Le cerchiamo lontano, sui più remoti pianeti di sistemi stellari sconosciuti. Ma le tracce di vita intelligente, i prodotti della tecnologia aliena- le cosiddette “tecnofirme”– potrebbero essere al contrario incredibilmente molto più vicine a noi. È un’idea che è balenata tra gli studiosi alcuni anni fa e che adesso, grazie anche ai progressi della ricerca, si sta lentamente diffondendo. Ormai formulare la possibilità che sulla Luna, su Marte o persino sulla Terra ci siano vestigia lasciate da creature di altri pianeti non è più considerata un’ipotesi peregrina o anti scientifica, ma qualcosa da non escludere a priori se non addirittura da prendere seriamente in considerazione.
Il primo a farsi avanti era stato nel 2011 il noto fisico britannico Paul Davies che in un articolo scritto con il collega dell’Arizona State University Robert Wagner aveva proposto di utilizzare le dettagliate fotografie della superficie lunare scattate dal Lunar Reconnaissance Orbiter (il satellite orbitale lanciato nel 2009 per effettuare una mappatura della Luna) allo scopo di trovare eventuali manufatti alieni. Ancora oggi Davies difende questa sua idea. Intervistato da TheDebrief.com ha spiegato:«La Luna è pressoché inerte, quindi oggetti e strutture sulla sua superficie vengono preservati per un lunghissimo tempo. Un grande oggetto sulla Luna potrebbe risultare identificabile per decine di milioni di anni».
SULLA LUNA POTREBBERO ESSERCI TRACCE DI TECNOLOGIA ALIENA
Concorda con lui un altro studioso ascoltato dal sito americano, l’astrobiologo del Blue Marble Space Institute of Science Jacob Haqq-Misra: «Penso che valga la pena cercare prove di tecnologia extraterrestre vicino a noi. Non sappiamo quanto sia frequente la vita o la tecnologia nella nostra galassia, quindi non abbiamo modo di stabilire se sia più probabile che essa si sia sviluppata su un esopianeta piuttosto che nel nostro sistema solare», afferma. Per lui, interessante quanto la Luna è il Pianeta Rosso, per il quale possediamo analogamente migliaia di immagini ad alta risoluzione dalle quali potrebbero spuntare oggetti alieni finora sfuggiti ad una prima analisi. Una possibilità che non si può escludere né su Marte né ovunque, nel sistema solare, fino a quando non avremo compiuto una rassegna approfondita.
ALCUNI PENSANO CHE SU MARTE UN TEMPO SIA FIORITA UNA CIVILTÀ EVOLUTA.
In una sua ricerca pubblicata nel 2020 realizzata insieme al fisico Ravi Kumar Kopparapu, Haqq-Misra suggerisce di utilizzare l’intelligenza artificiale per scansionare le foto lunari alla ricerca di anomalie: in questo modo, si potrebbero evidenziare strutture artificiali e artefatti che sfuggono all’occhio umano. Gli algoritmi dovrebbero essere messi alla prova analizzando per primi i siti degli allunaggi delle missioni Apollo, per verificarne la capacità di individuare elementi estranei al paesaggio lunare, anche se-ammette l’astrobiologo- reperti coperti dalla polvere potrebbero comunque non essere identificabili dalle strumentazioni. Un metodo a quanto pare già utilizzato in passato da altri ricercatori e che avrebbe dato i primi risultati.
Almeno è quanto affermano gli autori di un articolo pubblicato nel 2016 sulla rivista Journal of Space Exploration: grazie alle immagini catturate da Apollo 15 e dal Lunar Reconnaissance Orbiter e alla loro successiva elaborazione in 3D, i ricercatori in questione sostenevano di aver scoperto nel cratere Paracelsus C delle forme insolite che facevano pensare a qualcosa di costruito, nello specifico a un’entrata e a un tunnel sotterraneo. «Un establishment decisamente conservatore nell’opinione scientifica corrente rifiuta spesso le anomalie basandosi solo sull’argomento: non ci possono essere artefatti alieni sulla Luna perché non ci sono artefatti alieni sulla Luna (o su altri pianeti)» – si legge nello studio. «E tale visione è un esempio di circolo vizioso fondato sulla convinzione che gli Extraterrestri non esistono oppure se esistono non possono viaggiare nel nostro sistema solare».
L’ANOMALIA LUNARE CONSIDERATA UN ARTEFATTO
Ovviamente, la comunità scientifica non ha minimamente dato credito a questo studio. Eppure, il suo autore principale Mark Carlotto, ingegnere elettrico della General Dynamics, non ha fatto altro che seguire i suggerimenti di Paul Davies: studiare le fotografie della Luna per cercare costruzioni o strutture che potrebbero trovarsi lassù intatte da migliaia o milioni di anni. L’esperto di tecnofirme Jacob Haqq-Misra non è del tutto convinto che le immagini in questione mostrino davvero un passaggio artificiale, ma in ogni caso riconosce che anche se si trattasse solamente di una anomalia geologica meriterebbe comunque un’ulteriore indagine. «Non possiamo escludere la possibilità di artefatti sulla Luna finchè non li cerchiamo. L’analisi nell’articolo sembra un caso che ragionevolmente giustifica osservazioni supplementari in futuro, idealmente con un rover», ha scritto in una emali a TheDebrief.
