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Ancora un po’ di pazienza, altri due anni di attesa al massimo, e poi la prova dell’esistenza di intelligenze extraterrestri sarà sotto gli occhi di tutti. Non è la boutade di un ufologo un po’ troppo ottimista, ma la convinta affermazione di un fisico di fama mondiale che si sta giocando tutto- anche la faccia- per trovare dati oggettivi  e incontestabili che dimostrino la presenza di civiltà dello spazio grazie alle migliori strumentazioni  utilizzate in ambito astronomico. Presto, addirittura, potremmo scattare un’istantanea di un astronave  arrivata da altri mondi.

IL PROFESSOR AVI LOEB , DOCENTE DELL'UNIVERSITÀ DI HARVARD

IL PROFESSOR AVI LOEB , DOCENTE DELL’UNIVERSITÀ DI HARVARD

A dirlo non è uno scienziato qualunque, ma Avi Loeb, docente dell’Università di Harvard che ha già sconvolto l’establishment accademico di cui fa parte sostenendo la natura artificiale di Oumuamua, il misterioso oggetto interstellare che ha attraversato velocemente il nostro sistema solare nel 2017. Solo una cometa anomala dalle caratteristiche bizzarre per astronomi e astrofisici, ma non per il professor Loeb secondo il quale si poteva trattare invece di una sonda alimentata dalla luce stellare, inviata nell’universo (forse milioni di anni fa) da scienziati alieni alla ricerca di forme di vita nel cosmo. L’anno scorso, poi, il fisico teorico di origine israeliana ha di nuovo fatto scalpore lanciando il Galileo Project, il primo progetto che ha come obiettivo dichiarato individuare e comprendere la vera natura degli UFO usando il metodo e gli strumenti della scienza.

Entro pochi mesi, l’iniziativa alla quale già hanno aderito oltre 100 ricercatori (tra loro anche Jacques Vallèe e Garry Nolan) entrerà nel vivo: la prossima estate inizierà a funzionare un sistema di telescopi sparsi in tutto il mondo. Quello che è in costruzione sul tetto di Harvard utilizzerà telecamere agli infrarossi per riprendere video della volta celeste 24 ore su 24, sette giorni su sette, e sarà dotato di un sensore radio, di un sensore audio e di un magnetometro per rilevare anche gli oggetti non visibili. Grazie all’intelligenza artificiale, un computer analizzerà i dati per escludere tutti gli oggetti consueti (come stormi di uccelli, droni, aerei o meteore) e si focalizzerà solo sulle anomalie che non appaiono né fenomeni naturali né prodotti dall’Uomo.  «Stiamo intraprendendo una strada mai percorsa», ha detto Loeb al quotidiano britannico The Guardian.

UNA RETE DI TELESCOPI MONITORERÀ IL CIELO ALLA RICRCA DI VELIVOLI INSOLITI

UNA RETE DI TELESCOPI MONITORERÀ IL CIELO ALLA RICRCA DI VELIVOLI INSOLITI

E la via che sta aprendo è davvero rivoluzionaria, perché mira a rimuovere lo stigma che finora ha impedito una ricerca obiettiva e seria sulla materia, sempre ridicolizzata. «Voglio davvero che la prossima generazione di scienziati sia libera di discuterne e che l’argomento diventi parte del mainstream. La mia speranza è che ottenendo un’immagine ad alta risoluzione di qualcosa di insolito, o trovandone le prove- il che è del tutto possibile nel giro di un anno o due- le cose cambieranno». Il Galileo Project conta anche di utilizzare i dati raccolti da Planet Labs, una società privata californiana che utilizza una flotta di satelliti in miniatura per acquisire le immagini della Terra una volta al giorno. Con tutti questi occhi elettronici che scrutano il cielo dall’alto e dal basso, aumenterà la probabilità di immortalare un velivolo non convenzionale– proprio come quelli fotografati e ripresi in varie circostanze dai militari e dai piloti della US Navy e riconosciuti come non identificati dal rapporto preliminare sugli UAP dell’Intelligence americana consegnato nel giugno 2021 al Congresso degli Stati Uniti.

I SATELLITI DEL PLANET LABS

I SATELLITI DELLA SOCIETÀ PRIVATA  PLANET LABS

Un rapporto nel quale però spiccavano per la loro assenza le informazioni raccolte dall’USAF (l’Aeronautica Militare di Washington). Una stranezza sulla quale si è interrogato in un lungo articolo scritto per TheDebrief.org Chris Mellon, già vice assistente segretario alla Difesa per i servizi segreti nelle amministrazioni Clinton e George W. Bush figlio, ex consulente di To the Stars Academy e ora Research Affiliate del progetto di Avi Loeb. Come è possibile- si domanda Mellon- alla luce della responsabilità globale dell’USAF per la difesa dello spazio aereo e delle sue enormi capacità di sorveglianza? È credibile che non abbia individuato alcun fenomeno aereo non identificato dal 2004 al 2021, periodo preso in esame da quel report? Secondo l’esperto di Intelligence, al contrario, in quel lasso di tempo l’Aeronautica statunitense e le organizzazioni ad essa collegate avrebbero rilevato migliaia di oggetti o fenomeni sconosciuti- UFO o UAP, poco cambia.

