Not Human Intelligence– Intelligenza Non Umana. Definisce così, senza mezzi termini, la possibile origine di quei tanti, tantissimi oggetti che nel corso degli anni testimoni attendibili e preparati– a partire dai piloti- hanno visto sfrecciare nei nostri cieli e di cui ora anche il Pentagono, il Senato degli Stati Uniti e i principali mezzi di informazione sembrano essersi accorti. A parlare non è un commentatore qualsiasi, ma il dottor Bruce Maccabee, il noto fisico che ha lavorato anche per la US Navy e che ha dedicato molti studi agli UFO.
BRUCE MACCABEE, IN UN’IMMAGINE DI ALCUNI ANNI FA
Una figura di riferimento per tutti gli appassionati della materia. Dopo una laurea in fisica al Politecnico del Massachusetts e un ulteriore diploma e un Ph.D. all’università di Washington D.C. Maccabee nel 1972 ha iniziato la sua collaborazione con il Naval Ordnance Laboratory e si è ritirato a vita privata nel 2008. Nel frattempo però ha preso in esame, da un punto di vista scientifico, alcuni dei casi più noti della moderna ufologia– dall’avvistamento di Kenneth Arnold del 1947 all’UFO di Teheran del 1976, dal volo JAL sull’Alaska del 1986 alle famose Luci di Phoenix del 1997 fino alle foto del contattista svizzero Billy Meier. Talvolta è arrivato alla conclusione che il caso era infondato e le immagini fasulle, ma altre volte invece ha sostenuto, sulla base delle sue analisi, che si trattava di fenomeni reali e realmente inspiegabili.
Come per un episodio avvenuto in Nuova Zelanda più di 40 anni fa e che ha preso di nuovo in esame in un suo articolo ospitato sul sito di John Greenewald Jr. “The Black Vault”, fonte inesauribile di informazioni e documenti ufficiali. L’avvistamento risale al 31 dicembre 1978 ed è considerato dal fisico un caso unico per la qualità e la quantità dei dati e dei testimoni, inclusa la registrazione della conversazione intercorsa tra i piloti dell’ aereo coinvolto e gli addetti al radar del centro di controllo di Wellington. In quella notte particolare, la torre segnalò la presenza di strani target sul radar che sembravano muoversi a velocità incredibile. Ne furono visti ben sei, a varie distanze da un quadrimotore che stava trasportando un carico di quotidiani a Christchurch. Una volta avvisati dai controllori, i piloti confermarono di vedere in effetti una luce lampeggiante- affermazione già insolita, visto che nella zona non c’erano altri aeroplani in volo.
L’AVVISTAMENTO IN NUOVA ZELANDA HA AVUTO TRA I TESTIMONI DUE ADDETTI AI RADAR
Nel giro di pochi minuti, l’equipaggio fu informato più volte che il segnale primario si trovava sulla loro scia a distanza sempre più ravvicinata– prima 15 miglia nautiche, poi 6, poi 4, fino all’ultimo avviso. Poco dopo la mezzanotte e mezza, gli uomini del centro di Wellington dissero: «C’è un target molto forte proprio in formazione dietro di voi…potrebbe essere a destra o a sinistra…il vostro segnale ora è grande il doppio». Esattamente quello che si vedrebbe su uno schermo se due aerei volassero fianco a fianco alla stessa velocità e molto vicini, forse a meno di 1 miglio, cioè a circa un chilometro e mezzo. Sia a terra che in volo furono attimi di trepidazione, nel timore di un possibile impatto. Trenta secondi col fiato sospeso, poi la torre avvisò: «Il vostro segnale è tornato normale». L’intruso, qualunque cosa fosse, si stava allontanando: a ogni giro di radar, della durata di 12 secondi, risultava a 4 miglia, poi a 6, poi a 15 e alla fine si fuse in un tutt’uno insieme ad altri due target rimasti stazionari.
La storia, all’epoca, venne spiegata in modo molto semplice: i segnali anomali comparsi sullo schermo del centro di controllo erano solo fluttuazioni di strati d’aria turbolenti. Un’ipotesi sempre scartata da Bruce Maccabee: quel genere di target appare debole sui radar, si verifica molto di rado e soprattutto non si muove così velocemente, di certo non quanto un aereo. Secondo lo studioso americano, la spiegazione non va ricercata nella meteorologia. Quello, dice, era stato un avvicinamento volontario motivato dalla curiosità di osservare da vicino il quadrimotore- una chiara manifestazione di intelligenza. E a manovrare quegli oggetti volanti non erano state delle persone, ma una NHI- un’intelligenza non umana. L’episodio neozelandese, per lo scienziato, andrebbe oggi rivisto e rivalutato alla luce di quanto hanno raccontato i top-gun della Navy, protagonisti anche loro di inseguimenti di velivoli dalle prestazioni assurde, capaci di straordinarie velocità e ancora più straordinarie accelerazioni, che si sono avvicinati ai jet in volo o alle navi da guerra senza apparente motivo se non per dare un’occhiata da vicino.
UNO DEGLI UFO/UAP DI CUI LA NAVY DEVE ANCORA DARE SPIEGAZIONE
Ma ecco cosa pensa Maccabee di questi avvistamenti eccellenti e del report che tra poche settimane dovrà essere consegnato al Congresso: «Se la task force della Marina scopre che alcuni UAP sono prove di NHI, scriverà- io suppongo- un documento non classificato (con un’appendice classificata se necessario) pronto per la pubblicazione. Tuttavia, chi determina la linea d’azione all’interno dell’Amministrazione potrebbe decidere di trattenere tutto o parte del report non classificato per via di un ipotizzato impatto negativo sui cittadini americani e di altre Nazioni». Da cosa dipende la decisione a favore o contro la diffusione di queste informazioni? Secondo lo scienziato, da come la Navy presenterà questi misteriosi intrusi: se ci “amano”, come noi amiamo i nostri cuccioli di casa, se ci “odiano”- magari perché siamo un ostacolo alle loro attività- o se gli siamo del tutto indifferenti.
L’UAP “TRANSMEDIALE” CHE SI È AVVICINATO ALLA NAVE OMAHA
Ovvero, volano dove gli pare e ci ignorano almeno fino a quando non si imbattono in noi. Oppure, ribadisce Maccabee, si avvicinano proprio perché sono curiosi o magari per farci un po’ paura. In entrambi in casi, comunque, gli UFO/UAP si dimostrerebbero guidati da Intelligenze Non Umane. «L’origine di queste NHI è sconosciuta, ma potrebbero arrivare da altri pianeti usando una tecnologia di trasporto basata su principi della fisica molto avanzati» spiega. E aggiunge un consiglio per i potenti della Terra:«Il Presidente Joe Biden e i leader degli altri Stati possono trovare necessario sviluppare un’unica linea d’azione uniforme in tutto il mondo per coesistere e interagire con l’Intelligenza Non Umana. Una policy globale, perché consentire ai diversi Paesi di sviluppare una propria azione potrebbe trasformarsi in un disastro.»