Potrebbero trovarlo presto o forse mai. Ma adesso la possibilità che esista davvero e che possa prima o poi essere individuato si fa concreta. Il Planet Nine, detto anche Planet X– ovvero il fantomatico nono pianeta che secondo alcuni studi si troverebbe alla periferia del Sistema solare, oltre Nettuno- è un po’ più di una mera ipotesi, dopo l’ultimo studio pubblicato sull’Astronomical Journal nel quale, come in una mappa del tesoro, è indicato in quale punto potrebbe effettivamente orbitare. Mancano ancora le prove e non c’è accordo tra i ricercatori, ma la questione- ammettiamolo- adesso si fa davvero intrigante.
UN’IMMAGINE ARTISTICA DEL PLANET NINE ( O PIANETA X)
L’articolo che ha riacceso il dibattito sulla presenza di questo mondo in più finora sfuggito a tutti i nostri telescopi è stato scritto a quattro mani da due astronomi del Cal Tech Institute (l’Istituto di Tecnologia della California) che da anni ormai sono impegnati in questa caccia al Pianeta Nove, ovvero Mike Brown e Konstantin Batygin. Per la cronaca, Brown è stato il principale responsabile del declassamento di Plutone, escluso dall’elenco ufficiale dei pianeti del nostro sistema solare e diventato pianeta nano o planetoide nel 2006. Chissà, forse anche per questo, per ripristinare lo status quo ante, è nata la magnifica ossessione che ha portato il ricercatore californiano a mettersi sulle tracce di un nuovo pianeta che completasse la lista originaria.
Ma facciamo un piccolo ripasso, per capire come e perché da decenni alcuni studiosi si dicono convinti che nella Fascia di Kuiper, piena di asteroidi e corpi ghiacciati, deve esistere un pianeta sconosciuto. Il primo a sospettare qualcosa fu Percival Lowell alla fine del XIX scolo, osservando le perturbazioni nelle orbite di Nettuno: l’astronomo americano alla sua morte lasciò una cospicua eredità a un osservatorio affinchè le ricerche proseguissero. In effetti, nel 1916 venne trovato un nuovo corpo celeste, ovvero Plutone, ma ben presto gli studiosi si resero conto che era troppo piccolo per influenzare in qualsiasi modo il gigante Nettuno. Doveva esserci qualcos’altro.
I DUE RICERCATOTI MIKE BROWN (a sin.) E KONSTANTIN BATYGIN
In seguito, ad attirare l’attenzione degli astronomi sono state le orbite molto particolari- e molto simili- di alcuni TNO (sigla che indica gli Oggetti Trans Nettuniani che affollano la fascia di Kuiper a distanze remote dal Sole, anche chiamati KBO, sigla inglese di Kuiper Belt Objects) e per spiegarle i ricercatori hanno ipotizzato che ci fosse un corpo molto massiccio nelle loro vicinanze capace di deviarli dal normale piano orbitale. Opinione, va detto, non condivisa: chi la critica ritiene infatti che il raggruppamento di quegli oggetti distanti sia solo apparente e non sia affatto determinato dall’influenza di un corpo invisibile. Come ad esempio Renu Malhotra dell’Università dell’Arizona, intervistata da National Geographic e agnostica sull’esistenza del nono pianeta. A suo parere, finchè non sarà completato il censimento dei KBO è difficile dire se questi piccoli oggetti ghiacciati si comportano davvero in modo strano o se sono distribuiti così casualmente.
PICCOLI CORPI GHIACCIATI AFFOLLANO LA FASCIA DI KUIPER.
Batygin e Brown ovviamente la pensano diversamente. Già nel 2016, studiando le orbite insolitamente allungate di 6 di questi TNO, avevano concluso che nella fascia di Kuiper doveva nascondersi un pianeta 10 volte più grande del nostro e con una massa compresa tra quella terrestre e quella nettuniana, in orbita a una distanza enorme dal Sole: per compierla, avrebbe impiegato oltre 18 mila anni. Insomma, una Super Terra o un mini-Nettuno, una tipologia planetaria diffusissima nella Via Lattea eppure insolitamente assente nel nostro sistema solare. Subito dopo il loro annuncio, però, tra i colleghi si è acceso un forte dibattito. Molti hanno messo in dubbio- come abbiamo visto- il punto di partenza (il moto anomalo di quei piccoli oggetti); altri team, rifacendo i calcoli, hanno affermato che il Pianeta Nove era solo il frutto di un’errata osservazione; altri ancora sono andati oltre ipotizzando che anziché un pianeta potesse trattarsi di un minuscolo buco nero in grado di attirare e quindi alterare le orbite di quei KBO.
