Non ha ancora svelato tutti i suoi segreti, ma almeno ora sappiamo com’era e come funzionava: parliamo del “Meccanismo di Anticitera”, una meraviglia di 2 mila anni fa che alcuni hanno attribuito al genio matematico di Archimede, morto durante l’assedio di Siracusa nel 212 a.C. Un vero e proprio oggetto fuori dal tempo, incoerente con quello che sappiamo in merito alla tecnologia in uso tra gli Antichi Greci. Ora un gruppo di ricerca inglese è riuscito a realizzare un modello digitale completo che mostra l’aspetto originale di quello che è stato definito il primo computer analogico della storia, riemerso all’inizio del secolo scorso dal mar Egeo, di fronte all’isoletta greca che gli ha dato il nome.
IL MECCANISMO DI ANTICITERA, CONSIDERATO IL PRIMO COMPUTER DELLA STORIA
Furono alcuni pescatori di spugne, nel 1900, a trovare l’aggeggio metallico fatto di ottone- incrostato di alghe e di sale marino e molto danneggiato- tra i resti di una nave romana naufragata probabilmente nel I sec a.C. Dopo molti anni di studi e di ricostruzioni, gli archeologi sono stati in grado di comprenderne la natura: si trattava di un complesso strumento astronomico per prevedere i movimenti dei principiali pianeti, ma anche le eclissi, le fasi lunari, la posizione di alcune costellazioni oltre che per calcolare le date degli eventi più importanti all’epoca in cui l’avanzatissima macchina venne creata, ovvero i Giochi Olimpici. Per intere generazioni, gli studiosi sono rimasti stupiti e sconcertati da tanta accuratezza, anche perché nessuno è mai riuscito a replicare perfettamente il meccanismo né a comprendere come sia stato progettato.
LA RIPRODUZIONE IN 3 D DEL CALCOLATORE ASTRONOMICO
Adesso, la svolta: con un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports, un team dell’University College di Londra- guidato dall’ingegnere meccanico Tony Freeth- ha annunciato di aver riprodotto il calcolatore in modo virtuale e completo, quindi anche nelle parti mancanti (più di due terzi) e di essere pronto a costruirlo anche in metallo. «Il nostro lavoro rivela il Meccanismo di Anticitera come una bellissima ideazione, tradotta da una superba ingegneria in un dispositivo geniale. Sfida tutti i nostri preconcetti sulle capacità tecnologiche degli Antichi Greci», affermano nell’articolo. In particolare, ritengono di aver finalmente capito come doveva essere la parte anteriore, quella andata interamente perduta, chiamata “Cosmos” che sapeva riprodurre anche i moti retrogradi dei pianeti– ovvero l’apparente orbita in senso contrario, un fenomeno provocato dallo spostamento del punto di osservazione- nonostante la concezione tolemaica di quei tempi che poneva la Terra al centro del sistema solare.
Per creare il loro modello virtuale, gli esperti inglesi hanno attinto a tutti gli studi precedenti nel corso dei quali erano state avanzate varie ipotesi sul design originale dell’oggetto. Ad aiutarli, le iscrizioni greche incise sulle piccole rotelle di ottone (scoperte solo 15 anni fa grazie ai raggi X e all’imaging di superficie), ma anche le nozioni matematiche sul moto dei pianeti elaborate dal filosofo Parmenide. In questo modo hanno fatto rivivere su un computer moderno questo computer dell’antichità, incastrando perfettamente ogni ingranaggio e ogni quadrante rotante- sia gli 82 frammenti riaffiorati dal mare, sia quelli mai trovati ma ipotizzati in virtù di scanalature, fori, perni, anelli. Ne è risultato un mirabolante strumento ad orologeria nel quale Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno- rappresentati ciascuno da una piccola gemma- si spostano in perfetta sincronia nel cielo dello Zodiaco insieme al Sole, alla Luna e alle principali costellazioni.
DEL MECCANISMO SONO RIMASTI SOLO 82 PEZZI, UN TERZO DEGLI INGRANAGGI ORIGINALI
«Se si vuole mostrare tutti i pianeti, si devono ottenere tutte le posizioni corrette. Quando si ruota la maniglia sul lato del meccanismo, tutti questi piccoli pianeti iniziano a muoversi come un orologio su questo mini-planetario e, ogni tanto, uno di loro gira all’indietro, poi si sposta di nuovo in avanti mentre un altro, più lontano, inizia a girare al contrario. Ma in qualsiasi momento, quando si arresta, la macchina deve darti una riproduzione fedele dei cieli perché era questo il suo scopo», ha spiegato Adam Wojcik, scienziato dei materiali, tra i coautori dello studio, parlando al sito online WordsSideKick.com . Tuttavia, rappresentare contemporaneamente i moti retrogradi di cinque pianeti è estremamente complesso. Infatti non è ancora chiaro sulla base di quali calcoli gli ingegneri antichi siano riusciti a progettare questo meccanismo, che appare straordinario anche ai giorni nostri.
«La distanza tra la complessità di questo dispositivo e gli altri realizzati nello stesso momento è infinita» ha aggiunto Wojcik. «Sinceramente, non è mai stato trovato nulla di simile, è fuori dal mondo.» Anche per le dimensioni dell’oggetto: è grosso quanto una scatola di scarpe e paragonabile a un moderno orologio a pendolo, mentre gli altri ingranaggi risalenti alla medesima epoca scoperti finora sono molto più grandi e facevano parte di strumenti a uso bellico come catapulte o baliste. Ecco perché il Meccanismo di Anticitera, un pezzo unico, ha da sempre sollevato tanti interrogativi ancora aperti. «Cosa ci faceva su quella nave? Dove sono gli altri ingranaggi che non abbiamo trovato? Si sono corrosi? Ha mai funzionato?», ha detto Wojcik. «Sono domande a cui possiamo davvero rispondere solo attraverso l’archeologia sperimentale. È come se, per capire come hanno costruito Stonehenge, prendessimo 200 persone con una corda e una grossa pietra e provassimo a far trascinare il masso attraverso la pianura di Salisbury. È un po’ quello che stiamo cercando di fare noi.»
QUESTO DOVEVA ESSERE L’ASPETTO DEL DISPOSITIVO OLTRE 2 MILA ANNI FA
Ora che Freeth, Wojcik e colleghi hanno riprodotto il Meccanismo di Anticitera in 3D, mettendo al giusto posto tutte le tessere del puzzle, arriva la sfida più grande: costruirlo sul serio, utilizzando però solo le tecniche e gli strumenti conosciuti nel mondo antico, e farlo funzionare. Ma resta comunque un grande mistero di fondo: chi lo ha inventato? Come ci è riuscito? Al momento, infatti, non ci sono prove che gli Antichi Greci fossero in grado di realizzare qualcosa del genere e finora non è stato rinvenuto tra i reperti antichi nulla di vagamente somigliante. «È così straordinario dal punto di vista della precisione che non è coerente con quello che pensiamo che sapessero fare i Greci- dicono gli studiosi- ma dobbiamo accettare l’idea che la macchina funzionava e che l’hanno fatta proprio loro. A meno che non provenga dallo spazio, dobbiamo trovare in che modo sono riusciti a creare la macchina». E sarà questa, assicurano, la fase più eccitante dell’intricato puzzle.