È uno degli scienziati più famosi al mondo e uno dei pochi- ammettiamolo- capaci di rendere semplici i concetti più ostici. Michio Kaku insegna Fisica Teorica al City C0llege di New York ed è considerato una delle menti più brillanti del secolo, ma è anche un abile divulgatore scientifico sia in tv (negli Stati uniti è una presenza fissa) sia con i suoi libri. Nella suo ultimo saggio, The God Equation, “L’equazione di Dio”, prova a rendere comprensibile l’argomento che studia da una vita- la cosiddetta “Teoria del Tutto”, una teoria per ora solo ipotetica in grado di unificare Newton, Einstein e fisica quantistica per spiegare l’intero universo e che postula stringhe, multiverso, mondi paralleli e iperdimensioni.
IL FISICO TEORICO MICHIO KAKU
Tema affascinante, di cui Kaku ha parlato in una bella intervista rilasciata al quotidiano britannico “The Guardian”. Ma a catalizzare l’attenzione è stato quello che ha detto riguardo un tema che il fisico americano di origini giapponesi ha spesso affrontato- anche lanciandosi in affermazioni coraggiose: gli Alieni. Un contatto tra noi e Loro- ha infatti affermato più volte- sarà possibile nel giro di cento anni. Quando il “Guardian” gli ha chiesto un parere sul potenziale rischio che potremmo correre imbattendoci, sul serio, in creature extraterrestri, ha risposto così: «Presto avremo in orbita il telescopio Webb e avremo migliaia di pianeti da osservare: ecco perché credo che siano piuttosto elevate le possibilità di entrare in contatto con una civiltà aliena. Ci sono alcuni miei colleghi convinti che noi dovremmo andare a cercarli. Io penso che sia un’idea terribile. Tutti noi sappiamo cosa è successo a Montezuma quando incontrò Cortes in Messico centinaia di anni fa.»
IL TELESCOPIO JAMES WEBB IN COSTRUZIONE: SARÀ LANCIATO NELL’OTTOBRE 2021
Kaku ha poi proseguito: «Ora, personalmente, ritengo che gli Alieni là fuori possano essere amichevoli, ma non è il caso di scommetterci. Quindi, sì, penso che dovremmo entrare in contatto ma farlo con estrema cautela». Il riferimento al telescopio spaziale della NASA- il James Webb Space Telescope- ha fatto scattare l’interesse dei lettori. Infatti- dopo rinvii e ritardi durati un decennio- finalmente (salvo sorprese dell’ultimo minuto) sarà messo in orbita il prossimo ottobre ed entrerà in funzione a pieno regime nelle settimane seguenti. Quindi, già alla fine di quest’anno, grazie a questa strumentazione all’avanguardia, potremmo individuare una simil-Terra in orbita nella fascia di abitabilità della sua stella e con le condizioni ideali per lo sviluppo della vita: analizzandone a distanza l’atmosfera (la specialità di questo telescopio spaziale) capiremo dalle firme biologiche presenti nell’aria se sia abitata oppure no, anche da creature evolute.
ATTORNO A NOI, MILIONI DI PIANETI POTREBBERO ESSERE ABITATI
Dunque, secondo il docente, focalizzando le nostre ricerche e utilizzando strumenti sempre più avanzati, aumenteranno a dismisura le possibilità di captare segnali di vita intelligente. E accadrà presto, secondo lui. Certo, da qui ad affermare che scopriremo una civiltà spaziale entro pochi mesi, ovviamente, ce ne passa, ma il suo ottimismo è incoraggiante… In ogni caso, ridurre l’intervista di Michio Kaku a questa sola risposta, per quanto intrigante, è un vero peccato, perché sono molti gli spunti interessanti che emergono dalla sua chiacchierata con il giornale britannico. A partire da quanto sia importante, al giorno d’oggi, la comunicazione in ambito scientifico. Eppure, molto spesso i ricercatori, per quanto bravi e preparati, mancano proprio in questo aspetto. Il professor Kaku, al contrario, sa come parlare sia agli esperti che ai semplici appassionati. Per questa sua abilità è stato paragonato a Carl Sagan.
