Due piloti, due differenti aerei, lo stesso identico avvistamento tutto ancora da decifrare. L’episodio risale al 30 luglio 2021 quando un volo commerciale e un jet militare hanno assistito a un fenomeno per ora senza spiegazione: hanno visto un oggetto volante che emetteva un’intensa luce verde scomparire tra le nuvole sopra il Golfo di San Lorenzo, sulla costa atlantica del Canada. A tutti gli effetti, un UFO.
Il fatto è stato riportato qualche giorno dopo, l’11 agosto, nel database governativo che raccoglie tutti gli incidenti che coinvolgono l’aviazione canadese. I testimoni hanno riferito di aver visto quel misterioso oggetto luminoso dallo strano bagliore verde immergersi tra le nubi per poi sparire in un istante. L’intruso non avrebbe interferito in alcun modo con le operazioni sia del velivolo militare sia di quello civile, ha spiegato la nota. Il primo era un mezzo in volo tra una base dell’Ontario e Colonia, in Germania. Quello di linea era invece un aereo passeggeri operato dalla KLM (una compagnia olandese) partito da Boston e diretto ad Amsterdam.
Queste le informazioni ufficiali disponibili, riportare da VICE e dal sito Livescience.com. Qualche dettaglio in più lo ha aggiunto Steffan Watkins, un ricercatore appassionato di aviazione: osservando i dati dei trasponder dei due aerei, ha stabilito che il jet militare si trovava a circa 300 metri di altitudine, forse una quota decisa per evitare l’impatto con l’oggetto ignoto oppure proprio per avvicinarsi il più possibile a dare un’occhiata. Ovviamente, tra le spiegazioni possibili e plausibili del fenomeno rientra l’ipotesi che si trattasse di una meteora, in un periodo dell’anno caratterizzato dalle stelle cadenti. Forse era una Perseide solo un po’ in anticipo. Il report dell’aviazione canadese comunque ha etichettato l’incidente come “pallone meteo, meteora, razzo, UFO”, non escludendo nessuna possibilità.
Difficile che in futuro ne sapremo di più. A differenza di quanto accade in altri Paesi del mondo- come ad esempio, ormai lo sappiamo, negli Stati Uniti- il Dipartimento della Difesa del Canada non si interessa di questo genere di avvistamenti, almeno stando alle dichiarazioni del suo portavoce rilasciate al giornale VICE. Cosa assai improbabile, specie alla luce dell’importanza strategica che l’identificazione di potenziali minacce aeree comporta e che ha spinto il Pentagono a studiare, eccome, tutte le anomalie segnalate dai propri piloti…Eppure questa è la posizione ufficiale del Governo di Ottawa: gli UFO o UAP che attraversano i cieli del Canada non sono oggetto di studio dal 2013, anno in cui è stata annunciato che non sarebbero più state raccolte le segnalazioni in merito. Anche se, da quelle parti, di velivoli strani se ne vedono parecchi.
Lo testimonia la raccolta di casi ufologici- centinaia ogni anno- promossa da Chris Rutkowski e pubblicati nel Canadian UFO Survey. Nel 2019, il ricercatore ha poi consegnato la sua intera collezione – formata da più di 30mila documenti frutto di oltre 30 anni di ricerche- all’archivio dell’Università di Manitoba. Tra i file più interessanti, quelli relativi all’Incidente del lago Falcon, forse il caso più famoso mai accaduto in Canada. Secondo Rutkowski è in assoluto quello meglio documentato e sarebbe ancora più importante di Roswell. Avvenne il 20 maggio 1967. Quel giorno un meccanico con la passione per la geologia- Stefan Michalak- stava cercando campioni di quarzo vicino al lago che si estende nel Manitoba, la regione nel nord del Paese. Mentre effettuava le sue ricerche, venne quasi investito da uno stormo di oche terrorizzate.
A spaventarle, sarebbero stati due oggetti luminosi, a forma di sigaro e avvolti in un bagliore rossastro, apparsi nel cielo. Uno sarebbe volato via dopo pochi istanti, mentre il secondo avrebbe compiuto un atterraggio su una sporgenza rocciosa. Michalak , stupito da quello che stava vedendo, prese carta e matita e iniziò a disegnare il misterioso oggetto: quegli schizzi, ora conservati dall’Università, mostrano un classico disco volante. L’uomo, preso coraggio, decise quindi di avvicinarsi per capire meglio di cosa si trattasse. L’aria era calda, raccontò in seguito, e odorava di zolfo. L’UFO emetteva sibili e ronzii ed era bollente al tatto, tanto da bruciare le punte dei guanti che Michalak indossava. Dall’interno, gli sembrava di sentire delle voci. Sempre più curioso, sbirciò dentro attraverso un’apertura. Era convinto che avrebbe visto dei piloti, magari statunitensi, in difficoltà su quell’aereo sperimentale. Si offrì di dare loro aiuto, prima in inglese, poi nella sua lingua natia- il polacco- poi ancora in russo e in tedesco, ma nessuno gli rispose.
Invece fece appena in tempo a notare un pannello con tante luci lampeggianti quando all’improvviso la porta si chiuse, il velivolo iniziò a ruotare velocemente e da una serie di fori a griglia fu espulso del gas rovente che colpì il geologo amatoriale sull’addome. Quell’emissione gli ridusse a brandelli gli abiti e gli lasciò, impressa sulla pelle, una serie di bruciature allineate. Il 50enne scappò via, stordito, e in seguito venne ricoverato per ustioni di primo grado. Il figlio Stan, ai tempi un bambino, ricorda il terribile odore sulfureo che proveniva dal corpo del padre sdraiato nel suo letto d’ospedale. Dopo le dimissioni, Stefan Michalak soffrì per settimane di continui mal di testa e di frequenti svenimenti. Ovviamente raccontò nei dettagli cosa gli era successo: la sua storia finì sui giornali locali e poi il testimone venne ascoltato sia dagli investigatori canadesi sia da esperti arrivati dagli Stati Uniti.
Le analisi mediche, sia fisiche che psicologiche, condotte in una clinica in Minnesota esclusero che Michalak fosse malato di mente o che avesse avuto stati allucinatori. A sostegno della sua versione, c’erano le bruciature sul suo addome che corrispondevano per forma alla griglia da lui disegnata sul disco volante. Ma non solo: anni dopo, nel punto esatto in cui sarebbe atterrato l’UFO, tra le rocce, venne rinvenuto un frammento metallico che risultò essere fortemente radioattivo. In occasione dei 50 anni dall’incidente, il figlio ha aiutato Rutkowski a scrivere un libro sul caso di Falcon Lake. «Mio padre non ha mai cambiato versione, nemmeno una virgola, e non ha mai detto che fossero extraterrestri perché non ne aveva le prove» ha dichiarato Stan. Ma a distanza di oltre mezzo secolo, quell’incontro ravvicinato sulle sponde del lago canadese non ha ancora una spiegazione logica.