UNO DEGLI UFO RIPRESI DA UNA NAVE DA GUERRA DELLA MARINA USA

UNO DEGLI UFO RIPRESI DA UNA NAVE DA GUERRA DELLA MARINA USA

Chris Mellon passa così in rassegna tutti i vari sistemi di controllo- tanto i radar di terra che i satelliti militari e i telescopi- in dotazione all’USAF: dall’US Space Surveillance Network allo SBIRS (ovvero lo Space-Based Infrared System) e alla DARPA (la Defense Advanced Research Projects Agency). Chissà quante foto, quanti video hanno già realizzato- a nostra insaputa. Un argomento sul quale l’analista insiste da tempo e che Alberto Negri ed io abbiamo riportato in modo approfondito nel nostro libro “UFO-Parlano i piloti” (Mursia). Senza poi dimenticare che l’USAF ha anche accesso ai dati raccolti dalla FAA, la Federal Aviation Administration (l’ente civile che regola e controlla i voli commerciali), e dal NORAD, l’organizzazione congiunta del Canada e degli Stati Uniti che monitora qualsiasi oggetto volante in movimento sul Nord America. Ebbene, sappiamo che la FAA più volte, negli ultimi 20 anni, ha dovuto ammettere di non conoscere la natura e la provenienza di velivoli insoliti incrociati dai piloti commerciali sulla loro rotta, mentre il North America Aerospace Defende Command in un documento ufficiale del 2015 ha riconosciuto che ogni anno rileva circa 1800  tracciati radar non identificati e di questi alcune decine rimangono tali anche dopo tutte le indagini del caso.

OGNI ANNO I RADR DEL NORAD REGISTRANO 1800 TRACCIATI DI VELIVOLI SCONOSCIUTI

OGNI ANNO I RADAR DEL NORAD REGISTRANO 1800 TRACCIATI DI VELIVOLI SCONOSCIUTI

Insomma, UAP a pieno diritto. Tuttavia l’USAF, pur possedendo queste informazioni, ha negato di averle e non le ha condivise con la Task Force creata dal Pentagono  proprio per convogliare ed esaminare le varie segnalazioni. Un comportamento che Chris Mellon condanna, al pari della mancata reazione delle istituzioni (a partire dal Congresso) che hanno creduto, senza ribattere, alle affermazioni palesemente poco plausibili dei vertici dell’Air Force, in chiara contraddizione con il suo ruolo di controllore degli spazi aerei. «Ho una mia teoria, spero di sbagliarmi- scrive l’analista di Intelligence- ma credo che  l’Air Force sia così abituata alla mancanza di verifica  sulle questioni UAP che non prende sul serio tale controllo». Fin dagli albori del fenomeno- dai tempi della Seconda Guerra Mondiale- l’Aeronautica ha avuto l’incarico di studiare l’origine degli oggetti sconosciuti avvistati dai piloti e dai cittadini e ha potuto gestire le indagini a proprio piacimento, quasi sempre con l’obiettivo di sminuire la serietà delle segnalazioni, negarne la credibilità, gettare discredito sui testimoni oculari.

L'USAF NON HA CONDIVISO I SUOI DATI SUGLI UAP CON LA TASK FORCE

L’USAF NON HA CONDIVISO I SUOI DATI SUGLI UAP CON LA TASK FORCE DEL PENTAGONO

Tutti i vari gruppi di studio promossi negli anni, fino al Condon Report e al Blue Book, sono giunti alla conclusione che gli UFO non costituivano una minaccia, non avevano rilevanza scientifica e quindi non servivano ulteriori indagini. Insomma, erano un “non problema”, almeno ufficialmente, perché sappiamo invece quanta preoccupazione abbiano sollevato e sollevino tuttora questi velivoli di provenienza ignota e con una tecnologia che surclassa quella americana, la più avanzata al mondo.«È ragionevole che i nostri funzionari seguino il vecchio adagio: “Non fare domande, se non sei pronto per la risposta”. Tuttavia, credo che il popolo americano possa gestire la verità, anche se alcuni di questi oggetti alla fine si riveleranno extraterrestri», afferma Mellon che aggiunge: «Il pubblico negli ultimi anni è diventato gradualmente consapevole che quasi tutti i sistemi stellari hanno pianeti, alcuni simili alla Terra, quindi le probabilità che siamo soli in questa galassia, tanto meno nell’universo, sembrano evanescenti. Inoltre, i fenomeni aerei non identificati si verificano da molti decenni, se non da millenni.»

QUANDO SAPREMO LA VERITÀ SUGLI UFO?

QUANDO SAPREMO LA VERITÀ SUGLI UFO?

Per l’esperto è il momento di dire la verità, tutta la verità, sugli UFO. Senza più eludere il dovere della trasparenza, senza più omissioni o censure. Esattamente quello che si propone di fare, in ambito scientifico, Avi Loeb che ha promesso la condivisione di tutti i dati raccolti dal Galileo Project. Le immagini e le informazioni che i telescopi e i satelliti cattureranno- assicura- saranno rese pubbliche. Non ci saranno segreti, dice infatti il fisico di Harvard che punta molto sulla collaborazione internazionale, perché la ricerca della vita extraterrestre è un progetto estremamente complesso, ma non si può per questo rinunciare.«È come se un pescatore sulla spiaggia di fronte all’Oceano dicesse:”Dove sono tutti i pesci? Non vedo niente”. Ma se non usi una rete da pesca, ovviamente non troverai nulla». E il professore la sua rete la sta per lanciare…Che sia la volta buona?

 

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