio dovrà essere costruito ex novo: la prima fase vedrà la preparazione di un modello funzionante in scala dell’antenna, mentre la seconda riguarderà i materiali e i servizi necessari per l’antenna e le apparecchiature associate. Un’impresa molto costosa, per la quale è già iniziata una raccolta fondi: verrà diffuso anche un documentario per incoraggiare i finanziamenti.
Il progetto è stato chiamato EAAROCIBO, una fusione tra la sigla dell’organizzazione no profit inglese e il telescopio di Arecibo– recentemente collassato- reso celebre dal film Contact. «EAAROCIBO sarà il primo strumento dedicato al SETI di questo genere mai costruito nel Regno Unito. La nostra strategia di ricerca e l’approccio innovativo nel combinare tecnologie tradizionali con altre all’avanguardia ci daranno una nuova prospettiva in questo entusiasmante settore di studio», ha dichiarato il direttore di EAARO. Ispiratore del progetto, il fisico Paul Davies che negli anni Settanta fece il suo post-dottorato presso l’Istituto di Astronomia Teorica di Cambridge dove lavorava anche un gigante della scienza del XX secolo, Stephen Hawking. Da anni Davies insiste sulla necessità di cercare le tecno-firme, le tracce lasciate dall’attività tecnologica, se vogliamo scoprire altre forme di intelligenza nello spazio.
I RICERCATORI SONO A CACCIA DI TECNO-FIRME SUGLI ESOPIANETI
«Sono lieto che EAARO tenti questo nuovo approccio» ha detto il fisico. «Tutte le ricerche sono le benvenute, ma quel che serve davvero in questa materia è un modo di pensare alternativo. Questo progetto fungerà da apripista per il SETI 2.0». L’idea alla base del nuovo radiotelescopio è sostenuta anche da David Clarke, professore associato della Sheffield Hallam University. Questo il suo commento:«Il desiderio di trovare prove che non siamo soli nell’universo può diventare una delle principali ricerche umane del XXI secolo. I sondaggi di opinione mostrano costantemente che almeno la metà degli Inglesi credono che esista la vita extraterrestre. Questo progetto è importante perché la conferma diretta che non siamo soli è vista da molti come fondamentale per comprendere il nostro vero posto nel cosmo».