Insomma, urgeva trovare nuovi indizi, nuove risposte ed è quello che hanno tentato di fare i due astronomi in questo ultimo studio. E il nuovo articolo sostiene che le probabilità che quelle orbite strane siano allineate per colpa di un corpo massiccio e non per una pura casualità è pari al 99,6%. Eliminando dal computo quelli che potevano essere influenzati da Nettuno e aggiungendone altri che sembrano invece seguire lo schema anomalo al momento inspiegabile, i due astronomi del Cal Tech questa volta hanno preso in esame 11 oggetti trans nettuniani. Con una serie di simulazioni al computer, hanno poi cercato di capire quanto dovesse essere grande e dove dovesse trovarsi il corpo celeste ignoto per influenzarli. E proprio come in una caccia al tesoro, hanno individuato una probabile orbita del Planet X.
LA POSSIBILE ORBITA DEL NONO PIANETA NEL CIELO VISIBILE
Non solo, hanno anche rivisto le stime precedenti: il pianeta, dicono ora, dovrebbe essere al massimo 5 o 6 volte più grande della Terra e orbitare più vicino al Sole, impiegando forse 7400 anni per compiere un’intera rivoluzione. Stando a questi dati, scovarlo sembra un’impresa meno ardua: dovrebbe apparire più luminoso e quindi più facilmente individuabile dai nostri telescopi. Anche se, spiega Brown, la sua luminosità dipende dalla sua composizione, che noi al momento ignoriamo. Inoltre, anche se i due ricercatori ne hanno tracciato la probabile orbita, non è dato sapere a che punto si trovi ora– e se fosse nel suo afelio rispetto al Sole, sarebbe lontanissimo. Dettaglio comunque non trascurabile: con queste loro previsioni, Brown e Batygin si sono avvicinati molto a quanto ipotizzato nel 2014 da altri due astronomi- Chad Trujillo e Scott Shepard– che parlavano di un mondo lontano grande da 5 a 15 volte il nostro.
IL PLANET X ORBITEREBBE ATTORNO AL SOLE IN 7400 ANNI
Ma cosa ne pensano gli altri colleghi, specie quelli più scettici, di questi nuovi sviluppi? Resta fondamentalmente sulle sue posizioni la dottoressa Malhotra:«Rimane comunque 1 possibilità su 250 che le orbite alterate siano puramente casuali» dice, aggiungendo: «L’ipotesi è sufficientemente intrigante da meritare uno sguardo, anche se non mi convince». Curiosi, ma molto cauti, anche altri docenti, come Michele Bannister dell’Università di Canterbury che ha dichiarato:«Buon per loro aver fatto una previsione dettagliata e averla resa disponibile, sarò davvero felice se il Planet Nine dovesse esistere, il nostro sarà un sistema solare divertente in cui vivere.» Da parte di Greg Laughlin, astronomo della Yale University, arriva questa considerazione:«Sento che si tratta di un caso fondato e interessante, tuttavia perché non lo hanno ancora trovato? E dov’è?»
Domande legittime, tuttavia il fatto che il famigerato Nono Pianeta non sia stato ancora scoperto non significa che non esista ma solo che probabilmente si tratta solo di un bersaglio difficile da centrare: è un puntino opaco in movimento tra miriadi di stelle brillanti. Finora, nelle ricerche, è stato utilizzato il telescopio Subaru posizionato alle Hawaii per setacciare il cielo stellato. Nel prossimo futuro si potrebbe anche usare TESS (il Transiting Exoplanet Survey Satellite), impegnato nella ricerca degli esopianeti e magari- è solo una possibilità- nei suoi dati potrebbe essere già stato rilevato il Planet X senza che nessuno lo abbia riconosciuto. «Non ci spero molto, eppure non è impossibile che i frame di TESS possano rivelare se lì c’è un corpo. Ogni tanto, qualcosa di così sorprendente che normalmente non accade, accade», dice Laughlin.
IL SISTEMA SOLARE POTREBBE TORNARE AD ESSERE COMPOSTO DA 9 PIANETI
Tra poco, poi, entrerà in funzione l’atteso Osservatorio Vera Rubin, ancora in fase di costruzione in Cile, sul Cerro Pachón: il suo enorme telescopio dal diametro di quasi 8 metri e mezzo fotograferà l’intera volta celeste dell’emisfero australe in modo costante e ripetuto. A partire dal 2023, permetterà agli astronomi di seguire i movimenti di milioni di oggetti celesti- asteroidi, comete, stelle e forse anche il Pianeta Nove. Senza contare, poi, che l’enigmatico mondo in più ancora sconosciuto potrebbe essere già stato fotografato, passando però inosservato. A Brown è già successo: nel 2015, dall’Osservatorio di Palomar, l’astronomo ha scoperto Eris, il più grande oggetto trans nettuniano dopo Plutone, per poi accorgersi che la prima immagine del nuovo corpo celeste era rimasta impressa su una lastra fotografica realizzata dal medesimo telescopio nel 1955. E ora spera che accada di nuovo con il Planet X. Da scommettitore qual è (che però spesso perde…), Mike Brown è pronto a lanciare la sfida a se stesso:«Lo troveremo nel giro di uno o due anni. L’ho detto in ogni mia dichiarazione negli ultimi cinque anni, lo so, ma sono un super ottimista».