A questo proposito, nell’intervista ha raccontato un aneddoto. «C’è stato un grande choc negli anni Novanta quando noi fisici abbiamo proposto il super-collider. Era molto più grande del Large Hadron Collider (quello del Cern di Ginevra). Doveva essere appena fuori Dallas, in Texas, ma è stato cancellato. Cosa è andato storto? Durante uno degli ultimi giorni di audizioni, un deputato domandò: ”Troveremo Dio con la vostra macchina? Se è così, io voterò a favore”. Il povero fisico che doveva rispondere alla domanda non seppe cosa dire. Avremmo dovuto dire che quella era la macchina della Genesi per ricreare le condizioni della più grande invenzione di tutti i tempi- l’Universo. Sfortunatamente, la risposta fu: troveremo il Bosone di Higgs. E la gente commentò: 10 miliardi di dollari per un’altra particella subatomica? Per questo hanno cancellato il progetto.»Ecco, insomma, quanto conta saper arrivare al grande pubblico.
IL LARGE HADRON COLLIDER, L’ACCELERATORE DI PARTICELLE DEL CERN
Ma anche essere popolari ha un costo. Lo è stato per Sagan: quando iniziò a diventare famoso, molto più dei suoi colleghi, iniziarono anche critiche ed attacchi. Fu bocciata la sua candidatura all’Accademia Nazionale delle Science proprio perché era un divulgatore spesso ospite in tv- improprio per un vero scienziato. A cambiare le carte in tavola è stato Stephen Hawking, un personaggio così fuori dagli schemi e un pensatore così rivoluzionario da aver creato un grande interesse per la fisica e l’astronomia. E quell’interesse continua, anche grazie a Michio Kaku. «Il pubblico è curioso. L’universo è in un certo senso come una partita a scacchi e per 2 mila anni abbiamo tentato di immaginare come si spostano le pedine. Ora stiamo incominciando a capire come si muove la regina e come fare scaccomatto. Il destino della scienza sta nel risolvere questo puzzle che chiamiamo universo. Ci sono interrogativi in sospeso per i quali il pubblico attende risposta. Per esempio, i viaggi nel tempo, le altre dimensioni, i wormhole. Cosa è successo prima del Big Bang? Cosa c’è dall’altro lato di un buco nero? Nessuna di queste domande trova soluzione all’interno della Teoria di Einstein, bisogna andare oltre, alla teoria dei quanti»
ANCORA NON SIAMO IN GRADO DI SPIEGARE TUTTI I FENOMENI FISICI DELL’UNIVERSO CON UN’UNICA TEORIA
Per farlo, per comprendere il cosmo attorno a noi, serve una Teoria del Tutto. E la Teoria del Tutto ha bisogno di una sua propria matematica, che i fisici del XXI secolo stanno cercando di trovare. Il successo, assicura Kaku, è vicino, è alla nostra portata. Ma il tentativo di creare questa disciplina omnicomprensiva non trova tutti d’accordo nel mondo della scienza, anzi. Tra i fisici si è prodotta una profonda frattura, come non accadeva da decenni, dai tempi della disputa tra Niels Bohr ed Albert Einstein durante il Congresso di Solvay del 1927. «La Teoria delle Stringhe ha sempre provocato nello stesso tempo un enorme interesse e una reazione negativa. Si dice: be’, dov’è la prova? A dirla tutta, non abbiamo le prove esattamente come non ce l’aveva Newton riguardo la legge dell’inverso del quadrato nel 1666.Qualche volta la matematica e le idee sono in anticipo rispetto ai concreti dati sperimentali.»
IL MULTIVERSO IPOTIZZA UNIVERSI COESISTENTI FUORI DAL NOSTRO SPAZIOTEMPO
Nell’intervista, c’è spazio anche per parlare di fede. Hawking non credeva nell’esistenza di Dio perché, diceva, Dio non poteva aver avuto il tempo di creare il Big Bang, un evento istantaneo. Invece Michio Kaku più che ateo si definisce agnostico. «I miei genitori erano buddisti e nel Buddismo c’è il Nirvana, l’atemporalità senza inizio e senza fine. I miei genitori però mi fecero frequentare una chiesa Presbiteriana e a catechismo ho appreso la Genesi e ho imparato che l’Universo è stato creato in 7 giorni. Ora con il multiverso possiamo fondere insieme questi due paradigmi diametralmente opposti. Secondo la Teoria delle Stringhe, i big bang accadono in continuazione. Mentre parliamo, da qualche parte del cosmo sta avendo luogo una genesi. E dove si sta espandendo questo universo? Nel Nirvana, l’iperspazio a 11 dimensioni è il Nirvana. Così possiamo tenere la filosofia buddista e quella giudaico-cristiana in un’unica teoria».