Tutti pazzi per gli UFO. Ormai non c’è quotidiano o tv che non ne parli: nelle pagine degli esteri- mica tra le curiosità- o in prima serata durante l’edizione principale del TG, al lettore/telespettatore medio italiano è stato spiegato che sì, gli Oggetti Volanti Non Identificati (che adesso è più elegante definire “fenomeni”, un po’ di vaghezza non guasta…) esistono. Esistono perché adesso lo dice il Pentagono. E quindi tutto quello che per decenni era motivo di risate e di scherno o tutt’al più di sovrana indifferenza, ora di punto in bianco è diventato un argomento serio, adatto all’informazione seria.
UN ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO “LA REPUBBLICA”
Rai, Mediaset, Sky; il Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa fanno a gara a chi dà più spazio alla notizia che i nostri Media devono trovare sufficientemente clamorosa e pop nello stesso tempo. È così trendy che se ne è occupato persino un giornale che di solito scrive solo di politica, economia e finanza, ovvero “Affari Italiani”. L’articolo “I dischi volanti esistono” pubblicato nei giorni scorsi iniziava con queste significative parole: «È immensamente imbarazzante quando i consumatori di fake news risultano essere meglio informati di quelli che preferiscono affidarsi alle notizie ufficiali». In questo incipit c’è tutto: lo stigma che circonda gli UFO (per antonomasia, fake news, ovvero bufale) e la sorpresa nello scoprire che il pensiero mainstream – le notizie ufficiali- non è per forza vero. Sembra strano ai più, ma una bugia, anche se viene ripetuta mille volte da mille persone, resta pur sempre una bugia…
Succede così: quando chi detiene il potere (che sia politico, economico o militare) ha interesse nel negare un’evidenza, la verità diventa falsa e la falsità diventa vera. Specie poi se può contare sull’appoggio della scienza, purtroppo non un’entità pura e astratta fatta di formule e numeri, ma una realtà fatta di esseri umani fin troppo spesso mossi da ambizioni personali e quindi manovrabili da quello stesso potere di cui subiscono il fascino. È esattamente quello che è accaduto negli ultimi 75 anni con la questione UFO: negata, smentita, rimossa agli occhi dell’opinione pubblica perché così hanno deciso i Governi con la complicità degli accademici che hanno svolto un ruolo di primo piano nel ridicolizzare studi e ricerche in merito e nello screditare i colleghi con idee diverse. Un meccanismo perverso, ancora utilizzato ogni volta che serve rimuovere una voce fuori dal coro, un elemento disturbante per il pensiero unico.
UN VELIVOLO NON IDENTIFICATO FILMATO DALLA NAVE DA GUERRA OMAHA
La stampa, quella che adesso segue il trend e parla di misteri nei cieli, di oggetti ipertecnologici, di video e prove sorprendenti, per decenni è rimasta appiattita sulle dichiarazioni ufficiali. Eppure, bastava un piccolo sforzo per trovare documenti, testimonianze, indizi molto significativi. Bastava poco per farsi almeno venire il dubbio che la realtà fosse più complessa di quello che ci veniva detto. Bastava infatti cercare le notizie, intervistare le fonti, porsi delle domande, senza fermarsi alle apparenze ma grattando appena un po’ la superficie incrostata. Insomma, era sufficiente provare a fare informazione e non propaganda, ma purtroppo la stampa italiana sembra da tempo aver abdicato al ruolo originario di “watchdog”- di cane da guardia, di controllore del potere – per assumere quello molto più confortevole di “voce del padrone”.
Ci voleva il New York Times, seguito a valanga poi dai principali network americani, per far aprire occhi, orecchie e cervelli anche da questa parte del globo. Ora tutti i giornalisti che hanno finora snobbato la materia si improvvisano esperti, riferiscono aneddoti, elencano episodi che sembrano conoscere da sempre. Ok, è la moda. Chissà quanto durerà. Dipende da quello che uscirà dal famigerato rapporto che i Servizi Segreti americani devono dare al Congresso entro giugno. Gli scenari sono molteplici: quello al momento meno probabile anche se più auspicabile vede il Pentagono consegnare tutto il materiale pertinente in suo possesso nel formato non classificato richiesto dalla Commissione Intelligence.
IL MISTERIOSO VELIVOLO RIPRESO DA UN PILOTA DALLA US NAVY
In questo caso, quel dossier dovrà contenere un po’ di sostanza. Dopo aver riconosciuto, un’ammissione dopo l’altra, che i propri militari si sono imbattuti spesso in velivoli dalle prestazioni eccezionali, frutto di una tecnologia sconosciuta e ad oggi non identificati (affermazioni, queste sì, davvero imbarazzanti da parte della principale Superpotenza del pianeta), è impensabile una marcia indietro del tipo: ”scusate, ci siamo sbagliati, era roba nostra e non ce ne siamo accorti…”. Perché al di là dei filmati ripresi dai più sofisticati sistemi d’arma al mondo, ci sono anche le versioni di decine di testimoni oculari eccellenti, forse persino più convincenti dei video medesimi, che parlano di accelerazioni assurde, di velocità mai viste prima, di traiettorie che sfidano le leggi della fisica.
Ma non sarebbe di certo meno sgradevole, per il Pentagono, mettere nero su bianco che le Forze Armate degli Stati Uniti non possono garantire la sicurezza del proprio spazio aereo. In fondo è così, nel momento in cui un mezzo di provenienza ignota vola nel bel mezzo di un’esercitazione militare, si fa beffe dei più potenti jet militari, compare e scompare a proprio piacimento davanti alle navi da guerra schierate, muovendosi indifferentemente in aria e in mare. Cosa scriveranno gli analisti incaricati di stilare il rapporto? Riconosceranno che Nazioni avversarie, forse la Russia, forse la Cina, hanno raggiunto un livello tecnologico tanto superiore a quello americano? Uno choc per l’apparato bellico a Stelle e Strisce e per l’orgoglio nazionale.
GLI OGGETTI SCONOSCIUTI AVVISTATI SUL RADAR DELLA USS OMAHA
Ma potranno mai ipotizzare- come qualche voce anonima ha fatto trapelare nei mesi scorsi- che quegli oggetti non sono di questo mondo? E di quale, allora? Una situazione, da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare, che sembra tanto un ginepraio. Due le possibili vie di fuga: il Direttore della National Intelligence potrebbe decidere di inserire tutte le informazioni più rilevanti nell’allegato classificato autorizzato dal Senato (informazioni che per tanto rimarrebbero precluse al grande pubblico) oppure potrebbe chiedere una proroga per l’immensa mole di dati da elaborare- così il termine della consegna slitterebbe anche di parecchi mesi. Un modo per alleggerire per un po’ la pressione mediatica- sempre che nel frattempo non vengano diffusi altri video, altre evidenze che rendano impossibile ogni exit strategy.