Anche la NASA, di recente, ha preso in esame l’eventualità che le prove di vita aliena intelligente siano nascoste proprio sotto al nostro naso. Lo ha fatto in un documento di 70 pagine prodotto in conclusione di un workshop svoltosi a Houston nel 2018. Nel testo si discute anche di sonde extraterrestri che potrebbero essere precipitate o persino essere volontariamente atterrate su pianeti e satelliti del sistema solare. Anzi, a un certo punto si dice esplicitamente:«Visto che le testimonianze geologiche, paleontologiche e archeologiche sul nostro pianeta sono così incomplete, è persino possibile che la stessa Terra ospiti simili artefatti, sebbene questa idea sia spesso confusa con popolari fantasie non scientifiche e storie di fantascienza riguardo visite aliene e quindi bisogna approcciarsi all’argomento con molta cautela».
NELLA SUA LUNGA STORIA LA TERRA POTREBBE ESSERE STATA RAGGIUNTA DA SONDE DEGLI ET
Un antesignano di questa ipotesi è stato l’astronomo ucraino Alexey Arkhipov. Già nel 1998, in uno studio per la rivista della British Interplanetary Society, affermava che la Terra nella sua lunga storia potrebbe essere stata un collettore naturale di rottami alieni: le sonde degli ET sarebbero cadute proprio come fanno oggi i nostri satelliti artificiali quando esauriscono il loro ciclo vitale. In particolare, Arkhipov considerava sospette alcune meteore viste precipitare nel corso del XX secolo e che secondo i testimoni oculari emettevano scintille blu, rosse, bianche e verdi. I colori di un bolide nella luce visibile dipendono dalla sua composizione chimica e metallica. Per lo scienziato ucraino, la composizione insolita di queste “stelle cadenti” poteva far pensare al prodotto di una tecnologie aliena piuttosto che a un fenomeno naturale.
Da parte sua, Paul Davies considera che 4 miliardi e mezzo di storia sono un periodo abbastanza lungo per immaginare che sia accaduto di tutto sulla Terra, anche che siano precipitate sonde extraterrestri, ma reputa molto improbabile riuscire a trovarne ora le prove. Acqua, vento, terremoti possono cancellare tutto rapidamente. Tuttavia, sottolinea che ci sono anche dei tipi di tracce potenzialmente in grado di resistere fino a 100 milioni di anni. Lo sarebbero ad esempio i residui nucleari o comunque radioattivi. Oppure, potremmo scoprire testimonianze di tecnologia aliena trovando resti di antiche miniere o di attività di scavo su larga scala. Infine, spiega Davies, la tecnologia aliena potrebbe celarsi nell’infinitamente piccolo a livello biologico: gli ET potrebbero sia aver creato una biosfera ombra, sia aver nascosto un messaggio cifrato nel genoma dei terrestri.
PER DAVIES, NEL DNA POTREBBE NASCONDERSI UN MESSAGGIO LASCIATO DA ANTICHE CIVILTÀ
Ma anche loro, i visitatori tecnologici del passato, non devono essere per forza arrivati da molto lontano. È inutile pensare allo spazio profondo e a complicati viaggi interstellari: ad aver lasciato queste potenziali tecnofirme sepolte chissà dove potrebbero essere stati gli antichi abitanti di Marte o di Venere, quando i due pianeti avevano le condizioni adatte alla vita. Lo ha ipotizzato nel 2017 l’astrofisico Jason Wright, professore della Penn State University. A utilizzare una tecnologia in grado di alterare la Terra sarebbero allora state ipotetiche civiltà ora estinte che si sono sviluppate prima del sorgere dell’umanità e la ricerca di artefatti negli strati geologici più profondi o di elementi transuranici (ovvero prodotti dalla fissione nucleare) ne potrebbero rivelare l’esistenza.
Insomma, tutti concetti- non lo si può negare- che fino a qualche anno fa erano appannaggio di scrittori e ricercatori alternativi: Antichi Astronauti, guerre atomiche, Marziani e Venusiani, OOPart (gli oggetti anacronistici, fuori dal loro tempo), miniere d’oro scavate dagli Alieni, edifici costruiti con avanzatissime tecnologie ignote costellano da sempre le teorie bollate come fantasie assurde. Eppure ora la Scienza, quella con la S maiuscola, fa proprie le idee che per decenni ha disprezzato e ridicolizzato. L’ultimo tabù a resistere riguarda gli UFO. «Un UFO può includere un’ ampia gamma di argomenti che comprendono fenomeni paranormali e altre rivendicazioni che possono facilmente essere demistificate dalla scienza oppure che non possono essere verificate. Un piccolo numero di casi resta senza spiegazioni, tuttavia questo non necessariamente significa che si tratti di extraterrestri», dice infatti l’astrobiologo del Blue Marble Space Institute of Science.
I PREGIUDIZI SUGLI UFO POTREBBERO PRECLUDERE ALLA SCIENZA GRANDI SCOPERTE
Gli fa eco Paul Davies:«La Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni. Perché mai gli ET dovrebbero arrivare proprio ora, nella piccolissima finestra temporale in cui circolano gli esseri umani?» Tuttavia anche gli scienziati incominciano a comprendere che lo stigma e i pregiudizi in questo campo possono remare a loro sfavore. «Supponiamo che un’astronave aliena stia davvero attraversando il sistema solare» ipotizza Haqq-Misra. «Sarebbe di grande interesse per gli scienziati se fossero in grado di osservarla. Ma diciamo che nessuno si accorge di lei e la sonda prosegue il suo viaggio verso la Terra. Se poi entrasse nell’atmosfera terrestre e fosse vista, verrebbe classificata come un UFO, il che probabilmente vorrebbe dire che gli scienziati non sarebbero propensi a studiarla vista l’associazione con tematiche paranormali. Così in questo scenario, una effettiva sonda extraterrestre verrebbe ignorata dai ricercatori per la mancanza completa di dati e per la paura di essere accostati a idee non scientifiche». Perfettamente logico. Ma viene spontaneo chiedersi: quante volte sarà già successo?