La vita: evento eccezionale o condizione frequente nell’Universo? Un interrogativo sul quale da decenni gli astrobiologi si arrovellano, contrapponendosi tra chi ritiene la Terra un caso straordinariamente fortunato se non quasi unico e chi invece pensa che esistano milioni o meglio miliardi di pianeti potenzialmente abitati. Un ultimo studio va ora a suffragare questa seconda possibilità, dal momento che nello spazio attorno a noi esisterebbero immense riserve di molecole organiche, ovvero di mattoni-base con i quali sono costituite le forme viventi. E l’idea di un cosmo popolato da miriadi di specie aliene non sembra più solo fantascienza.
LA VITA POTREBBE ESSERE MOLTO DIFFUSA NEL COSMO
La scoperta arriva dall’Università di Leeds, in Gran Bretagna. Il team di ricercatori ha appurato che le condizioni chimiche che hanno permesso la formazione della vita sulla Terra sono in realtà disponibili anche nel resto della galassia: hanno infatti individuato delle grandi molecole organiche nei dischi protoplanetari che circondano le stelle in formazione. Da queste macromolecole si possono formare zuccheri, aminoacidi e (in particolari situazioni) anche i componenti dell’acido ribonucleico, ovvero l’RNA, una molecola a filamento singolo simile a mezza elica di DNA. Per individuarle, gli studiosi hanno utilizzato ALMA, ovvero l’Atacama Large Millimetre/submillimetre Array, il potente radiotelescopio dell’ESO posizionato in Cile.
Lo hanno puntato su cinque densi cumuli di gas e polvere, formatisi immediatamente dopo il collasso di una nube molecolare, distanti tra i 300 e i 500 anni luce da noi. In quattro di questi dischi protoplanetari hanno trovato cianoacetilene (HC3N), acetonitrile (CH3CN) e ciclopropenilidene ( c-C3H2), in quantità molto superiore a quanto previsto, oltre ad altre 15 componenti organiche. «ALMA per la prima volta ci ha permesso di cercare queste molecole nelle regioni più interne di questi dischi, su scale di dimensioni simili al nostro Sistema Solare», ha spiegato John Ilee, ricercatore presso l’Università di Leeds. «La nostra analisi mostra che le molecole si trovano principalmente in queste regioni interne con abbondanza tra 10 e 100 volte superiori a quanto previsto dai modelli».
UN DISCO PROTOPLANETARIO IMMAGINATO DA UN ARTISTA
Una notizia alla quale la stampa inglese- a partire dal The Independent– ha dato un certo risalto. A rendere tanto interessante lo studio c’è anche il fatto che in queste nubi cosmiche nascono anche comete e asteroidi e una delle teorie più diffuse per spiegare come la vita si sia sviluppata sul nostro pianeta, la cosiddetta Panspemia, è proprio legata all’arrivo di bolidi dallo spazio che schiantandosi sulla superficie della Terra delle origini l’avrebbero fecondata con i “semi della vita”-appunto, queste macromolecole. E ne potrebbero esistere anche di più complesse: il prossimo passo della ricerca in corso consiste proprio nel provare a scoprirle. «Speriamo che ALMA ci aiuti a trovare prove di ulteriore complessità chimica in questi dischi. Se le troviamo, saremo più vicini a comprendere come gli ingredienti base della vita si possano assemblare attorno alle altre stelle», ha proseguito il dottor Ilee.
I “MATTONI DELLA VITA” SI DIFFONDEREBBERO GRAZIE A COMETE E ASTEROIDI
Il progetto, denominato MAPS (sigla che sta per Molecules with Alma at Planet-forming Scale) e che vede la partecipazione di 16 università in tutto il mondo, dunque prosegue. L’obiettivo è comprendere come la vita si sia diffusa sul nostro pianeta ma anche quanto possa essere diffusa sugli altri mondi sparsi nel cosmo. «È davvero esaltante: la chimica in ogni disco alla fine determina il tipo di pianeta che si formerà e anche se potrà o meno ospitare la vita», ha detto la professoressa di Harvard Karin Oberg, a capo del progetto. «Il mix di molecole o di ingredienti planetari suggerisce differenti ambienti chimici. Molte delle sostanze chimiche presenti nei dischi sono organiche e la loro distribuzione varia drasticamente al loro interno: due pianeti si possono formare attorno alla stessa stella ma avere delle scorte organiche molto diverse e quindi una diversa predisposizione alla vita».
NELLA VIA LATTEA POTREBBERO ESISTERE MILIONI O MILIARDI DI PIANETI ABITATI
La scoperta, è evidente, apre prospettive molto interessanti. Si stima che nella Via Lattea ci sia un numero di stelle compreso tra i 200 e i 400 miliardi e ognuna di esse ha almeno un pianeta in orbita. Ma la Via Lattea è solo una dei 200 miliardi e passa di galassie esistenti nell’Universo e ciò rende i potenziali mondi alieni una cifra seguita da una sfilza di zeri, così lunga da non essere facilmente pronunciata. E tra questi esopianeti, un’alta percentuale potrebbe aver avuto le condizioni adatte per sviluppare la vita (anche complessa) grazie a quelle componenti di base così abbondantemente distribuite nelle nubi gassose da cui nascono i sistemi solari. Finora, con i nostri telescopi, abbiamo individuato poche migliaia di mondi lontani: facendo una metafora, è come se avessimo esaminato solo pochi granelli di sabbia di un immenso deserto tutto da esplorare e dal quale potremmo presto ricevere qualche sorpresa.