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Avi Loeb a “pesca” di tecnologia aliena

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La prossima primavera partirà una spedizione scientifica che potrebbe cambiare per sempre la nostra comprensione dell’universo e rivelare la presenza, in qualche luogo del cosmo attorno a noi, di una civiltà dello spazio. A promuovere la missione è il fisico teorico Avi Loeb, Professore di Scienze all’Università di Harvard e a capo del Progetto Galileo il cui obiettivo è proprio individuare tracce di tecnologia aliena.  Secondo il docente, una prova del genere potrebbe trovarsi  in fondo all’Oceano Pacifico nell’emisfero australe.

IL PROFESSOR AVI LOEB

IL PROFESSOR AVI LOEB

Per la precisione, sarebbe al largo delle coste della Papua Nuova Guinea, a nord dell’Australia. Proprio qui sarebbe precipitato, l’8 gennaio 2014, un bolide molto particolare: si tratterebbe di un oggetto interstellare. Con questo termine, si indica un corpo che non proviene dal nostro sistema solare, ma da un’altra stella. Il primo, ufficialmente, ad essere scoperto è stato Oumuamua (“il messaggero venuto da lontano” in lingua hawaiiana), avvistato nell’autunno 2017 mentre già si stava allontanando rapidamente da noi. Lungo come un campo a calcio, sigariforme, piatto e affusolato, Oumuamua aveva caratteristiche molto peculiari, insolite sia per un meteorite che per una cometa, a partire dalla sua forma e dall’inusuale velocità.

OUMUAMUA IMMAGINATO DA UN ARTISTA

OUMUAMUA IMMAGINATO DA UN ARTISTA

Gli astronomi hanno formulato varie ipotesi per spiegare queste anomalie, ipotizzando ad esempio che si trattasse di un enorme blocco di azoto ghiacciato che consumandosi nel tempo ha assunto l’aspetto di una saponetta usata. Il professor Loeb però ha proposto un’altra interpretazione: poteva essere una sonda inviata ¨ chissà quando per cercare la vita nel cosmo. Insomma, forse era un antico relitto creato da una civiltà molto evoluta,  migliaia se non addirittura milioni di anni fa, spinto dall’energia solare (il che spiegherebbe l’aumento di velocità registrato avvicinandosi alla nostra stella) e in viaggio perpetuo. Un concetto che Loeb ha illustrato nel suo libro “Extraterrestrial” (“Non siamo soli”, nella versione italiana) e che gli ha attirato le critiche feroci del mondo accademico di cui fa parte.

IL LIBRO DEL DOCENTE DI HARVARD

IL LIBRO DEL DOCENTE DI HARVARD

Ma lui, indifferente agli attacchi, adesso ha intravisto la possibilità di provare la sua teoria, recuperando un oggetto simile. Infatti, 4 anni prima l’avvistamento di Oumuamua, nella nostra atmosfera era entrato un oggetto che si muoveva a una velocità di 45 km al secondo e che si era poi disintegrato  a circa 160 chilometri dalla Papua Nuova Guinea, nelle vicinanze dell’isola di Manus. Nel 2019 il professore di Harvard aveva scritto un articolo scientifico, ipotizzando che CNEOS-2014-01-08 (questo il nome dell’oggetto) fosse un altro visitatore interstellare, ma non aveva potuto pubblicarlo perché incompleto, visto che alcuni dati erano classificati, ossia coperti da segreto. Lo scorso aprile, tuttavia, con una lettera ufficiale, il Comando Spaziale degli Stati Uniti ha confermato le conclusioni di Loeb e affermato che al 99.999 %, si trattava effettivamente di un corpo interstellare, spiegandolo come una meteora.

UN'ISOLETTA DELLA PAPUA NUOVA GUINEA

UN’ISOLETTA DELLA PAPUA NUOVA GUINEA

«La questione fondamentale è questa: era una roccia strana proveniente da un’altra stella oppure era un’astronave?», ha detto il professore in un podcast del sito web australiano news.com.au.«Stiamo pianificando una spedizione per esplorare il fondo oceanico e scoprire la composizione dell’oggetto». La partenza è prevista tra il marzo e l’aprile 2023. Le spese saranno sostenute grazie a un cospicuo finanziamento di un milione e mezzo di dollari arrivato da un privato. La missione si focalizzerà sul tratto di oceano nel quale l’oggetto si è inabissato. Il punto più o meno esatto dell’impatto è noto, ma si parla pur sempre di un raggio di circa 10 chilometri quadrati e di una profondità di 2 mila metri

SECONDO LOEB, OUMUAMUA POTEVA ESSERE UNA SORTA DI VELA SOLARE

SECONDO LOEB, OUMUAMUA POTEVA ESSERE UNA SORTA DI VELA SOLARE

La curva luminosa prodotta dall’esplosione del corpo interstellare (curva diffusa dall’ente governativo) ha però dato un’indicazione importante: «Il materiale di cui era composto non solo era più duro del ferro, ma era più duro di qualsiasi altra roccia spaziale che il Governo americano abbia identificato negli ultimi 10 anni, e sono state 272. Quindi deve essere stato qualcosa di anomalo, di sicuro non la solita roccia che troviamo nel sistema solare, molto più resistente». Avi Loeb spera ora di scovare qualche frammento di quell’oggetto misterioso sul fondale oceanico e  di trovarsi poi tra le mani una strumentazione creata da un’altra civiltà, magari nel frattempo già estinta. In un articolo scritto lo scorso aprile per TheDebrief.org, scriveva: «Forse alcune componenti tecnologiche potrebbero essere sopravvissute  all’impatto. Il mio sogno è premere alcuni pulsanti su un’apparecchiatura funzionante prodotta al di fuori della Terra. Questo dà un significato completamente nuovo a una “spedizione di pesca”; in questo caso, si tratta di pescare un equipaggiamento extraterrestre.»

LA SPEDIZIONE DI LOEB PARTIRÀ LA PROSSIMA PRIMAVERA

LA SPEDIZIONE DI LOEB PARTIRÀ LA PROSSIMA PRIMAVERA

Di recente, ha spiegato, un suo lettore gli ha scritto una mail dicendogli: ”Per favore, non schiacciare quel pulsante!”, evidentemente per il timore che costituisse un pericolo per l’umanità. «Gli ho risposto di non preoccuparsi, non lo farò. Ma sarebbe una scoperta semplicemente straordinaria sapere che abbiamo trovato in fondo all’oceano la centesima versione dell’IPhone». Il professore esclude che, una volta recuperato, l’eventuale reperto spaziale possa essere confiscato dal governo americano. Dal suo punto di vista, la sua collocazione ideale è un’altra: «Se troveremo un aggeggio in fondo all’oceano, lo porterò a New York perché sia esposto nel Museo di Arte Moderna, l’ho promesso al suo curatore. Perché per noi rappresenterebbe la modernità, anche se per chi lo ha spedito rappresenta invece la storia antica».

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